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La Svizzera vuole abbattere il 70% dei lupi. Protestano gli animalisti

Oltre 150 organizzazioni hanno scritto una lettera al consigliere elvetico Rösti perché ritorni sui suoi passi. Ma anche l'Ue pensa di rettificare lo status della specie

di DOMENICO GUARINO -
5 dicembre 2023
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Abbattimento di esemplari giovani e adulti, sterminati per ridurre la pressione sugli allevatori. È questa la sorte che spetta al del 70% della popolazione di lupi in Svizzera. Su proposta del consigliere Albert Rösti - che presiede il Dipartimento dell’Ambiente, dei Trasporti, dell’Energia e delle Comunicazioni - il Consiglio federale ha aperto a questa possibilità come, viene detto, "regolamentazione" della presenza del lupo nella nazione elvetica, la cui popolazione è ritenuta troppo numerosa oramai.

Abbattimento dei lupi in Svizzera: la protesta e la nuova politica europea

Ovviamente la decisione ha suscitato vibranti proteste soprattutto - ma non solo - da parte delle associazioni animaliste. Tanto che 158 organizzazioni di 37 Stati differenti, tra cui anche l’Italia con Io non ho paura del lupo APS, hanno scritto una lettera al consigliere Rösti perché ritorni sui suoi passi
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158 associazioni animaliste hanno scritto al consigliere elvetico di non procedere all'abbattimento

La lettera è stata inoltrata anche al Comitato  permanente della Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa. In realtà il caso della Svizzera è solo l’ultimo di una serie di segnali che vanno verso una nuova 'caccia al lupo'. Infatti la stessa Unione europea a quanto pare starebbe valutando di rettificare lo status della specie, attualmente classificata come “rigorosamente protetta”. La proposta è arrivata addirittura dalla presidente von der Leyen che, in riferimento alla "Direttiva Habitat", chiede di passare a semplice specie "protetta". Il cambio di definizione avrebbe conseguenze non indifferenti perché secondo le leggi di molti Paesi Ue lo status di specie "rigorosamente protetta" impone forti limiti su quando e perché si possono uccidere i lupi, mentre in altri Stati membri la definizione di "specie protetta" consente una maggiore flessibilità.

Specie rigorosamente protetta o protetta: cosa cambia

Questo non vuol dire che, qualora ci fosse un declassamento dello status, verrebbe meno la necessità di politiche per la conservazione dei lupi e le deroghe alla loro caccia sarebbero più flessibili rispetto alla situazione attuale. Un po' come accade, ad esempio, in Estonia, Lettonia e Lituania - e fino a poco tempo fa anche nel nord della Spagna e in Slovacchia - dove i lupi sono "protetti" ma la loro popolazione viene gestita con sistemi di caccia standard. In Francia il "rigorosamente protetti" è interpretato comunque uccidendo tra il 15 e il 20% della popolazione ogni anno, mentre in Polonia, dove potrebbero essere cacciati legalmente, si è scelto di non farlo a causa delle pressioni. E in Italia? Nel nostro Paese, dove i lupi sono "rigorosamente protetti",  la caccia è comunque possibile ma in base a deroghe stabilite dagli istituti preposti (per noi l'Ispra) e mirata.

Animalisti in rivolta: "Massacro senza prove scientifiche"

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Secondo il gruppo specialistico Canidi della IUCN SSC il progetto non ha nulla di scientifico

Secondo gli ambientalisti elvetici "il massacro di interi gruppi, come purtroppo accade già in Svezia, non rappresenta realmente una soluzione per controllare i ritmi della natura e un simile provvedimento non può che essere classificato come un disastro annunciato, con serie ripercussioni sull’ambiente e sui suoi delicati equilibri" in quanto "queste misure radicali e unilaterali non minacciano solo la fragile popolazione di lupi del Paese, ma hanno un impatto negativo sull’intera popolazione di lupi delle Alpi centro-occidentali". Tra i firmatari c'è anche il Gruppo specialistico Canidi della IUCN SSC, che riunisce i massimi esperti sulla tutela di questi animali selvatici. "Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e la nostra obiezione alle modifiche legali e alla prevista persecuzione dei lupi in Svizzera" scrive in un comunicato. Aggiungendo che “l'attuale piano di gestione del lupo del governo svizzero non è scientifico e contraddice le più recenti conoscenze scientifiche sulla gestione dei carnivori e sulla protezione della natura". Secondo il Gruppo "esistono pareri tecnici sui benefici apportati dalle popolazioni di lupo agli ambienti forestali e montani in termini di controllo delle popolazioni di erbivori e della diffusione di malattie tra questi”. Ed “esistono misure preventive approvate dalla comunità scientifica per una convivenza pacifica con questa specie: proprio in Svizzera si sta lavorando a collari ai feromoni per proteggere le greggi dagli attacchi dei lupi e i lupi dalle conseguenze”. Intanto si attende cosa accadrà in Europa. “Non credo che la Commissione aprirà a nuove e più invasive forme di controllo del lupo, anche perché i conflitti non si risolvono con le uccisioni in massa di animali” afferma Luigi Boitani, al quale si deve l'avvio della conservazione della specie in Italia e ora è presidente della Large Carnivore Initiative for Europe. "La specie rimarrà protetta ma penso che si aprirà una nuova fase di collaborazione con la Commissione per applicare soluzioni di coesistenza più efficaci a scala locale. Soluzioni tecniche ed economiche che già esistono e funzionano - conclude - ma che richiedono la buona volontà di applicarle".