Il 2023 è stato testimone di eventi climatici estremi senza precedenti: dall'innalzamento delle temperature alle ondate di calore, dalle inondazioni alle siccità. È stato anche l’anno che ha fatto registrare il boom di ricerche su Google per l'ecoansia. Secondo Google Trends, le ricerche online legate all’ansia climatica sono aumentate in modo impressionante.
In un mondo che sta affrontando conseguenze sempre più gravi legate al cambiamento climatico, la 28ª Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP28), in programma da domani, 30 novembre al 12 dicembre a Dubai, assume un ruolo centrale nel cercare soluzioni e impegni concreti per affrontare la crisi ambientale che ci circonda.
In vista dell’evento di Dubai, Ipsos ha condotto uno studio internazionale per valutare come i cittadini e le cittadine in 31 Paesi percepiscano il cambiamento climatico, focalizzandosi sulle conseguenze dirette nella vita delle persone e valutando le azioni intraprese da governi e imprese per affrontare le sfide in ambito ambientale.
Dalla ricerca emergono dati preoccupanti: la maggioranza delle persone a livello globale (57%) dichiara che è già stata impattata dal cambiamento climatico. Il 38% teme di dover addirittura abbandonare la propria casa nei prossimi 25 anni. La carenza di informazioni sulle sfide climatiche da parte dei governi è una preoccupazione diffusa, con il 59% degli intervistati che le giudica insufficienti.
Anche i media sono sotto accusa: il 42% delle persone intervistate ritiene infatti che non siano in grado di evidenziare i reali effetti del cambiamento climatico. Anche le aziende non sono esenti dalle critiche, con la maggioranza che sostiene che non stiano facendo abbastanza per affrontare il cambiamento climatico.
L'impatto del cambiamento climatico
Con l'avvicinarsi della COP28, la necessità di affrontare il cambiamento climatico si fa sempre più impellente, come evidenziato dai dati rilevati da Ipsos che dipingono un quadro complesso e urgente.
A causa della frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi, il 57% della popolazione mondiale riferisce come la propria area di residenza sia stata colpita dal cambiamento climatico, con notevoli variazioni tra i Paesi. Mentre nazioni come Messico, Brasile e Turchia segnalano impatti significativamente elevati (81%, 79%, 79%), Regno Unito e Svezia registrano percentuali inferiori (34%, 24%), sottolineando la diversità di esperienze e percezioni a livello globale.
Non stupisce che l’Italia, dopo un anno devastante in termini di danni ambientali dovuti a temperature record e pesantissime alluvioni, sia tra i Paesi che si dichiarano più colpiti, con due persone su tre che si dicono personalmente impattati dal cambiamento climatico.
Guardando al futuro, il 71% della popolazione globale prevede un impatto significativo nei prossimi dieci anni, con un allarmante 88% in Corea del Sud. Anche in questo caso, tra i Paesi più preoccupati troviamo l’Italia, dove quattro persone su cinque non vedono un orizzonte roseo da qui a 10 anni. Pensando invece ai prossimi 25 anni, la prospettiva di sfollamento coinvolge il 38% della popolazione globale, con punte al 68% in Turchia e 61% in Brasile.
Una carente informazione
La carenza di informazioni adeguate sul cambiamento climatico emerge come una preoccupazione diffusa. Il 59% ritiene che i governi non forniscano informazioni sufficienti, mentre il 61% pensa lo stesso per le aziende. Mentre in Italia questi dati salgono al 66%, sia per il governo che per le aziende.
A livello globale, in media solo il 24% crede che i mezzi di informazione rappresentino accuratamente gli impatti del cambiamento climatico, mentre per il 42% sono addirittura sottovalutati. L’Italia si distacca, anche se di poco, dalla media globale dimostrandosi più critica verso il buon servizio svolto dai mezzi di informazione, con il 47% che pensa che il sistema informativo sottostimi gli effetti del cambiamento climatico.
La necessità di agire
La mancanza di informazioni trasparenti ha alimentato la sfiducia pubblica. La COP28 si svolge in un contesto in cui la fiducia nei confronti delle azioni governative e aziendali per affrontare il cambiamento climatico è bassa.
Infatti, passando in rassegna le azioni concrete messe in campo, a livello globale, solo il 36% degli intervistati ritiene che il proprio governo stia lavorando duramente per affrontare le conseguenze del climate change. In ben 21 dei 31 Paesi esaminati, tra cui l’Italia, più della metà della popolazione ritiene che il proprio governo non faccia abbastanza per combatterlo. È evidente, quindi, la richiesta per una leadership politica globale più incisiva e impegnata per raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti a livello internazionale.
La fiducia negli sforzi delle imprese per affrontare il cambiamento climatico è anch'essa bassa, pari al 32% a livello globale. Particolarmente severa l’Italia, che registra giudizi sulle imprese ancora più negativi della media internazionale. Infatti, solo il 27% considera soddisfacenti le azioni messe in campo dalla business community. Le aziende sono addirittura accusate di greenwashing: a livello globale il 71% pensa che le imprese utilizzino dichiarazioni ambientali senza impegnarsi concretamente, dato confermato anche in Italia (68%).
Nondimeno, emerge una consapevolezza diffusa della responsabilità individuale. Quasi sei intervistati su dieci (59%) ritengono che le persone non si stiano impegnando abbastanza per affrontare il cambiamento climatico. L'America Latina, in particolare, esprime una critica marcata con il 79% dei cittadini in Perù, il 77% in Argentina e il 77% in Colombia che sostengono questa posizione.
Questi dati evidenziano la necessità di una maggiore mobilitazione e consapevolezza pubblica per affrontare la crisi climatica. La COP28 si presenta come un momento critico nella lotta contro il cambiamento climatico. Affrontare queste sfide richiede un impegno globale e collaborativo, con la necessità di tradurre le preoccupazioni in azioni concrete. Mentre la comunità internazionale si prepara a riunirsi a Dubai, è fondamentale che i decisori politici, le imprese e i cittadini si uniscano per adottare strategie ambiziose e per invertire la rotta verso un futuro sostenibile.