“Sono una ribelle o una schiava”: Zainab Fasiki disegna la vergogna per distruggerla

Ospite internazionale al Torino Comics, l’artista marocchina usa il fumetto per sfidare i tabù e promuovere i diritti delle donne: “In Madame Haram racconto cosa vuol dire essere una ragazza illegittima, figlia di uno stupro. Il patriarcato è globale, non solo nei paesi musulmani”

di LAURA DE BENEDETTI
13 aprile 2025
L'illustratrice e fumettista Zainab Fasiki e una delle sue opere: lotta contro i tabù della società marocchina e per liberare le donne attraverso il corpo

L'illustratrice e fumettista Zainab Fasiki e una delle sue opere: lotta contro i tabù della società marocchina e per liberare le donne attraverso il corpo

Tra un duello con spade laser dei Cosplayer e un’esibizione musicale con sfide di gruppi di Kpop, Torino Comics (11-13 aorile, Lingotto Fiere) non dimentica il suo lato più profondo e riflessivo. Da anni, infatti, il festival promuove l’uso del fumetto anche in ambito educativo e sociale. Il disegno narrato è al centro di progetti di Art Therapy per aiutare bambini fragili a raccontarsi, ed è sempre più impiegato in contesti di denuncia e sensibilizzazione su tematiche sociali. Emblematica, in questo senso, è la partecipazione di Zainab Fasiki, illustratrice, fumettista e attivista marocchina, tra i 70 autori ospiti a Torino Comics domenica 13 aprile 2025.

La presenza di Fasiki rappresenta uno dei momenti più alti dell’edizione 2025, di respiro internazionale, confermando come una fiera del fumetto possa essere anche un laboratorio di idee, una finestra sul mondo e uno strumento per dare voce a chi non ne ha. Non solo intrattenimento, dunque, ma anche cultura viva, che si disegna, si legge e si ascolta. Zainab Fasiki, conosciuta a livello internazionale per il suo lavoro coraggioso, utilizza la graphic novel per rompere il silenzio sui tabù della società marocchina e per combattere le disuguaglianze di genere. Le sue opere, che uniscono forza visiva e impegno civile, raccontano il corpo femminile senza censura e rivendicano il diritto alla libertà individuale.

Donne vittime di violenza e, accanto, il collettivo Wonder woman in cui Zainab Fasiki sostiene l'empowerment femminile
Donne vittime di violenza e, accanto, il collettivo Wonder woman in cui Zainab Fasiki sostiene l'empowerment femminile

L’illustratrice e attivista racconta di sé e del suo lavoro per Luce, spiega come l'arte possa essere utilizzata come strumento di cambiamento sociale

Zainab Fasiki ci racconta la storia di Madame Haram, il suo fumetto in uscita in queste settimane? Cosa vuole dire essere una ragazza Haram, illegittima, figlia di uno stupro?

“Sì, Madame Haram è una ragazza haram, ovvero una persona nata illegalmente al di fuori delle norme sociali. Nel mio scenario, sua madre è stata violentata da un ricco politico. E lei è il risultato di questo stupro. Vive in un villaggio, il che è peggio. Tutta la storia è stata ispirata dalla mia esperienza di lavoro dell'anno scorso in un villaggio marocchino”.

Madame Haran sarà pubblicato anche in Italia?

“Sì, stiamo preparando la traduzione in italiano!”.

In ‘Iranienne’ ha solo curato le illustrazioni ma la storia è comunque di sopraffazione sul femminile. Che esperienza è stata?

"Iraniana era il testo di una giornalista francese che era in contatto con la ragazza iraniana protagonista della storia. Ho dovuto parlarle con lei attraverso Telegram perché il suo governo non potesse trovarla”.

In Hshouma (vergogna), graphic novel e saggio-manifesto, scritto in francese, ha rotto il tabù che esiste in Marocco sulle donne e il loro corpo. Quanto ha significato per lei rappresentare Hshouma?

“Volevo pubblicarlo prima in arabo, ma è stato censurato. Ma la lingua non ha bloccato il manifesto perché l'ho firmato in molte città marocchine. Era un progetto per spiegare il corpo e la sessualità come cose separate, poiché nella cultura marocchina il corpo femminile è sempre collegato solo all'attività sessuale”.

Col suo lavoro ha avuto il modo di girare un po’ il mondo e l’Italia in particolare. Il patriarcato non esiste solo in Marocco: che differenze vede?

“Quando ho firmato il libro a Roma, il pubblico mi ha parlato del potere della religione in Italia e di come sia contro il femminismo. Stesse cose che ho trovato in Messico, Stati Uniti, Europa, Medio Oriente, Nord Africa... e sì, il patriarcato è globale, non solo nei paesi musulmani”.

Alcune opere di Zainab Fasiki in cui denuncia lo stigma portato dalle donne nella società del Marocco
Alcune opere di Zainab Fasiki in cui denuncia lo stigma portato dalle donne nella società del Marocco

La rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70 ha cambiato le cose in Europa, anche se poi i cambiamenti effettivi sono graduali. C’è persino una regressione in corso. Il Marocco è su questa strada, che lei hai aperto? O la vede ancora lontana?

“Abbiamo avuto anche noi una grande rivoluzione femminista in Marocco dagli anni '60, ma purtroppo in tutto il mondo il conservatorismo e il fascismo stanno crescendo come un virus tra i giovani perché possono essere facilmente manipolati, il che è triste e pericoloso per la nostra libertà per cui abbiamo lottato”.

Ha creato il collettivo Wonder Woman in Marocco e il Time l’ha nominata nel 2019 Next Generation Leader per Hshouma. Resterà su questa strada? Quali sono i nuovi progetti?

“Ho iniziato tutto questo come cittadina che voleva la sua libertà e continuerò finché non avremo la nostra libertà ed equità. Sto preparando altri libri, e i libri per me sono il modo migliore e pacifico per porre fine alla guerra e per sensibilizzare la gente”.

Ha il coraggio di denunciare la condizione delle donne del Marocco. Ma tu lei si senti una ribelle? Vive come una ribelle?

“Certo, la rivoluzione per me è il mio senso della vita. Altrimenti mi sento una schiava. Se non ho la mia libertà, non ho nulla da perdere, il che mi fa arrabbiare di più e mi rende più motivata a continuare a creare arte e libri”.

Cosa la fa sentire più libera, dopo il disegnare?

“Mi sento libera quando non seguo la corona. Quando non seguo cattive regole e cattive idee della società, della famiglia o di qualsiasi altra ideologia, mi sento libero quando sono me stessa”. 

Autopromo