Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

L'uomo come i panda, a rischio di estinzione: tutta colpa dei cambiamenti climatici

Un milione di anni fa si sfiorò il collasso demografico: rimasero in vita solo un migliaio di esseri umani fertili. Poi il percorso evolutivo riprese il suo corso

di DOMENICO GUARINO -
11 ottobre 2023
131209115524-homo-heidelbergensis

131209115524-homo-heidelbergensis

Uomini alle prese con gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici. Alluvioni, siccità, eventi estremi: sappiamo quanta e quale apprensione generano ai nostri giorni e quali timori scatenino. La buona notizia è che le nostre non sono le prime generazioni a doversi confrontare con fenomeni del genere. La cattiva è che, in passato, le conseguenze non furono leggere, tanto da far temere addirittura per la sopravvivenza della specie umana.

Rischio di estinzione nel pleistocene

A rivelarlo uno studio genetico e antropologico cui hanno preso parte ricercatori cinesi e italiani (tra i quali esperti dell’Accademia cinese delle scienze, dell’università Normale Orientale di Shanghai, dell’università del Texas, de La Sapienza di Roma e dell’università di Firenze). La ricerca ha dimostrato che alla fine del Pleistocene Inferiore, un’epoca preistorica risalente a un milione di anni fa, i nostri antenati dovettero fare i conti con una drammatica crisi demografica che li mise a rischio addirittura di estinzione. Ma la scoperta fondamentale è che a causarla fu il cambiamento climatico. I risultati del lavoro sono pubblicati sulla rivista Science. L’evento, secondo lo studio, avrebbe avuto tuttavia anche un risvolto positivo: sarebbe stato infatti fondamentale per far emergere Homo heidelbergensis, alle origini di Homo sapiens.
estinzione-cambiamenti-climatici

Nel Pleistocene inferiore l'essere umano rischiò di estinguersi a causa dei cambiamenti climatici

Il fenomeno "del collo di bottiglia genetico"

In pratica gli studiosi hanno scoperto che, successivamente a un milione di anni fa, i cicli glaciali e interglaciali si ampliarono a livello planetario, portando a condizioni di estrema aridità in Africa e a estinzioni di intere comunità di grandi mammiferi. Condizioni climatiche e ambientali così avverse da far rasentare l'estinzione persino dell'uomo, in virtù di un fenomeno detto “del collo di bottiglia (o bottleneck) genetico”, durante la cosiddetta “transizione medio-pleistocenica”. I risultati genetici trovano conferma nell’assenza di fossili umani in quel periodo. Le rilevazioni evidenziano una lacuna di circa 300mila anni che coincide quasi perfettamente con il periodo del collasso demografico rilevato dallo studio.

Cambiamenti climatici: l'uomo fece tutto da sé e andò bene

Per la precisione, gli elementi raccolti hanno rivelato che tra 930 e 813 mila anni fa la popolazione dei nostri antenati si ridusse di circa il 98,7%, arrivando a contare solo circa 1.300 individui fertili. Un numero incredibilmente esiguo, che potremmo paragonare a quello che si riscontra oggi nelle specie che rischiano oggi di scomparire per sempre, come sono ad esempio i panda o le tigri. Con la differenza che allora non ci furono associazioni ecologiste, attivisti, scienziati o giardini zoologici che abbiano concorso alla preservazione della specie. Insomma, l’uomo fece tutto da sé. Ed andò bene.
estinzione-cambiamenti-climatici

Homo heidelbergensis

“Grazie a un innovativo metodo bioinformatico, chiamato 'FitCoal' i ricercatori hanno esaminato i genomi completi di 3.154 individui attuali, appartenenti a 50 diverse popolazioni umane, e hanno combinato questi dati con informazioni paleoambientali (clima) e paleoantropologiche (fossili) che consentissero di risalire a periodi preistorici precedenti all’apparizione della nostra specie", spiega il professor Haipeng Li che ha coordinato la ricerca. Come detto, alla fine tutto andò bene, e l’uomo riprese il suo percorso evolutivo.

Una nuova specie

Anzi, secondo quanto affermano gli autori dello studio “l’evento sarebbe stato tanto catastrofico quanto generativo, dando probabilmente origine a una specie che viene ritenuta ancestrale all’evoluzione di noi Homo sapiens (cosa che avvenne successivamente in Africa“. “Questo periodo di crisi demografica – spiega Giorgio Manzi dell'università Sapienza di Roma – potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione umana. Durante un bottleneck, i normali equilibri ecologici e genetici sono sconvolti.
estinzione-cambiamenti-climatici

Nella preistoria l'uomo riuscì a farcela da solo a superare la gravissima crisi demografica

Aumenta così la probabilità che si vengano a fissare varianti genetiche inattese, contribuendo all’emergere di una nuova specie“. “Questa è probabilmente l'Homo heidelbergensis – sottolinea Fabio Di Vincenzo dell’università di Firenze – che possiamo considerare un vero e proprio ultimo antenato comune. Ossia la forma umana che si diffuse dall’Africa in Eurasia, dando origine all’evoluzione di tre diverse specie. Homo sapiens in Africa, i Neanderthal in Europa e i Denisova in Asia“. Tutto bene quel che finisce bene dunque. Ma attenzione: non è detto che alla fine l’uomo se la cavi sempre!