"Sono felice del successo di
Paola Cortellesi e di ‘C’è ancora domani’. Era ora che ci fosse un
cambiamento, era ora che ci fossero storie su donne, raccontate da donne. Sta arrivando uno tsunami, ne sono convinta. E sono contentissima".
Alessandra Mastronardi, nella saletta di un hotel di Berlino, sta presentando la serie "
One Trillion Dollars", una produzione internazionale che approda oggi, giovedì
23 novembre, su Paramount+ in Italia e contemporaneamente in mezzo mondo.
La serie "One Trillion Dollars" e il cinema al femminile
Mastronardi esprime la propria gioia perché "finalmente qualcosa è cambiato: il cinema non racconta più solo gli uomini"
Lei ne è protagonista, insieme al giovane franco-tedesco Philippe Froissant, e ad un maestoso Orso Maria Guerrini. La serie si dipana fra Berlino, Firenze e un Maghreb ricreato nelle Canarie, e ha i ritmi e le scansioni narrative di un thriller. Mentre sta rispondendo ai giornalisti italiani, Alessandra si ritaglia un attimo per parlare del momento felice che sta attraversando il
cinema italiano al femminile. "Qualcosa è cambiato, anche in Europa, anche in Italia.
Il movimento MeToo, che negli Stati Uniti è stato un tornado, da noi è stato un venticellino, proprio come lo sciopero degli attori americani del quale, da noi, si è sentito solo un riflesso sbiadito. Ma alla fine, dai e dai, qualcosa cambia. Si è capito che
non ci sono solo storie di uomini da raccontare: si è capito che le donne possono raccontare storie che le riguardano", dice.
Sempre più registe, sempre più premiate
Fuori dalle finestre, un inverno berlinese grigio pallido, quasi bianco. Dentro la saletta dell’hotel, invece, Mastronardi ha gli occhi che le brillano. "E non c’è soltanto
Paola Cortellesi, ma una piccola pattuglia di attrici che hanno trovato la forza di passare alla regia e di raccontare storie che le rappresentavano. Penso a
Micaela Ramazzotti con ‘Felicità’, che racconta affetti tossici nell’ambito della famiglia oggi, così come Cortellesi racconta un rapporto violento, tossico nell’Italia del dopoguerra; penso a
Margherita Buy con ‘Volare’, e a
Kasjia Smutinak con il suo documentario, girato con molto coraggio – e qualche rischio – al confine fra la Bielorussia e la Polonia. Ci sono donne che raccontano storie importanti".
Paola Cortellesi in "C'è ancora domani" di cui è anche regista
Ci sono sempre più registe donne premiate, sulla ribalta internazionale… "È vero. Negli ultimi anni, due volte una regista donna ha vinto la
Palma d’oro a Cannes – l’ultima
Justine Triet, con ‘Anatomia di una caduta’ – e tre volte una regista donna ha vinto il Leone d’oro. Una,
Chloe Zhao, è andata anche a vincere l’Oscar. È un bel segnale: e con questo non voglio dire che una giuria dovrebbe essere spinta a dare un premio ad un film ‘perché’ è di una regista donna. Prima di tutto, il film deve essere un bel film. Ma evidentemente, le donne in questo momento hanno tante storie da raccontare".
Alessandra Mastronardi attrice internazionale
L’attrice, 37 anni, ha spesso frequentato set internazionali: fin da quando, nel 2012, partecipò al film di Woody Allen "To Rome With Love". "Ho vissuto a Los Angeles e ho vissuto a Londra: ho cercato sempre di alzare l’asticella, di impormi nuove sfide. E se penso che ho imparato l’inglese da sola, mi dico: Alessandra, è stata dura ma qualche conquista l’hai fatta. Ogni tanto, fa bene anche farsi pat pat sulla spalla da soli…».
Come è arrivata a partecipare a "One Trillion Dollars"? "Con un provino. Stavo partendo per le vacanze, quando la mia agenzia mi ha detto ‘Ale, fanno un provino per una serie in Germania’. Ho preso un aereo per Berlino e ho detto: comunque vada, non mi rimprovererò di non averci provato!’. E ora eccomi qui".
Nella serie il tema di fondo è: "come si può salvare l’umanità?". Ci sono un sacco di soldi in gioco e bisogna usarli nel modo giusto. "Esatto. In realtà questa serie ci porta al cuore del problema: parla di come tutto il mondo sia interconnesso, e di come vada cambiato tutto, tutto il sistema del mercato mondiale".
L'impegno sociale
Mastronardi è ambasciatrice dell'Unicef Italia
Lei è ambasciatrice Unicef nel mondo. Che esperienze ha avuto? "Sono stata a Kabul, sono stata in molti ‘sud’ del mondo. Ho capito che anche entrare in una scuola elementare e
far sorridere i bambini è importante, è importante far sentire loro che non sono dimenticati. Ma ancora più importante è parlare con i politici, con le persone che decidono dove deve essere speso il denaro".
Che rapporto ha col denaro? "Ho detto ‘no’ a proposte anche molto ben pagate, specialmente nella pubblicità: non vivo per il denaro. Però lo rispetto. Con i primi soldi per ‘I Cesaroni’ comprai un’auto. Beh, era una Toyota Aygo, e l’ho tenuta per una eternità! Quando vivevo a Londra, mio padre mi veniva a trovare e, come ogni padre premuroso, mi lasciava sul tavolo, prima di andare via, cinquanta o cento euro, ‘per fare la spesa’. Quando tornava, li ritrovava, intatti".