Sono trascorsi 500 anni da quando, nel lontano 1524, Suor Plautilla Nelli nacque a Firenze per regalare al mondo i primi dipinti d’arte sacra fiorentina firmati da una donna di cui si conserva memoria. Alle sue opere e al suo talento, che trovò espressione in un periodo storico e in un contesto sociale in cui – come ben sappiamo – non era permesso al talento muliebre di esprimersi, è dedicato un percorso di restauro promosso dall’Istituto Lorenzo de’ Medici di Firenze, che intende omaggiare l’artista fiorentina proprio in occasione del cinquecentenario e in concomitanza con il mese dedicato alla donna.
Chi era Pulisena Margherita
Si celebra Suor Plautilla – al secolo Pulisena Margherita-, dunque, ma l’intento è quello di valorizzare la figura della donna in generale, ricostruendo il percorso di una avanguardista che fu capace di conquistare, seppur chiusa all'interno delle mura del convento di Santa Caterina da Siena a Firenze, nuovi spazi culturali e una libertà di pensiero allora impensabili. Erede della scuola di San Marco e di fra' Bartolomeo, Plautilla Nelli fu anche imprenditrice ante litteram, dando vita all'interno del convento stesso ad una sua bottega vera e propria, che vedeva le sue consorelle coinvolte nella realizzazione delle opere d'arte.
Fu così che la bottega di Plautilla eseguì dipinti di grandi dimensioni a soggetto devozionale, che costituiscono un’eccezione nel loro genere, nel contesto di una storia dell’arte quasi esclusivamente maschile. Esponente del Rinascimento e tra le prime donne artiste ad essere riconosciuta come tale, Plautilla entrò in convento giovanissima - nel 1538 aveva appena 14 anni -, diventando suora domenicana della struttura oggi non più esistente di Santa Caterina da Siena, in quella che oggi corrisponde a Via Cavour, ossia una delle strade di maggior importanza per il centro storico e già allora cuore pulsante della città. Tre volte priora del convento e in rapporti con le famiglie nobili e borghesi fiorentine, venne persino menzionata dal Vasari nelle sue “Vite”, tingendo con un punto di rosa la strada azzurra della storia dell’arte rinascimentale fiorentina. Plautilla Nelli dipinse “per le case de’ gentiluomini di Firenze tanti quadri che sarebbe troppo lungo a volerne di tutti ragionare.”
Un’affermazione di estrema importanza che ha ispirato la ricerca delle opere dell’artista da parte di Jane Adams, co-founder di Caravaggio & Company oltre che project supervisor dell’iniziativa di restauro per Istituto Lorenzo de' Medici. “Mi piacerebbe, nel ricordare Plautilla Nelli e le sue conquiste come artista donna – ha spiegato Adams-, riportare le parole di Jane Fortune, a memoria del suo amore e della sua passione per la Nelli, una missione che io stessa condivido: "Una volta che hai conosciuto Plautilla Nelli, che ti è entrata nell'anima, ti accompagnerà per sempre.”
La sua arte
Vasari ci informa anche che Suor Plautilla imparò a dipingere autonomamente, attraverso l'imitazione di altre opere: sappiamo per esempio che possedeva dei disegni di Fra Bartolomeo e, probabilmente, anche stampe di opere che circolavano all'epoca, anche se non ebbe la possibilità di seguire i progressi della pittura perché viveva in convento, ad eccezione del contatto diretto con le opere dei maestri che avevano lavorato per i domenicani.
La cerchia chiamata "Scuola di San Marco" era frequentata infatti da artisti come Mariotto Albertinelli, Lorenzo di Credi e Giovanni Antonio Sogliani, oltre lo stesso Fra Bartolomeo. Nonostante la limitatezza dell’orizzonte cui l’epoca costringeva il suo sguardo, Plautilla viene considerata la prima pittrice fiorentina di cui si conservano opere.
Di lei Vasari parla in termini piuttosto lusinghieri, notando però che nei suoi quadri è palese la scarsa conoscenza del corpo umano maschile, per cui i suoi santi appaiano molto femminei, così come i volti degli Apostoli dell'Ultima Cena, dipinta per il suo convento. A questo particolare si riferisce Vincenzo Fortunato Marchese quando scrive “È tradizione che Suor Plautilla, volendo studiare il nudo per la figura del Cristo, si giovasse di quello di una monaca defunta, e le altre suore celiando fossero solite dire, che la Nelli in luogo di Cristi faceva Criste”.