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Dai dati Invalsi arriva, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, la conferma della
crescita delle disuguaglianze nel nostro Paese: il
12,3% degli studenti in condizioni socioeconomiche difficili
abbandona gli studi, a fronte del
5,3% di quelli con
maggiori risorse. Più del doppio quindi. Un dato che lascia pochi spazi al dubbio. E come se non bastasse i due anni di dad dovuti al Covid non hanno tatto che aumentare ulteriormente questo divario. Alle scuole
medie infatti il
39% degli studenti che hanno svolto i test invalsi non raggiunge il livello minimo di competenze in
italiano, e il
45% in
matematica con un aumento, per entrambe, di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Alle scuole
superiori il learning loss è ancora più marcato: si passa infatti dal 35% di studenti che non raggiungevano le competenze minime di italiano nel 2019, al
44% nel 2021, e in matematica dal 42% nel 2019, al
51% nel 2021. L’incremento delle quote di studenti in difficoltà è molto più accentuato tra coloro i quali provengono da
famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico, e che vivono nelle regioni del sud, dove oltre la metà degli studenti non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica e lettura. In
crescita, di 2,5% rispetto al 2019, anche il dato relativo all’
abbandono scolastico che si attesta al 9,5%: anche in questo caso, maggiormente danneggiati sono stati i minori più svantaggiati dal punto di vista socioeconomico, il
12,3% dei quali
abbandonano la scuola prematuramente (a fronte del 5,3% per gli alunni che provengono da famiglie non svantaggiate dal punto di vista socioeconomico). E anche in questo caso più penalizzati coloro che vivono nelle regioni
sud, dove il tasso di abbandono si attesta al
14,8% (nelle regioni al nord scende al
2,6%).
"I dati Invasi certificano il fatto che se la crisi ha colpito complessivamente tutti gli studenti, i bambini e ragazzi che erano già in condizioni di svantaggio hanno subito le conseguenze più gravi! ” sottolinea
Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia- Europa di Save the Children. Che aggiunge “i mesi lontani dalle aule hanno contribuito ad aumentare le diseguaglianze, accrescendo le difficoltà di quei bambini e adolescenti che si sono trovati a seguire la didattica a distanza senza gli strumenti e le condizioni idonee, privi di supporto adeguato, e sono stati lasciati cosi indietro rispetto ai compagni". Secondo Milano dunque “
qualunque dibattito sulla riapertura o meno delle scuole a settembre, a fronte di questi dati, è
inaccettabile e tutti gli sforzi devono essere volti a ridare a tutti gli studenti la possibilità di tornare in classe, altrimenti rischiamo di condannare quelli più vulnerabili a un percorso senza uscita”
La povertà educativa è lo specchio di un fenomeno più generale. La
povertà minorile in Italia, in poco più di dieci anni è aumentata infatti di ben dieci punti percentuali e ha raggiunto nel 2020 il suo massimo storico degli ultimi 15 anni:
1 milione e 346 mila minori (il 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia), ben
209mila in più rispetto all’anno precedente, sono in condizioni di
povertà assoluta. Un dato destinato a crescere con la crisi economica generata dal Covid e dovuto, in larga parte, all’aumento consistente del numero di
genitori che hanno perso temporaneamente o definitivamente il lavoro,
345.000 durante l’anno trascorso, e la conseguente diminuzione delle loro disponibilità economiche.