La Russia di Vladimir Putin continua la sua corsa verso un autoritarismo sempre più efferato. La propaganda conservatrice del leader del Cremlino, che lo rende particolarmente apprezzato anche da molte frange populiste e conservatrici europee, ha nuovamente preso di mira la comunità Lgbtq+, inasprendo ancora una volta le misure repressive volte a renderne gli appartenenti dei veri e propri paria all’interno della società russa.
Il conservatorismo russo, infatti, non lascia certo spazio a ciò che non viene considerato tradizionale e in linea coi valori considerati accettabili dagli uffici che si affacciano sulla Piazza Rossa. Ma, dal 30 novembre 2023, l’intolleranza è diventata legge, e in una delle sue accezioni più repressive. La Corte suprema russa, infatti, su richiesta del Ministero della giustizia, ha dichiarato la comunità Lgbtq+ un movimento estremista, obbligando le autorità a bannare e reprimere qualsiasi attività, interna o esterna, degli appartenenti.
Come denunciato dalla tiktoker russa “tomafotograaf”, infatti, tale attività repressiva ha colpito anche l’editoria, mostrando in un video pubblicato sui social qual è il vero volto della censura e dell’intolleranza. Nel filmato, andato rapidamente virale sui social, l’infleuncer ha mostrato le pagine della traduzione della biografia “Pier Paolo Pasolini. Morire per le idee”, realizzata dall’accademico Roberto Carnero e pubblicata in Russia lo scorso marzo per conto della casa editrice Ast publishing. Le righe di testo riguardanti qualsiasi tipo di riferimento alla comunità Lgbtq+, però, sono state completamente coperte con ampie campiture nere.
Una forma di auto-censura adoperata dalla stessa casa editrice che, proprio nella quarta di copertina, esplicita chiaramente la motivazione per la quale lettori e lettrici possano incontrare, nel corso della lettura, un numero di righe oscurate che rasenta il 20% del testo originariamente redatto da Carnero. La traduzione in russo del volume, realizzata unicamente nel 2024, si è dovuta così scontrare con la legge precedentemente descritta ed entrata in vigore con effetto immediato solo pochi mesi prima.
Questa forma di censura, particolarmente invasiva ed evidente, lascia intendere chiaramente il clima di repressione delle idee e degli ideali che si può respirare nelle città della Federazione. Una continua oppressione delle idee volta a reprimere tutto ciò che, nell’ottica autocratica di Putin, viene visto come deviante e non canonico.
Le norme per la repressione verso la comunità Lgbtq+ in Russia
Come riportato da Osservatorio Balcani Caucaso, infatti, l’articolo 282.2 del Codice penale russo punisce gli appartenenti alla comunità Lgbtq+ con la reclusione da 6 a 10 anni, oltre ad aprire esplicitamente alla persecuzione per “propaganda di estremismo”. Un atteggiamento in completa controtendenza con quanto occorso in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, con la depenalizzazione e la depatologizzazione dell’omosessualità, oltre ad una generale accettazione dei valori di apertura e uguaglianza all’interno della società.
Un trend che il regime imposto da Vladimir Putin ha fortemente avversato, proponendosi come la nazione eletta a difendere i valori tradizionali soprattutto in seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina del 2022. Un pacchetto valoriale che ha reso la nazione al di là degli Urali particolarmente apprezzata da molti degli esponenti politici conservatori di tutta Europa.