Barbie vince su Oppenheimer: ma una bambola non fa geopolitica

Incassi record negli States e in Canada: dal Brasile al Pakistan, dalla Cina al Vietnam, il film interpretata da Margot Robbie e Ryan Gosling fa però infuriare mezzo mondo. Ecco perché

di LETIZIA CINI -
23 luglio 2023
Barbie vince su Oppenheimer ma una bambola non fa geopolitica

Barbie vince su Oppenheimer ma una bambola non fa geopolitica

Se Barbie vince su Oppenheimer, un significato (moralmente e culturalmente parlando) ci sarà. La conferma dell'affondo cinematografico inferto all’atteso film di Christopher Nolan è arrivata domenica sera: preceduto da un battage pubblicitario senza precedenti, la pellicola interpretata dagli attori Margot Robbie e Ryan Gosling, ha già portato quasi 155 milioni di dollari d’incasso ai cinema americani e canadesi nel fine settimana. Lo ha reso noto Warner Bros.
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L'attrice Margot Robbie nella pellicola

Barbie straccia Oppenheimer

L’opera di Greta Gerwig ha infatti battuto l’altro grande film lanciato durante il weekend, Oppenheimer, altro blockbuster dell’estate uscito lo stesso giorno. Il lungometraggio di Nolan, che racconta la realizzazione della bomba atomica e traccia il profilo a tutto tondo del suo ideatore, ha incassato 80,5 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Canada, secondo miglior incasso dall’inizio dell’anno in Nord America. I due attesissimi film dovrebbero consentire ai cinema negli Stati Uniti e in Canada di totalizzare i loro migliori incassi in un fine settimana dalla pandemia di Covid-19, pandemia che ha inferto un duro colpo ai cinema, secondo i siti specializzati The Hollywood Reporter e Deadline.

Uscita rinviata in Pakistan

Ma il film non ha vita facile proprio dappertutto: la sua uscita è stata rinviata nella provincia pachistana del Punjab (centro-est), a causa del suo “contenuto scioccante”. Lo hanno annunciato le autorità. In Pakistan i film devono ricevere il via libera dagli uffici di censura, che vietano qualsiasi passaggio ritengano contrario ai valori sociali e culturali del Paese. "Avrà luogo una revisione completa del film e sarà censurato dove lo riterremo necessario”, ha dichiarato alla France Presse Farrukh Mahmood, segretario del Film Censorship Bureau del Punjab, la regione più popolosa del Pakistan. La commedia, con le star di Hollywood Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni della famosa bambola Barbie e del suo fidanzato Ken, sarà disponibile per l’uscita nelle sale quando il processo di revisione e censura sarà completato", ha aggiunto. L’ufficio non ha specificato quali passaggi ha considerato “scioccanti” o per quali motivi. Il film, invece, deve uscire oggi nella capitale Islamabad e nella provincia del Sindh (sud), dove ha ricevuto il via libera dagli uffici di censura locali. A novembre, il film, premiato al Festival di Cannes 2022 e selezionato per rappresentare il Pakistan agli Oscar 2023, è stato bandito dal governo pachistano, che lo ha ritenuto contrario a “norme di decenza e moralità”, su pressione dei partiti fondamentalisti islamici. Il film, che descrive la relazione di un uomo sposato con una donna transgender, è stato infine autorizzato dal National Censorship Board, dopo che il governo gli ha ordinato di riesaminare la questione. Ma il divieto è stato mantenuto in Punjab. Nel 2019, il film Zindagi Tamasha, che ritrae un uomo religioso sorpreso a ballare a un matrimonio, è stato bandito e il suo regista accusato di blasfemia da un partito religioso di estrema destra.
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Il film sull’amatissima bambola Mattel ha inoltre irritato, in Brasile, il movimento evangelico

