
Ginecologo genera 41 figli
Un terribile inganno è stato svelato e ha portato alla luce ben 41 figli. A fronte di una lunga indagine è stato appurato, infatti, che Jos Beek, il ginecologo olandese che si occupava di trattamenti per la procreazione assistita nell'ospedale di Leiderdorp (a pochi chilometri dall'Aia), tra gli anni Settanta e Novanta usò il proprio sperma ad insaputa delle pazienti per farle rimanere incinte. E che quel ginecologo, morto nel 2019, è oggi l’effettivo padre di almeno 41 figli, come sostiene una nuova ricerca pubblicata dal NLTimes, e non di "solo" 21 figli come si pensava in precedenza. Lo studio ha inoltre rivelato che il ginecologo era portatore di una rara condizione ereditaria, che in alcuni casi può portare a severe conseguenze, due bimbi sono infatti morti a poca distanza dalla nascita.
Dalla fecondazione assistita all’indagine dell’ospedale
Nel 1973 il ginecologo Jos Beek inizia a lavorare nell’ospedale Leiderdorp. E qui, fino almeno al 1990, assiste decine e decine di coppie olandesi che non riescono ad avere figli e che dunque si rivolgono a lui per procedere alla fecondazione eterologa, la procedura con la quale viene utilizzato lo sperma di un donatore anonimo per fecondare gli ovociti della paziente. Nel 2021 l’ospedale Alrjine, che ha inglobato quello dove lavorava Jos Beek, ha avviato un’indagine indipendente in seguito alle richieste della FIOM, un’organizzazione che si occupa di rintracciare i genitori biologici delle persone concepite tramite fecondazione artificiale. In base all’indagine e ai test del DNA effettuati, è venuto fuori che 21 persone risultavano essere nate con lo sperma dello stesso Beek. Ma nessuno di loro ne era al corrente. Braat non esclude che ci siano altri discendenti di Beek. Inoltre, i ricercatori non sono riusciti a trovare alcun elenco di donatori. Pertanto, si sospetta che non ci siano mai stati donatori anonimi e che Beek sia stato l'unico a donare semi. Per l'indagine, Braat ha anche parlato a lungo con ex dipendenti ed ex colleghi di Beek e con l'allora moglie del ginecologo. Nella relazione il Comitato scrive: "Beek ha suscitato reazioni forti e fortemente divergenti; non c'è stata una via di mezzo. Da un lato, era molto coinvolto con i suoi pazienti e voleva aiutarli; dall'altro, aveva un'enorme ambizione e un desiderio di prestigio, e si considerava molto adatto come donatore".
Una commissione indipendente guidata dal professor Didi Braat ha indagato sul caso Beek