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Famiglia e pandemia: "Per le mamme il peso dei figli e del lavoro casalingo è raddoppiato"

di GERALDINA FIECHTER -
21 gennaio 2022
aDonneCovid-Psicologa

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È sempre stata in salita, in Italia, la vita delle mamme che lavorano dentro e fuori casa, ma con la pandemia può diventare impossibile. Basta un dato: se nel 2019 sono state 37.600 le neo mamme che si sono licenziate, nel 2020 sono balzate a 96mila. E l’emorragia continua. Quelle che resistono, pagano prezzi altissimi e soffrono in silenzio. Come fosse un destino inevitabile, un equilibrio sopra la follia.
Cristina Di Loreto, psicologa e psicoterapeuta

Cristina Di Loreto, psicologa e psicoterapeuta

Cristina Di Loreto, psicologa e psicoterapeuta, docente formatrice e coach, ha provato sulla propria pelle la crisi post maternità. E ha deciso di dedicarsi al disagio delle madri fondando Me First, un metodo e un percorso per aiutare le donne a restare in equilibrio anche quando il lavoro, i figli, i mariti e talvolta gli anziani genitori, fanno perno su di loro portandole sull’orlo dell’esaurimento. Due figli di 3 e 6 anni, l’intera famiglia in quarantena per il Covid, la dottoressa risponde alle nostre domande dopo aver chiesto alle bambine di lasciarla dieci minuti in pace. E come per incanto, cala il silenzio. Come le ha convinte, dottoressa? "E’ un lungo lavoro, ormai siamo allenati. Siamo chiusi in casa non so più da quanto, un metodo dovevamo darcelo". Poi ce lo spiegherà. Ma intanto i dati ci dicono che molte, troppe mamme stanno andando in tilt, arrivando a lasciare il lavoro e rinunciando a un’entrata economica spesso decisiva. Perché in Italia tutto si scarica sulle donne? "Sono vari i fattori. Cominciamo a dire che siamo le mamme più vecchie d’Europa, si fa il primo figlio, in media, a più di 31 anni E poi c’è un problema di gender gap, più spiccato in Italia che in altri paesi europei". Nel mondo del lavoro? "Non solo sul lavoro. Come dimostrano molte indagini su questo periodo di Covid, il gender gap esiste anche nella gestione della vita e della casa. Secondo una recente ricerca di Save The Children, per esempio, solo una mamma italiana su 5 si è sentita aiutata dai conviventi in questo lungo periodo di pandemia. Le altre dichiarano che il peso dei figli a casa o in Dad, del lavoro casalingo raddoppiato, insomma di tutte le incombenze che ormai conosciamo, ricadono su di loro. Se a questo aggiungiamo il mito delle madri perfette di cui tutte siamo vittime, ecco spiegato lo stress a cui siamo sottoposte". Sta dicendo che siamo portatrici sane di una cultura sbagliata? "Spesso sì, purtroppo. Viviamo sotto la cappa di uno stereotipo che è difficile da smantellare, quella della madre perfetta, molto studiato in letteratura, mamme che per essere all’altezza delle aspettative rinunciano al benessere e alla propria realizzazione personale. E’ così in tempi normali, ma l’emergenza della pandemia rischia di cronicizzare questa situazione facendoci tornare indietro di decenni". E’ il meccanismo che ci fa sentire sempre in colpa? "Esatto. Con questa narrazione anacronistica di cui siamo sempre figlie, anche le aspettative verso noi stesse sono sempre troppo alte. Proviamo sensi colpa verso i figli, i mariti, i genitori, ma non proviamo mai il senso di colpa più importante, quello verso noi stesse. E così ci mettiamo sempre in fondo alla lista delle priorità, finendo per minare non solo il nostro equilibrio ma quello di tutti gli altri".
Le conseguenze psicologiche più comuni nelle donne, depressione, a vari stadi e in varie forme

Le conseguenze psicologiche più comuni nelle donne, depressione, a vari stadi e in varie forme

