Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Scienze e culture » Il re della Savana è in pericolo. L’allarme del Wwf: “Minacce da bracconaggio e distruzione dell’habitat”

Il re della Savana è in pericolo. L’allarme del Wwf: “Minacce da bracconaggio e distruzione dell’habitat”

Nella Giornata mondiale del leone l'organizzazione diffonde numeri drammatici sulla loro condizione: il numero di esemplari dal 2000 a oggi è sceso del 43% ed è andato perso il 90% del loro habitat

Domenico Guarino
10 Agosto 2022
Leone maschio

Leone maschio (Panthera leo) nel Serengeti, Tanzania, Africa

Share on FacebookShare on Twitter

Solo 30.000 individui rimasti oggi in tutto il continente africano (erano 200mila agli inizi del ‘900), con un calo del 43% dal 2000 ad oggi. A questo si aggiunga poi la perdita del 90% del loro areale originario e il degrado dell’habitat, causati principalmente dall’incremento della popolazione umana e dalla sempre maggiore diffusione delle infrastrutture. Nella Giornata mondiale del leone, che si celebra ogni anno il 10 agosto, il WWF lancia l’allarme per il futuro di un animale che simboleggia per antonomasia la forza ed il coraggio, tanto che la IUCN classifica oramai i leoni come una specie “vulnerabile” ed in continuo calo numerico.

Le minacce per i leoni: l’uomo è tra le principali

leone africano maschio
Ritratto di leone africano maschio (Panthera leo). Riserva nazionale di Maasai Mara, Kenya © Richard Barrett – WWF-UK

Oggi i leoni sono presenti in 27 Paesi africani, ma solo in 7 di questi si contano popolazioni con più di 1.000 individui. La specie è invece ormai estinta in 26 Stati del suo areale di origine. Oltre alle cause già elencate, secondo quanto denuncia il WWF, i leoni sono messi sotto in pericolo “dalla diminuzione di alcune delle sue prede elettive, dal conflitto diretto e indiretto con l’uomo (causato in primis dalle predazioni a danno del bestiame domestico) e il bracconaggio, legato anche al commercio illegale di pellicce e altre parti del corpo, utilizzate per la medicina tradizionale cinese, in sostituzione dei prodotti derivanti dalla tigre, sempre più difficili e costosi da reperire. Questo nonostante la specie sia inserita dal 1975 nella Cites (la Convenzione internazionale che regola il commercio di animali e piante e loro parti)”. Altra minaccia, che mette a rischio la conservazione sul lungo termine di questo felino è l’aumento degli accoppiamenti tra consanguinei e la conseguente perdita di diversità genetica, causate dalla frammentazione dell’habitat e dalla presenza di popolazioni sempre più piccole e isolate tra loro.

Il contributo al mantenimento dell’ecosistema

“Conservare i leoni non significa solamente salvaguardare una specie, ma molto di più. Gli ecosistemi africani dove vive il leone generano beni e servizi che garantiscono il benessere di più di 300 milioni di persone nell’Africa sub-sahariana, fornendo servizi essenziali come l’acqua per le città in rapida crescita” dice ancora l’organizzazione. “Nello specifico, i leoni contribuiscono direttamente ai servizi ecosistemici innanzitutto perché sono animali iconici in grado di attrarre ogni anno milioni di turisti nelle aree dove vive, contribuendo dunque a muovere le economie di molti Paesi africani”. Senza contare che “alcuni studi stimano che le aree di presenza del leone forniscano circa l’11% dei servizi ecosistemici legati al controllo dell’erosione, alla protezione delle coste e alla mitigazione degli effetti delle alluvioni”.

Giovane cucciolo di leone sonnecchia all’ombra contro il caldo di mezzogiorno, riserva di caccia di Djuma, Sabi Sands, Sudafrica, dicembre 2019 © Lauren Arthur- WWF

Al contrario di quanto si crede, inoltre, il report WWF-UNEP di luglio sui conflitti tra uomo e fauna selvatica dimostra come la convivenza tra attività umane e leoni sia possibile. È quanto accade, ad esempio, nell’protetta di Kavango Zambezi in Sud Africa, all’interno del quale è ospitato circa il 15% della popolazione di leoni africani, e dove un approccio integrato ha prodotto prima una diminuzione e poi l’azzeramento del numero di uccisioni illegale di leoni. Qui, testimonia l’associazione ambientalista “il cambio di rotta e la mitigazione del conflitto è stata possibile grazie a specifici recinti di protezione per il bestiame e sistemi di illuminazione, atti ad allontanare i leoni dagli allevamenti. Questi strumenti di prevenzione, messi in campo all’interno dell’area protetta, dimostrano come una soluzione non cruenta al conflitto esiste”.
Insomma, salvare i leoni è non solo bello ma anche utile. Come fare? Semplice, dice il WWF, “ognuno può fare ‘la parte del leone’ adottando simbolicamente un leone e sostenendo i progetti che il WWF porta avanti per la tutela della specie”.

