Donne Stem, il cambiamento è iniziato: “Noi studentesse siamo la metà degli iscritti, ma le professoresse dove sono?”

Nella giornata mondiale delle “Donne e ragazze nella Scienza”, il racconto di Laura Macchiarini, 22 anni, studentessa di Fisica a Firenze: “Mi affascina come ciò che studio sia connesso agli aspetti filosofici dell’esistenza”

di CATERINA CECCUTI
11 febbraio 2025
Laura durante un'esperienza propedeutica alla tesi al CERN

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“È stato come trovare un nuovo linguaggio per raccontare il mondo”. Con queste parole Laura Macchiarini, 22 anni, studentessa di Fisica all’Università di Firenze, descrive il momento in cui ha scelto il suo percorso di studi, un percorso che unisce la passione per la logica e la matematica con la curiosità di indagare le leggi profonde che governano la realtà che ci circonda.

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L’abbiamo incontrata in occasione della Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza, che cade oggi 11 febbraio, e in lei abbiamo scoperto la determinazione di una studentessa che, fortunatamente, fino a ora non si è dovuta scontrare con ostacoli o pregiudizi, ma che percepisce ancora il peso della mancanza di esempi femminili nei ruoli di docenza. Colpisce la sua sicurezza nel voler intraprendere la strada della ricerca, magari collaborando con enti internazionali come la NASA o il CERN, mentre si interroga su come si concilieranno, in futuro, i sogni professionali con la possibilità di mettere su una famiglia tutta sua. Ma di questo, per ora, Laura non vuole preoccuparsi. Si concentra sul presente, suoi sogni, per perseguirli e realizzarli. Le parole di Laura sono preziose perché testimonianza di una giovane donna che, pur riconoscendo le complessità e le incertezze che la aspettano una volta affacciata nel mondo del lavoro, sceglie di non precludersi alcuna possibilità. Intanto, intorno al lei, il mondo della scienza si sta aprendo sempre più alla partecipazione femminile, ma tanto c’è ancora da fare per rendere le cattedre accademiche e i laboratori luoghi in cui la parità di genere sia la norma.

Laura, ha sempre sognato di fare la scienziata? “Mi è sempre piaciuto l’ambito scientifico, dalla matematica alla scienza in generale, e mi sono sempre sentita portata per questo. Allo stesso tempo ero appassionata anche delle discipline umanistiche, quindi non ero del tutto sicura di quale sarebbe stata la mia strada. Ma quando ho scelto di iscrivermi a Fisica ho capito subito che era esattamente ciò che desideravo. Più studio, più vado avanti, più mi appassiono. Amo il fatto che la fisica unisca la logica e la matematica – che sono assai difficili - con la comprensione di aspetti della vita di tutti i giorni, come le leggi che governano lo spazio e ogni cosa intorno a noi. È un incontro continuo tra complessità e senso della vita. Mi affascina soprattutto come la fisica si connetta alla filosofia dell’esistenza, dallo studio dell’universo a quello dell’infinitamente piccolo. Alla fine, anche l’approccio umanistico si ritrova inglobato in questo campo vastissimo”. Ha incontrato ostacoli lungo il suo percorso? “Personalmente no, non ho mai avuto problemi di discriminazione. La mia famiglia mi ha incoraggiata a scegliere la scienza e, nel mio corso, noto che le studentesse sono quasi la metà degli iscritti. Piuttosto, vedo che a mancare sono le professoresse, e questo mi porta a pensare che le vere difficoltà emergeranno più avanti, magari nella fase di ricerca del lavoro o quando si diventa madri. Per ora, durante gli studi, vengo trattata esattamente come i colleghi maschi, anche dai compagni di corso.” Che progetti ha per il tuo futuro, una volta conclusa l’università? “Vorrei fare ricerca, anche se non so ancora bene in quale ambito. Più studio e più scopro campi diversi che mi attirano: fisica teorica, fisica delle particelle, astrofisica. Mi piacerebbe tantissimo collaborare con enti importanti come la NASA, l’ESA o il CERN. Ho già fatto dei tirocini proprio al CERN e in alcuni osservatori, e mi sono trovata benissimo. È stato in quei momenti che ho compreso come la ricerca sia davvero la mia strada”. Sarebbe disposta ad andare anche all’estero? “Mi piacerebbe molto, anche se devo considerare la famiglia, la vita personale, che non so ancora come si evolveranno. Al momento, però, direi di sì perché non voglio precludermi alcuna possibilità”. Dunque pensa di diventare madre, un giorno. Crede che riuscirebbe comunque a portare avanti la sua carriera? “È un’ipotesi che non riesco a immaginare a 22 anni. Dipende da tanti fattori che potrò scoprire soltanto vivendo. Per il momento, mi concedo di sognare e provo a realizzare i miei obiettivi, poi chissà”.

La voce sicura e pacata di Laura è quella di una ragazza determinata, che fortunatamente e nonostante le tante incertezze che ancora aleggiano sul futuro professionale delle donne nelle Stem, non teme di nutrire le sue ambizioni. Quello che colpisce non è solo la forza del suo interesse per la fisica, ma soprattutto la fiducia nel poter compiere il proprio percorso libero da pregiudizi di genere. È uno sguardo sul futuro che porta luce su ciò che la comunità scientifica potrebbe diventare se il talento di giovani donne come lei fosse pienamente sostenuto, sia dentro sia fuori dall’università.

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