La Corte Suprema americana ascolterà il caso di una web designer del Colorado contraria al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La professionista, che si oppone a fornire i suoi servizi per i matrimoni omosessuali, riporta così i giudici su un terreno di discussione lasciato aperto in passato, quello delle battaglie culturali che vedono schierate da una parte le rivendicazioni di libertà religiosa e dall'altra la legge che vieta la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale. L'ultima volta che la Corte ha esaminato un casus belli simile è stato nel 2018, quando sempre in Colorado una disputa tra un panettiere e una coppia gay non portò ad una decisione definitiva.
Il caso della web designer
La questione specifica che i giudici hanno accettato di discutere questa volta è "se l'applicazione di una legge sugli esercizi pubblici imponga a un artista di parlare o tacere, violando la clausola di libertà di parola del Primo Emendamento". La corte ascolterà il caso nel suo prossimo mandato, che inizierà ad ottobre. Lorie Smith possiede una società di grafica di siti web che dice di offrire servizi anche a clienti gay. D'ora in poi, però, la donna intende limitare le sue attività legate al matrimonio solo alle celebrazioni di unioni eterosessuali. La signora Smith, per giustificare ai clienti questa scelta, ha detto che intende pubblicare un messaggio dicendo che la politica della società è il prodotto delle sue convinzioni religiose. "Non può creare siti web che promuovono messaggi contrari alla sua fede. Così come non può lanciare messaggi che giustificano la violenza o promuovono l'immoralità sessuale, l'aborto o il matrimonio tra persone dello stesso sesso", hanno detto i legali della signora Smith ai giudici. "Lorie, con rispetto, indirizza tali richieste ad altri web designer". Insomma incitare alla violenza o condannare 'l'immoralità sessuale' degli omosessuali, secondo gli avvocati, sarebbe la stessa cosa.
La legge contro la discriminazione
Una legge del Colorado proibisce la discriminazione contro le persone gay da parte delle imprese pubbliche, così come messaggi o dichiarazioni che l'annunciano. La web designer, che non ha ancora avviato il business dei matrimoni o pubblicato il suo proclama per paura appunto di scontrarsi con la legge, ha fatto causa per contestarla, dicendo che violava i suoi diritti alla libertà di parola e al libero esercizio della religione. Philip J. Weiser, il procuratore generale del Colorado, ha detto ai giudici che non c'era nulla di concreto da decidere per la Corte Suprema. "La documentazione raccolta non contiene alcuna prova che qualcuno abbia chiesto all'azienda di creare un sito web per un matrimonio gay – ha scritto –, né che il Colorado abbia minacciato l'applicazione della legge o che in futuro il sito web per matrimoni trasmetta un messaggio che possa essere attribuito all'azienda". In ogni caso, ha aggiunto, la legge del Colorado è una legge costituzionale. "Le leggi anti-discriminazione vengono applicate proprio per impedire agli attori commerciali di discriminare nelle transazioni commerciali", ha scritto, "anche se questi attori commerciali rimangono liberi di esprimere la loro opinione su tali leggi nel dibattito pubblico". È quindi assolutamente ammissibile, secondo lui, proibire alle aziende di esporre messaggi del tipo 'Servizi per sole coppie etero', "perché limita un comportamento che propone attività illegali e quindi non è protetto dal Primo Emendamento".