Obiettivo: decarbonizzazione. Procedura: adottare un nuovo modello di finanziamento collettivo per rendere più sostenibile il settore della moda.
Alcuni grandi marchi della moda, Bestseller, Gap Inc, H&M Group e Mango, hanno deciso di unirsi per un programma iniziale in Bangladesh. Che se funzionasse potrebbe estendersi ad altri Paesi e magari vedere l’adesione di nuovi brand. Si tratta della “Future Supplier Initiative” promossa da The Fashion Pact in collaborazione con Apparel Impact Institute, Guidehouse e Dbs Bank.
Il processo di fornitura con le energie rinnovabili
Partiamo dai dati: secondo una stima il 99% delle emissioni totali delle case di moda avviene nella catena di fornitura. Una combinazione di supporto tecnico e incentivi finanziari sarà quindi utilizzata per aiutare a superare le barriere che impediscono a molte fabbriche di adottare soluzioni di elettrificazione e di energia rinnovabile.
“La Future Supplier Initiative è un'opportunità unica per i retailer del settore moda di unire le forze e guidare i progressi verso obiettivi basati su dati scientifici, offrendo il necessario supporto finanziario e tecnico ai fornitori di abbigliamento nel loro percorso di decarbonizzazione – spiega Eva von Alvensleben, Executive director and secretary general of The Fashion Pact –. Nessuna azienda da sola può risolvere questa sfida, ma condividendo i costi, i rischi e le responsabilità della transizione verso le energie rinnovabili, possiamo dare il via a una nuova era di cambiamenti”.
Le emissioni dell’industria della moda
Oltre agli incentivi finanziari, verrà fornito un supporto tecnico per aiutare i fornitori a identificare e implementare tecnologie e soluzioni a basse emissioni di carbonio. Verranno inoltre condotti un'analisi di base e un monitoraggio delle riduzioni delle emissioni per dimostrare l'impatto dei progetti finanziati e attuati dall'iniziativa. Il programma inizierà in Bangladesh, con il sostegno di Bestseller, Gap Inc., H&M Group e Mango, ma la “Future Supplier Initiative” sta reclutando altri marchi, con l'intenzione di espandersi nei principali mercati di produzione dell'abbigliamento, tra cui Vietnam, India, Cina, Italia e Turchia. Anche perché, stando ad uno studio promosso dal Parlamento europeo, si calcola che l'industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme. Un intervento in questo senso, quindi, è quantomai urgente.