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Ucraina Russia
“Morire per Kiev?”. Proprio come il famoso “Morire per Danzica” (l’espressione, erroneamente attribuita al politico inglese Arthur Neville Chamberlain, primo ministro inglese tra il 1937 e il 1940, fu pronunciata da un deputato socialista francese, Marcel Déat, nel 1939, quando la Germania nazista occupò la città polacca mentre le coscienze occidentali, timorose verso l’aggressione hitleriana, non ne furono turbate) è un mood che non riesce ad affermarsi nelle coscienze del mondo occidentale, anche dentro la sinistra. La guerra tra Russia e Ucraina, ormai di fatto aperta, appare lontana, difficile da capire e da inquadrare.
I problemi della gente sono altri: il Covid, l’inflazione, le bollette, il lavoro, la vita quotidiana. Il movimento pacifista non esiste più. Storicamente e ideologicamente anti-americano, almeno in Italia, fa sempre fatica a schierarsi quando l’aggressore è comunista o ex comunista. Gli intellettuali impegnati, di fatto, non ci sono. Ci voleva, tanto per cambiare, il Papa. Ci voleva, tanto per cambiare, Papa Francesco. Bergoglio, ieri, al termine dell’udienza generale, ha detto, con parole semplici e comprensibili a tutti, quello che un movimento pacifista inesistente, afono, non percepito a nessuna latitudine (in Italia come in Europa, negli Usa come negli altri Paesi) non riesce a dire: fermate la guerra, tacciano le armi, si riprenda la strada del dialogo. Il problema – che perdura ormai dalla dissoluzione dell’Urss – è che il movimento pacifista mondiale, senza che si muova il Papa e il Vaticano, balbetta incerto, non si muove. Fu così anche durante la prima (1991) e la seconda (2003) guerra del Golfo.
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Carri ucraini schierati al confine con la Crimea
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Papa Francesco ha invitato alla preghiera e al digiuno per la pace in Ucraina
L’appello del Papa: "Digiuno il 2 marzo per la pace"
“Provo un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell'Ucraina” spiega il Papa. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti”. E continua: “Come me, tanta gente in tutto il mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra e ci vuole fratelli, non nemici”. Poi l’invito alla mobilitazione: “Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all'insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a farle dunque il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
Un momento del sit in per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in piazza del Pantheon a Roma, 15 febbraio 2022
L'unica a scendere in piazza: la Comunità di Sant'Egidio
Il Papa, con il suo appello, si rivolge soprattutto ai credenti, ma le sue parole sono rivolte anche ai non credenti. E il problema sono proprio: i laici, la sinistra. Totalmente assente, o balbettante, dalla scena. Non una mobilitazione, non un sit-in, non una – se non vaga e debole – parola. Persino l’unica manifestazione, seppur piccola, che si è tenuta finora, almeno in Italia (negli altri Paesi e città, da Londra a Parigi, da Berlino a Madrid, fino a New York, va pure peggio: neppure un modesto sit-in) che si è tenuta a Roma l’ha organizzata la comunità di Sant’Egidio. Lo scorso 17 febbraio, in piazza Santi Apostoli (storica sede dell’Ulivo), è stata la storica comunità pacifista (e cattolica, appunto…) romana, fondata da Andrea Riccardi, impegnata da decenni sui fronti più caldi di tutte le guerre (Africa, Bosnia, Afghanistan, Iraq) a prendere il coraggio a due mani e scendere in piazza. Non ha raccolto una folla oceanica, anzi, ma almeno ci ha provato. Queste le motivazioni: “Di nuovo il fantasma della guerra torna ad affacciarsi in Europa. Non si può accettare che nel nostro continente, già devastato nel corso del Novecento da due guerre mondiali, si possa ancora ricorrere allo strumento militare per risolvere problemi e contese. Ma non è ugualmente accettabile che la società civile resti indifferente di fronte a questa minaccia. È da troppo tempo che non si scende in piazza per la pace, lasciandola decidere solo nei palazzi” nota l’appello di Sant’Egidio, critico proprio verso il mutismo del pacifismo italiano e non. Per poi concludere: “La guerra è sempre una pazzia”, ha detto Papa Francesco. Occorre mobilitarsi subito per respingere la follia e il rischio dell’aggressione armata ma scegliere con decisione la via del dialogo e della pace”. La manifestazione è, peraltro, preveggente. Con il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, è solo negli ultimi giorni che la Russia di Putin ha violato, in modo formale, i confini di uno Stato autonomo (l’Ucraina) e dato vita all’escalation.
Enrico Letta, 55 anni, è segretario del Pd dal 14 marzo 2021
La sinistra è assente o inesistente
Le forze della sinistra politica (Pd, LeU, Mdp, Sinistra italiana, etc.) aderiscono ma nessuno, sostanzialmente, se ne accorge. Del resto, il maggior partito della sinistra, il Pd, è diviso tra l’imbarazzo di ritrovarsi con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, uno dei suoi pezzi da novanta, al governo, il quale non può fare altro che fornire alla Nato supporto (basi, truppe, mezzi) e tra le spinte pacifiste della sinistra interna, peraltro assai poco pervenute. Le altre formazioni della sinistra sono minuscole, ormai, e il loro peso specifico è davvero relativo. Sono pacifiste, è vero, ma nessuno se ne accorge. Il Movimento 5 Stelle vede al governo la presenza – peraltro molto attiva, sul piano diplomatico – del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ma il pacifismo dei grillini – forte nel movimento delle origini fondato da Beppe Grillo – si è di fatto molto affievolito.
Matteo Salvini, 48 anni, guida la Lega da dicembre 2013
La destra e le ambivalenze verso la Russia
Un altro problema ancora è la destra, di governo e non. Salvini ha posizionato da diversi anni la Lega su posizioni filo-putiniane e ora mette in discussione persino le sanzioni decise dagli Usa e dalla Ue contro la Russia: le critica, in modo neppure troppo velato, perché “controproducenti” e trova, su questo punto, la comprensione dei 5s. Non va meglio con Fratelli d'Italia, mai pienamente filo-occidentale, ma anche Forza Italia alterna un fiero atteggiamento di ortodossia pro-atlantica alle note simpatie del Cavaliere per "l’amico" Putin. Draghi stesso è stato rimbrottato, in Usa, per le sue titubanze ad abbracciare la via delle sanzioni dure contro la Russia: l’Italia, come la Germania, dipende in gran parte dalle forniture di gas russo.
Una manifestazione di protesta contro la guerra del Vietnam a Milano, 1968