Il caso Brasile

Il film sull’amatissima bambola Mattel ha inoltre irritato, in Brasile, il movimento evangelico. Anche se via Twitter la first lady Jania da Silva si è dichiarata di ben altro avviso. Il movimento evangelico brasiliano si è indignato dopo l’uscita della pellicola nelle sale di tutto il Paese, in quanto - a suo avviso - la trama sarebbe legata a valori sociali “eccessivamente progressisti“. Sui social, gli account e i canali legati al movimento neo-pentecostale appaiono numerose le voci di dissenso per l’impostazione della produzione cinematografica americana che rappresenterebbe “valori Lgbtqia+ e scelte progressiste che snaturano il tradizionale progetto della famiglia". Secondo i media brasiliani il deputato dello stato di Minas Gerais Alê Portela, del conservatore Partito Liberale legato all’ex presidente Jair Bolsonaro, ha raccomandato ai genitori di non portare i figli a vedere quel film, come parte della lotta contro "il capovolgimento dei valori“. Il deputato ha anche affermato senza mezzi termini che il film promuove "personaggi lesbici, gay, bisessuali e transgender". Mentre la terapista cristiana Nakata Neri si è detta "scioccata" dal lungometraggio, che "rende popolare il comportamento omoaffettivo e transgender". È di tutt’altro avviso sul film interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, la first lady Jania da Silva che attraverso il suo account Twitter ha pubblicato la frase: "E queste ragazze Barbie?", in riferimento ad una sua foto sorridente e in abito rosa, accanto alla ministra della Salute Nisia Trindade, con indosso una camicetta dello stesso colore.

La questione cinese

Nel mondo di Barbie, chi controlla il Mar Cinese Meridionale? In Usa, se lo stanno chiedendo alcuni deputati repubblicani che, sulla scia delle polemiche già esplose nel Sud-Est asiatico- guardano con perplessità all’uscita del lungometraggio. A irritarli è un dettaglio che appare di straforo, una mappa del mondo che mostra l’Asia in una forma e proporzioni diverse rispetto alle mappe reali, e con una serie di linee simili a quelle usate da Pechino per rivendicare quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. Il repubblicano Mike Gallagher, in prima fila tra i deputati che guardano con sospetto alle attività della Cina, ha detto che la mappa “illustra la pressione che Hollywood sta subendo per compiacere i censori del Pcc”, il Partito comunista cinese. Il produttore statunitense Warner Bros. si è affrettato a minimizzare: “La mappa nel mondo cinematografico è un disegno per bambini fatto con i pastelli. Il disegno raffigura il viaggio fantastico diverso dal ‘mondo reale’. L’intenzione non era quella di inviare alcun messaggio”, le parole del portavoce della casa di produzione a Variety.
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il capo del Dipartimento del Cinema del Ministero della Cultura vietnamita, Vi Kien Thanh, aveva reso noto nei giorni scorsi che il film non sarà distribuito nel Paese

Il veto vietnamita

Per questo stesso motivo, il capo del Dipartimento del Cinema del Ministero della Cultura vietnamita, Vi Kien Thanh, aveva reso noto nei giorni scorsi che il film non sarà distribuito nel Paese. Il lungometraggio doveva uscire in Vietnam il 21 luglio, la stessa data degli Stati Uniti. Ma la delimitazione a forma di U che Pechino utilizza sulle sue mappe del Mar Cinese Meridionale (chiamato Mare dell’Est in Vietnam) è da tempo fonte di polemiche, non solo ad Hanoi e anche negli altri Paesi dell’area con i quali il gigante asiatico èin perenne tensione per la sovranità totale o parziale delle isole Spratly e Paracelso. E’ sceso in campo lo stesso ministero degli Esteri vietnamita, con la portavoce, Pham Thu Hang, che ha puntualizzato nei giorni scorsi che opere e prodotti con la polemica mappa, chiamata “linea della lingua di mucca” o “linea dei nove punti”, sono illegali in Vietnam. La polemica non è affatto nuova e ha già portato, nel 2019, al ritiro del cartoon della DreamWorks Animation Abominable e l’anno scorso alla censura del film di animazione ‘Uncharted’. Nel 2021, per lo stesso motivo, la piattaforma Netflix ha rimosso anche la serie di spionaggio australiana Pine Gap. Negli ultimi anni, ci sono stati diversi episodi di tensione tra Pechino e Hanoi per l’incursione di navi cinesi di prospezione nelle acque territoriali vietnamite e anche per le operazioni di disturbo ai pescherecci vietnamiti da parte dei navigli cinesi. Pechino rivendica la quasi totalità di questo spazio marittimo, dove ha costruito strutture ad uso militare su diversi isolotti; ma lo stesso spazio marittimo è in parte conteso anche da Vietnam, Filippine, Malaysia, Brunei e Taiwan. Tutto questo con la pellicola sovversiva messa nel mirino c'entra assai poco. Il motivo? Una bambola non fa geopolitica. Nemmeno al cinema.