Facile a dirsi, ma quando i bisogni degli altri sono davvero tanti, come in questa emergenza, cosa può fare una madre oltre a cercare di sopravvivere? "Deve rimettersi in cima alla lista, anche con piccole cose, con piccoli ritagli di tempo. E’ fondamentale per ricaricare le pile, altrimenti diventa solo un circolo vizioso: i sensi di colpa mi portano a rinunciare a me stessa, a stancarmi fino all’esaurimento, quindi divento aggressiva, non mi piaccio più, non ho più energie per i miei figli, e così via in una spirale perversa. Le funzioni di cura che hanno le madri devono essere compensate, altrimenti salta tutto". Dalla sua esperienza quali sono le conseguenze psicologiche più comuni nelle donne? "La depressione, a vari stadi e in varie forme". Qual è l’errore psicologico più comune che facciamo con noi stesse, oltre a puntare alla perfezione? "Cercare una situazione di equilibrio statico: per stare in equilibrio, invece, bisogna essere flessibili. Se facciamo un parallelo con il corpo, anche quando stiamo in piedi e pensiamo di essere immobili, qualche muscolo si muove sempre, altrimenti perderemmo l’equilibrio. E’ la stessa cosa. Cercare una situazione statica, ideale, ci porta a fallire in partenza. La flessibilità è ciò che ci permette di rimanere solidi e stabili, soprattutto in un momento in cui siamo costrette a sottoporci a movimenti non sempre graditi".

Mamma e lavoro

E lei come aiuta queste mamme? "Con un approccio breve-strategico: lavorando sul proprio vissuto e inserendo tecniche di riequilibrio, si può interrompere la spirale negativa e ritrovare le energie necessarie per non sentirsi sbagliata e quindi depressa. E’ dimostrato che bastano piccoli cambiamenti in questa direzione, piccole esperienze nuove di benessere, per innescare un meccanismo virtuoso nel nostro cervello che ci porta a invertire la rotta e a far stare meglio tutti". Cosa intende per piccoli cambiamenti? "Anche ritagliarsi un quarto d’ora tutti i giorni per qualcosa che ci fa piacere o ci diverte, in questa fase può essere decisivo per ricaricarsi. Ma aiutare le donne e le madri a stare in equilibrio dovrebbe essere una priorità non solo per la famiglia o per chi può farsi aiutare da una psicoterapia, bensì per l’intera società, più che mai in questo momento. E’ un obiettivo a cui tutti, a cominciare da chi ha responsabilità di governo, dovrebbe dedicarsi con ogni energia possibile. A rimetterci, altrimenti, saranno non solo le donne, ma la nostra economia e il nostro tessuto sociale".

DIECI PASSI PER MANTENERE L’EQUILIBRIO

1. "Normalizza" gli stati d'animo fluttuanti e "negativi - in questa situazione è il minimo sentirsi appesantiti, tristi e in alcuni momenti arrabbiate. 2. Condividi con il tuo/la tua partner i tuoi bisogni e le tue sensazioni di sconforto, non aspettare che lo capisca autonomamente! 3. Dai alla giornata una struttura e una routine; in caso di bambini piccoli crea attività guidate in cui possano "stare" e giochi che li portino fuori dal contesto casa (giochiamo al mare, giochiamo ad andare in campeggio, ci travestiamo come a carnevale...) 4. Se hai figli più grandi assegna loro piccoli compiti di casa e rendili responsabili di fronte al momento che vivete concedendogli qualche nervosismo e sconforto 5. Flessibilità è la parola d'ordine in quarantena: non tutto può funzionare come sempre 6. Osserva i tuoi figli per disegnare il ritratto dei loro punti di forza (spesso in questi momenti enfatizziamo i loro difetti) 7. Concediti un piccolo spazio di coppia organizzandolo a inizio giornata (magari nel dopo cena) 8. Di fronte ai sensi di colpa o di inadeguatezza fai parlare la realtà: come si comportano i tuoi figli con te? Loro ti "diranno" più che di tante riflessioni interiori che madre sei per loro e se devi o meno aggiustare il tiro 9. Nelle discussioni poni domande invece che offrire sentenze. Aiutati e aiuta l'altro a comprendere invece che giudicare 10. Ogni giorno anche solo per 10 minuti dedicati a qualcosa di piacevole ma con intenzione e immergendoti totalmente in quell’attività

Mamme di tutto il mondo, scriveteci!

La campagna di Luce! contro la retorica delle "mamma perfetta" continua. L'ultima testimonianza è quella di Anna che, con la sua voce ferma e pacata, ci ha raccontato che essere mamma non è il massimo, ma molto più spesso è "bestiale, faticoso, un casino". Alle donne che come lei "tengono insieme tutto" senza farne un vanto, ma denunciano perché le disparità escano prima di tutto dalle mura di casa, non possiamo che dire: GRAZIE. Alle altre mamme, invece, ci raccomandiamo: scriveteci a [email protected]. Basta un vocale, una foto, qualche riga (o tantissime) per raccontarci che cos’è essere mamme nel Paese dove casa&figli sono ancora “faccende” e carichi da donne.