“Vorrei chiarire una cosa: essere un buon genitore prescinde ovviamente dall'orientamento sessuale”. La ministra Eugenia Roccella fa una dichiarazione con cui non possiamo non essere d’accordo (i maligni direbbero...finalmente). Teatro di questa affermazione, accolta come inaspettata da parte di un membro di un governo che ha sempre ostacolato le famiglie omogenitoriali, è stata l'iniziativa “Per merito, per amore, per libertà” organizzata da Fratelli d'Italia a Riccione, in risposta a una provocazione di Vladimir Luxuria: "C'è l'idea che se tu sei omosessuale non sei in grado di essere un buon genitore, se non è così fate una legge che apre alle adozioni per le coppie omosessuali" ha detto l’attivista ed ex parlamentare della Repubblica durante il panel 'Diritti e libertà'. La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità ha ammesso di dare per scontato che i bambini possano essere amati anche da due padri o da due madri, cosa che evidentemente non fanno molti altri suoi colleghi e colleghe di coalizione. A questo punto potrebbe essere lei, dall’alto della sua delega, a farsi portatrice di questa consapevolezza e magari tradurla in una proposta di legge.
“L'altro cosa che voglio dirti: io non do mai - ha proseguito Roccella - giudizi personali né su chi ricorre all'utero in affitto, né su Elon Musk né su amiche che hanno fatto ricorso all'utero in affitto e sono rimaste mie amiche. Qui non si tratta di essere etero, omo o qualsiasi altra cosa”.
Un discorso che anticipa palesemente un “ma”, un po’ come chi dice di avere tanti amici gay, e il “ma” è che per la ministra Roccella la gestazione per altri, che venga effettuata da un miliardario amico della destra italiana o dalle sue ex compagne di scuola, rimane un reato. Sull’aggettivo “universale” la ministra fa chiarezza di fronte al palese utilizzo inappropriato del termine da chi questa legge l’ha desiderata con tutte le forze. “Abbiamo semplicemente reso un divieto più efficace. L'utero in affitto era già vietato – in Italia, non ovunque appunto (ndr) – Forse è sbagliato parlare di reato universale. Semplicemente i cittadini italiani che vanno all’estero per effettuare questa pratica, se tornano in Italia sono perseguibili”.