La censura è un elemento caratterizzate di ogni epoca e forma di Stato. Dai Paesi democratici a quelli autocratici, dalle democrazie liberali ai regni ottocenteschi, oscurare le idee ritenute pericolose per la tenuta dell’ordine costituito è sempre stata ritenuta una prerogativa dagli uffici pubblici. E in gradi, misure e forme diverse, ogni nazione continua a esercitare questo potere, spesso confliggendo con libertà che ognuno di noi ritiene ormai assodate.
E nel mondo globalizzato, può accadere che non sia solo la Russia di Putin a censurare i paragrafi di Pasolini nei quali viene affrontato il tema dell’orientamento sessuale dell’autore. Lo stesso, in misura ridotta - o forse, dovremmo dire diversa - può accadere nel “Paese delle libertà”, gli Stati Uniti d’America.
La mole e le modalità attuative della censura, in questi giorni, sono state sollevate nel corso della Banned Books Week, un’iniziativa annualmente promossa dalla American Library Association e da Amnesty International, che ha rilevato come le nuove leggi introdotte negli stati a maggioranza repubblicana abbiano inasprito la condotta dei censori.
Assieme a PEN America, un’associazione che si occupa di monitorare il diritto all’informazione e valutare il grado delle libertà di stampa e di espressione, le istituzioni coinvolte hanno stilato un rapporto che indica come l’oscuramento dei volumi non graditi ai legislatori sia in costante aumento dallo scoppio del Covid in poi. Una tendenza che si è abbattuta, in particolar modo, sui libri con contenuti Lgbtq+, risultando in quella che un bibliotecario statunitense ha definito, in un’intervista al Washington Post, “un’atmosfera velenosa”.
La censura in numeri
Secondo il rapporto condotto da PEN, tra il 2023 e il 2024 sarebbero stati oltre 10.000 i volumi censurati. Un volume triplicato rispetto ai 3.362 testi che, l’anno precedente, non avevano ricevuto l’avallo istituzionale alla pubblicazione. Valori in netta crescita, che seguono l’inasprimento normativo voluto da un partito dell’elefante (il grand old party repubblicano) in disperata ricerca di consensi dato l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali.
I contenuti osteggiati dalle leggi
Dal libro Roots: The saga of an American Family di Alex Haley, che parla di uno schiavo che dall’Africa viene deportato in America, ai volumi contenenti nozioni su orientamento sessuale e identità di genere, i bersagli prediletti per mantenere i figli lontani da quella che i repubblicani definiscono “la propaganda Woke” sono i testi scolastici.
In Iowa, dal 2023, sono proibiti tutti i testi per alunni e alunne che parlano di genere. Nella Florida di Ron de Santis, famoso per le sue teorie cospirazioniste vicine a quelle pronunciate dall’attuale candidato alla Casa Bianca Donald Trump, tutti i testi che trattano una ben più generica “condotta sessuale”. Altri stati colpiti dalla propaganda politica, poi trasformata in legge, sono Utah, Carolina del Sud e Tennessee. Tutti stati a maggioranza repubblicana dove, negli ultimi anni, la politica sta radicalizzando lo scontro levando gli scudi contro la fantomatica teoria gender.
La lotta transoceanica alla “teoria gender”
Un complotto ripreso dalle frange conservatrici non solo transoceaniche, ma anche europee, che mira ad escludere per principio qualsiasi approfondimento o riflessione sul proprio orientamento sessuale, sul genere e su pressioni sociali e religiose capaci di generare regole arcaiche. Misure che, ad oggi, hanno costretto migliaia se non milioni di persone a sottostare a regole e diktat che hanno impedito loro di esprimersi liberamente. E la letteratura è stata e sarà un vettore fondamentale per l’acquisizione di consapevolezza e per il raggiungimento della libertà, al di là delle censure.