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“Nelle scuole massimo 20% di stranieri”, Salvini dopo i blocchi navali pensa ai tetti

Il caso della scuola di Pioltello chiusa nell'ultimo giorno di Ramadan ha riacceso il dibattito sull'integrazione. Il vicepremier ha scelto la sua strategia: secondo lui, quando in una scuola ci sono troppi bambini stranieri è impossibile insegnare e imparare

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
29 marzo 2024
Matteo Salvini (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Matteo Salvini (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

L’ennesimo - e del tutto non richiesto - caso mediatico in queste settimane arriva da Pioltello ed è sapientemente fomentato da una politica che pare avere come unico obiettivo quello di rincorrere le ultime notizie per farne un motivo di scontro nel Paese. La causa del contendere è ben nota: nel Comune della Città metropolitana di Milano, la scuola chiuderà i battenti il 10 aprile, ultimo giorno di Ramadan. Essendo un istituto a maggioranza islamica, l’iniziativa è apparsa al corpo docenti una scelta giusta e doverosa. A non prenderla bene è stata - manco a dirlo - la destra-destra di governo che, oltre a puntare il dito contro la scuola, i dirigenti e gli insegnanti, non ha tardato a dare in pasto ai social la classica lunga serie di teorie secondo le quali “casa mia, religione mia, tradizioni mie”.

La “soluzione” di Salvini

Una litania che va avanti da giorni e che ha trovato sponda anche nel vicepremier Salvini. Il leghista, schivando sapientemente l’opportunità di tacere, ha lanciato la proposta di mettere un tetto agli stranieri nelle scuole. “Non più del 20%”, ha tuonato. Una soglia, nella sua opinione, al di sopra della quale apprendere e insegnare diventerebbe assai complesso. In buona sostanza, le bambine e i bambini non nati in Italia, secondo Salvini, rappresenterebbero un ostacolo all’apprendimento. E se chiudere i boccaporti è impossibile, quantomeno che lo sia limitare il danno, mettendo un freno all’invasione.

Una lettura assai fantasiosa e nettamente distante dal concetto di integrazione che dovrebbe accompagnare ogni nostra azione e che lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha elogiato, rivolgendosi alla scuola di Pioltello. Sì, perché il Presidente, ancora una volta, è dovuto correre ai ripari per fare in modo che la Costituzione non fosse messa in dubbio. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” non è un’opinione, è un valore fondante della nostra Repubblica, nonostante Salvini, i leghisti e una destra sempre pronta a fare campagna elettorale sulla pelle del primo “altro” che passa.

L’attivismo approssimativo del vicepremier 

In una recente dichiarazione, il vicepremier ne fa un problema di parità: “Finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna, chiudere la scuola mi sembra un pessimo segnale, un cedimento, un arretramento”, ha dichiarato. Peccato che la faccenda sia ben più complessa di come tenta di abbozzarla Salvini e che le religioni, le storie, le culture necessitino di un relativismo maturo e culturalmente intelligente per essere interpretate e rispettate, mettendo sempre al centro l’essere umano. Oscuro appare, infine, il modo con cui Salvini intenderebbe consentire alle bambine e ai bambini non nati in Italia di andare a scuola, imparare, integrarsi. A Pioltello, ad esempio, quale soluzione proporrebbe? L’esilio, forse. O, molto più probabilmente, il respingimento a favore della non conoscenza. In questi termini, appare assai difficile pensare di costruire una società pienamente integrata. Inutile, poi, andare in giro per il mondo a parlare di pace, se a casa propria si continua ad appiccare incendi sociali.