 

Potrebbe interessarti anche

African Dreamers, su Rai Play la storia e i sogni di cinque giovani donne
Spettacolo

‘African Dreamers’, storie di donne che lottano per i loro sogni di riscatto

1 Febbraio 2023
Il bacio tra Amadeus e Giovanna Civitillo durante il festival di Sanremo 2022 (Instagram)
Spettacolo

Quote rosa al festival: chi è Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus e perché è Lady Sanremo

7 Febbraio 2023
Il professore Franco Fussi
Lifestyle

Sanremo, Franco Fussi, il ‘mago’ della voce degli artisti: “Le corde vocali sono ok, lo show può iniziare”

7 Febbraio 2023

Instagram

  • "Ho provato a far cantare Chiara Ferragni, ma non sono riuscito a portarla sul palco" ha scherzato Gianni Morandi. 

"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Solo 30.000 individui rimasti oggi in tutto il continente africano (erano 200mila agli inizi del ‘900), con un calo del 43% dal 2000 ad oggi. A questo si aggiunga poi la perdita del 90% del loro areale originario e il degrado dell’habitat, causati principalmente dall’incremento della popolazione umana e dalla sempre maggiore diffusione delle infrastrutture. Nella Giornata mondiale del leone, che si celebra ogni anno il 10 agosto, il WWF lancia l’allarme per il futuro di un animale che simboleggia per antonomasia la forza ed il coraggio, tanto che la IUCN classifica oramai i leoni come una specie “vulnerabile” ed in continuo calo numerico.

Le minacce per i leoni: l'uomo è tra le principali

leone africano maschio
Ritratto di leone africano maschio (Panthera leo). Riserva nazionale di Maasai Mara, Kenya © Richard Barrett - WWF-UK
Oggi i leoni sono presenti in 27 Paesi africani, ma solo in 7 di questi si contano popolazioni con più di 1.000 individui. La specie è invece ormai estinta in 26 Stati del suo areale di origine. Oltre alle cause già elencate, secondo quanto denuncia il WWF, i leoni sono messi sotto in pericolo “dalla diminuzione di alcune delle sue prede elettive, dal conflitto diretto e indiretto con l’uomo (causato in primis dalle predazioni a danno del bestiame domestico) e il bracconaggio, legato anche al commercio illegale di pellicce e altre parti del corpo, utilizzate per la medicina tradizionale cinese, in sostituzione dei prodotti derivanti dalla tigre, sempre più difficili e costosi da reperire. Questo nonostante la specie sia inserita dal 1975 nella Cites (la Convenzione internazionale che regola il commercio di animali e piante e loro parti)”. Altra minaccia, che mette a rischio la conservazione sul lungo termine di questo felino è l’aumento degli accoppiamenti tra consanguinei e la conseguente perdita di diversità genetica, causate dalla frammentazione dell’habitat e dalla presenza di popolazioni sempre più piccole e isolate tra loro.

Il contributo al mantenimento dell'ecosistema

"Conservare i leoni non significa solamente salvaguardare una specie, ma molto di più. Gli ecosistemi africani dove vive il leone generano beni e servizi che garantiscono il benessere di più di 300 milioni di persone nell’Africa sub-sahariana, fornendo servizi essenziali come l’acqua per le città in rapida crescita" dice ancora l'organizzazione. "Nello specifico, i leoni contribuiscono direttamente ai servizi ecosistemici innanzitutto perché sono animali iconici in grado di attrarre ogni anno milioni di turisti nelle aree dove vive, contribuendo dunque a muovere le economie di molti Paesi africani". Senza contare che "alcuni studi stimano che le aree di presenza del leone forniscano circa l’11% dei servizi ecosistemici legati al controllo dell’erosione, alla protezione delle coste e alla mitigazione degli effetti delle alluvioni”.
Giovane cucciolo di leone sonnecchia all'ombra contro il caldo di mezzogiorno, riserva di caccia di Djuma, Sabi Sands, Sudafrica, dicembre 2019 © Lauren Arthur- WWF
Al contrario di quanto si crede, inoltre, il report WWF-UNEP di luglio sui conflitti tra uomo e fauna selvatica dimostra come la convivenza tra attività umane e leoni sia possibile. È quanto accade, ad esempio, nell’protetta di Kavango Zambezi in Sud Africa, all’interno del quale è ospitato circa il 15% della popolazione di leoni africani, e dove un approccio integrato ha prodotto prima una diminuzione e poi l’azzeramento del numero di uccisioni illegale di leoni. Qui, testimonia l’associazione ambientalista "il cambio di rotta e la mitigazione del conflitto è stata possibile grazie a specifici recinti di protezione per il bestiame e sistemi di illuminazione, atti ad allontanare i leoni dagli allevamenti. Questi strumenti di prevenzione, messi in campo all’interno dell’area protetta, dimostrano come una soluzione non cruenta al conflitto esiste". Insomma, salvare i leoni è non solo bello ma anche utile. Come fare? Semplice, dice il WWF, "ognuno può fare 'la parte del leone' adottando simbolicamente un leone e sostenendo i progetti che il WWF porta avanti per la tutela della specie".  
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto