A Prato l’integrazione si impara a scuola: l’iniziativa “La Parola fa cittadinanza”

Durante l’evento, organizzato dal Pd pratese con la collaborazione del partito nazionale, è stato presentato e discusso il documento “Dalle esperienze territoriali, alla costruzione di un sistema nazionale per il superamento delle barriere linguistiche”

5 aprile 2024
Bambini a scuola

Bambini a scuola

Scuola e integrazione, si tratta davvero solo di numeri? Il percorso formativo, per considerarsi non solo efficace ma anche inclusivo, può basarsi solo della quota di alunni italiani e stranieri presenti in classe? Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del vicepremier Matteo Salvini, riprese e rilanciate dal ministro dell’Istruzione Valditara, a Prato, giovedì 4 aprile, è stato presentato e discusso il documento “Dalle esperienze territoriali, alla costruzione di un sistema nazionale per il superamento delle barriere linguistiche”, frutto del lavoro portato avanti dal Tavolo Scuola del Pd Prato e dal tavolo nazionale Divari e Povertà educative del partito nazionale.

La Parola fa cittadinanza

Non è un caso che sia stata scelta proprio la cittadina toscana per affidarle l'elaborazione di questo documento: una scelta naturale, dal momento che si tratta della città con la più alta percentuale di studenti non italofoni. Il documento è stato oggetto di confronto e di riflessione da parte di esperti e addetti ai lavori, nell'ambito dell'evento “La Parola fa cittadinanza”, ospitato a Palazzo Banci Buonamici.

“Questo documento parte da Prato per parlare di integrazione scolastica e sarà aperto al contributo di altre esperienze territoriali, a cominciare da Milano che, come Prato, hanno esperienze di lunga data sull'integrazione di studenti con background migratorio”, spiega Sandra Bolognesi, coordinatrice del Tavolo Scuola del Pd Prato. “Il multilinguismo e la diversità culturale sono risorse positive, è scientificamente provato – aggiunge –. È solo la mancanza di risorse che può trasformare queste opportunità in problemi”.

Secondo Bolognesi questi si concretizzano in una mancanza “di un sistema nazionale che garantisca pari opportunità educative su tutto il territorio. Perciò, sulla base delle esperienze locali, presentiamo una proposta per migliorare l'apprendimento linguistico con un focus sulla centralità delle relazioni, la professionalità degli insegnanti e la flessibilità organizzativa. Questa proposta – chiosa la dem pratese –, aperta a ulteriori contributi, si articola in 10 azioni specifiche mirate a garantire l'uguaglianza educativa per i migranti, considerando le loro età, competenze e le risorse necessarie”.

Il tetto non tiene conto delle realtà locali 

Problemi di integrazione che invece, ai vertici nazionali, si provano a risolvere con la proposta di fissare un tetto del 20% massimo di alunni stranieri ammessi nelle classi italiane, come annunciato da Valditara nei giorni scorsi. Non è d’accordo il Partito Democratico, che ribadisce con la deputata e responsabile Scuola del Pd Irene Manzi: “Il tetto non tiene conto della realtà di tante province d'Italia e non pensiamo che sia lo strumento per favorire la vera inclusione che vorremmo fosse condivisa dal ministro dell'Istruzione”.

Rispondendo alle domande dei cronisti a margine dell'iniziativa organizzata a Prato Manzi aggiunge: “Se stiamo alle polemiche del ministro, lui parla di alunni stranieri, ma sappiamo che il 67% di loro sono in realtà nati in Italia e parlano l'italiano e semmai hanno bisogno di azioni specifiche contro la dispersione scolastica perché hanno meno opportunità forse nelle loro famiglie”.