Per la prima volta, dal 7 ottobre scorso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha finalmente approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l'astensione degli Stati Uniti, si chiede di far cessare il conflitto “per il Ramadan”, che sia un impegno “rispettato da tutte le parti” e “che conduca a un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie”.
L’adozione, accolta con un lungo applauso, arriva dopo mesi e mesi di una guerra che sta distruggendo il Medio Oriente e provocando decine di migliaia di morti, la maggior parte palestinesi. Per il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, “questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile”.
Le reazioni di Israele e l’appello francese
Subito dopo il via libera del Consiglio di sicurezza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annullato la missione di una delegazione negli Stati Uniti dopo che Washington non ha posto il veto sulla risoluzione. Questo “danneggia sia lo sforzo bellico che il tentativo di liberare gli ostaggi, perché dà ad Hamas la speranza che la pressione internazionale permetterà loro di accettare un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri rapiti”, ha spiegato l'ufficio del premier.
D’altro canto invece la Francia, attraverso l’ambasciatore di Parigi all'Onu Nicolas de Riviere, ha chiesto un cessate il fuoco permanente a Gaza dopo il Ramadan. La risoluzione del Consiglio di sicurezza ha trovato la piena approvazione anche di Ursula Vor der Leyen e Roberta Metsola, rispettivamente presidenti della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, secondo cui “il cessate il fuoco è l’unica via per la pace”.
Cosa pensa l’Italia della risoluzione
Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, questa risoluzione rappresenta “un primo positivo passo in avanti. Poi mi auguro che le trattative per la liberazione degli ostaggi procedano rapidamente e quindi si possa guardare con più ottimismo a una situazione meno complicata che alla fine porti alla nascita di uno Stato palestinese che conviva con Israele”.
Nel nostro Paese, non sono mancate le reazioni politiche a quanto successo oltreoceano. “Finalmente”, esulta la segretaria del Pd, Elly Schlein, che aggiunge: “Per fermare il massacro di civili palestinesi che conta già oltre 32mila vittime e per liberare gli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Per scongiurare un attacco israeliano a Rafah che sarebbe un'ecatombe. Per portare tutti gli aiuti umanitari necessari perché non è accettabile che 1.500 camion siano bloccati al confine con i palestinesi che muoiono non solo per le bombe ma anche di fame e di assenza di cure. Un cessate il fuoco che porti a ogni sforzo per ricostruire una strada di pace per il Medio Oriente, nel pieno riconoscimento dei due Stati”.
Sulla stessa linea anche il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, per cui quella di oggi “è una giornata estremamente importante che auspichiamo possa accelerare un processo di negoziazione di pace. Quello che chiediamo all'Europa – e non solo – è che anche navi europee arrivino al largo di Gaza per portare aiuti umanitari e medicinali e aprire con determinazione quei corridoi umanitari che vengono tanto declamati a voce e con una retorica inaccettabile. Netanyahu va fermato, il suo obiettivo di aprire l'operazione militare a Rafah aggiungerebbe un crimine contro l'umanità ad altro crimine”.
Il percorso è sicuramente ancora lungo, ma quella è senza dubbio una giornata importante per una pace che deve arrivare il primo possibile. Perché le immagini che da mesi vediamo arrivare dalla Striscia di Gaza sono la drammatica testimonianza di un genocidio che va fermato. Quanto prima.