Come se la guerra non fosse già di per sé una catastrofe, c'è chi prova a sfruttarla per interessi che creano a loro volta terribili disastri. Stiamo parlando, ad esempio, di Jair Bolsonaro, il presidente del Brasile, che sta giocando la carta del conflitto in Ucraina come motivo per spingere lo sfruttamento minerario dell'Amazzonia. "Questa crisi è una buona opportunità per noi", avrebbe detto, giocando la carta della sicurezza alimentare della popolazione per velocizzare l'approvazione di un disegno di legge che permette questa procedura ed è al vaglio della Camera dei Rappresentanti. Nel corso degli anni il governo è già riuscito ad approvare numerosi progetti di estrazione mineraria, singoli singoli e su piccola scala, rappresentano solo una parte dell’erosione di cui la Foresta Amazzonica è vittima in nome di interessi economici poco sensibili alla tutela dell’ambiente e del Pianeta.
Il potassio per i fertilizzanti che (non) arriva dalla Russia
Il Paese sudamericano è infatti il maggior esportatore di soia, caffè e zucchero nel mondo e il primo importatore di fertilizzanti (l'85% circa di quelli che consuma arriva dall'estero), molti dei quali comprati dalla Russia. Le sanzioni imposte al Paese a causa dell'invasione dell'Ucraina hanno portato ad una sospensione delle esportazioni di questi prodotti da parte del governo di Mosca. La soluzione allora, secondo il presidente Bolsonaro, è quella di sfruttare le terre indigene protette per il potassio, alla base dei prodotti indispensabili per il settore trainante dell'economia brasiliana. Secondo l'associazione nazionale per la diffusione dei fertilizzanti (Anda) le scorte di fertilizzanti sarebbero appena sufficienti per i prossimi tre mesi.
"Sicurezza alimentare a rischio"
"Con la guerra tra Russia e Ucraina, oggi corriamo il rischio di una mancanza di potassio o un aumento del suo prezzo – aveva scritto Bolsonaro su Twitter –. La nostra sicurezza alimentare e il comparto agroalimentare esigono dall’esecutivo e dal parlamento misure che ci permettano di non dipendere da una risorsa di cui disponiamo in abbondanza", riferendosi appunto alla presenza di potassio nelle terre del Paese. Nel tweet il presidente ripubblica un video del 2016 in cui, durante un dibattito parlamentare, denunciava la "dipendenza dalla Russia" per queste sostanze, accusando il governo di ostacolare l'utilizzo di ingenti risorse nazionali a causa di vincoli ambientali e tutele per le riserve indigene.-O POTÁSSIO e a nossa segurança alimentar.
-Em 2016, como deputado, discursei sobre nossa dependência do potássio da Rússia. Citei 3 problemas: ambiental, indígena e a quem pertencia o direito exploratório na foz do Rio Madeira (existem jazidas também em outras regiões do país). pic.twitter.com/4LJV8N26oo — Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) March 2, 2022
Una sorta di giustificazione ai ripetuti tentativi di far approvare, ora più che mai, la contestata riforma che permetterebbe appunto lo sfruttamento massivo dei territori dei nativi per estrarre una sostanza – a suo dire – indispensabile per la sicurezza alimentare dell'intero Brasile. Tuttavia, come ha spiegato al Washington Post un ricercatore della catena di produzione in Amazzonia, Raoni Rajão, solo l'11% delle riserve di potassio in Amazzonia si trovano su terreni indigeni, mentre gran parte di esso si trova in realtà fuori dalla foresta. Bolsonaro e i suoi sostenitori, quindi, starebbero "proponendo una falsa soluzione a un problema reale".