Oltre un miliardo in cooperazione internazionale, ma l'Italia è lontana dagli impegni presi

di DOMENICO GUARINO -
20 novembre 2021
cooperazione internazionale

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Un aumento degli importi destinati alla cooperazione internazionale di oltre un miliardo di euro tra il 2022 e il 2026. Questo è quanto prevede di investire il nostro Paese, stando alla proposta di legge di bilancio emanata dal Consiglio dei ministri che ora il Parlamento dovrà approvare. Se le somme verranno confermate, si parla di 5,35 miliardi di euro, ci troveremmo di fronte a una inversione di marcia rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti, quando, a partire dal 2017, avevamo assistito a un deciso calo degli importi destinati al settore della cooperazione. Bisogna considerare che nel 2020 a ridursi è stato però anche il reddito nazionale lordo e dunque le risorse complessivamente disponibili nelle casse dello stato, mentre per il 2021 e 2022 il Fondo monetario internazionale (Fmi) stima un considerevole aumento del Pil (un indicatore molto simile se pur non identico all'Rnl). Questo dato è importante perché maggiori sono le risorse a disposizione maggiori sono gli importi che possono essere destinati a ciascun settore e tra questi quello della cooperazione attraverso l'aiuto pubblico allo sviluppo o Aps. Nonostante questo, siamo tuttavia lontani dall’impegno che l'Italia, come gli altri paesi donatori, si è assunta in sede internazionale di arrivare al 0,70% nel rapporto tra Aps/Rnl, ovvero tra fondi erogati in aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo. Un obiettivo affermato in sede Ocse Dac (ovvero il comitato aiuto allo sviluppo dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e ribadito nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Al fine di invertire la rotta, a metà ottobre il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio aveva chiesto al parlamento un aumento del 30% dei fondi dedicati all’aiuto pubblico e allo sviluppo per il 2022 e un aumento del 50% per gli anni successivi. Per capire se questo avverrà, e quando si potrà arrivare alla somma promessa, occorrerebbe però prima di tutto avere dati affidabili. Cosa che, come denuncia la Fondazione Open polis che sta monitorando la situazione, non accade, in quanto "questi importi risultano non affidabili e questo a causa delle cifre fuori misura indicate ogni anno dal ministero dell'interno: questo dicastero infatti inserisce nelle tabelle della cooperazione l'importo complessivo previsto per l'accoglienza migranti per gli anni successivi. Tuttavia è bene ricordare che le regole Ocse Dac prevedono che solo una parte di queste spese possa essere considerata come aiuto pubblico allo sviluppo. La conseguenza è una forte inaffidabilità delle cifre indicate nella legge di bilancio 2021. Sempre secondo i calcoli di Open Polis la variazione percentuale tra le cifre indicate in legge di bilancio e quelle rendicontate da Ocse nei dati preliminari per il 2020, si attesta al -19,97%. Al punto che "se la stima risultasse corretta, quindi, il valore complessivo dell'Aps italiano nel 2021 dovrebbe aggirarsi intorno ai 4,29 miliardi di euro, ovvero oltre un miliardo in meno di quanto previsto dalla legge di bilancio". In totale saremmo dunque allo 0,24% nel rapporto Aps/Pil, che è sì un aumento in quanto nel 2020 si era fermato allo 0,22%, ma certo, come dicevamo, molto lontano da quello 0,70% su cui l’Italia si è impegnata. "Fortunatamente - dice Open Polis - anche le stime sul Pil dei prossimi anni prevedono una crescita considerevole che parte dal +4,2% tra 2020 e 2021 e poi si riduce per gli anni successivi assestandosi attorno all'1% (sempre secondo le stime del Fmi). Di conseguenza gli aumenti previsti produrrebbero un miglioramento del rapporto Aps/Rnl però decisamente contenuto". Anzi "a ben vedere in effetti l'aumento del Pil produrrebbe una paradossale riduzione del rapporto Aps/Pil dallo 0,24% allo 0,23 tra 2021 e 2022. Il dato poi riprenderebbe invece a crescere a partire dal 2024, arrivando allo 0,27% nel 2026" Se così fosse, "sarà davvero improbabile che nei 4 anni successivi il nostro paese riseca ad avvicinarsi all'obiettivo dello 0,70%" conclude la Fondazione.