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Home » Spettacolo » Tre donne alla guida del festival del cinema “Città di Spello”

Tre donne alla guida del festival del cinema “Città di Spello”

L'ideatrice Donatella Cocchini, affiancata oggi da Laura Luchetti e Francesca Romana Lovelack. E la mostra ripercorre la storia di Aida Masci

Giovanni Bogani
18 Marzo 2023
Le ragazze non piangono in concorso al festival del cinema di Spello

"Le ragazze non piangono" di Andrea Zuliani in concorso al festival del cinema Città di Spello

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Un festival con tre direttrici donne. È, probabilmente, l’unico caso in Italia. A Spello, antico borgo umbro impreziosito dai dipinti del Pinturicchio, è in corso un festival dedicato ai mestieri del cinema. Con anteprime, incontri con registi e attori, proiezioni per le scuole. A dirigerlo tre donne: Donatella Cocchini, Laura Luchetti e Francesca Romana Lovelack. “Ma è nato tutto per caso”, dice Lucchini, che il festival lo ha ideato e creato 12 anni fa. “Poi mi sono resa conto che le donne lavorano tanto, senza lamentarsi. E che un festival fatto tutto da donne funziona benissimo”. Donatella cura la direzione artistica, Laura Luchetti si occupa in particolare dei film italiani, Francesca Romana Lovelock dell’organizzazione.

Festival del cinema Città di Spello in un’edizione precedente (Ph. Picasa)

Perché nasce il festival, Donatella?
“È nato quando è nata mia figlia Aurora. Mi sono accorta che c’erano pochi spazi per la cultura, che l’amore per il cinema rischiava di disperdersi. Che i ragazzi, senza un centro di aggregazione, rischiano di perdere stimoli e interessi. E allora ho iniziato a pensare a un festival”.

È anche, il vostro, l’unico festival che non privilegia attori e registi, ma tutte le professioni che ruotano attorno al cinema. Come funziona?
“I premi vanno a tutte le categorie professionali del cinema: sceneggiatura, costumi, scenografia, fonici, casting directors. È l’unico festival che si interessa anche ai lavori più oscuri, ma essenziali per il funzionamento della macchina cinematografica. I premiati dell’anno precedente diventano i giurati dell’anno successivo: professionisti che giudicano altri professionisti”.

Licia Masci al tavolo di montaggio. Un’immagine della mostra “Guanti bianchi. Donne al cinematografo dagli anni ‘20”

Avete anche un grande impegno per le scuole, con le scuole.
“È fondamentale: anche oggi abbiamo presentato ‘Dante’ di Pupi Avati riempiendo per due volte il teatro sede delle proiezioni. Gli attori del film hanno incontrato i ragazzi delle scuole, hanno risposto alle loro domande. E anche durante l’anno lavoriamo con tutte le scuole del territorio: realizziamo dei cortometraggi con gli studenti, cerchiamo di portare l’educazione all’immagine in tutti gli istituti scolastici”.

In questi giorni a Spello vediamo molti film internazionali in anteprima. Ma l’attività prosegue durante il resto dell’anno?
“Prosegue ininterrottamente con le scuole. E poi c’è lo spettacolo dal vivo: la nostra associazione porterà Andrea Bosca al teatro di Bevagna e Anna Foglietta all’Auditorium di Foligno, solo per fare due esempi”.

Tre donne direttrici. Ma c’è anche un’altra donna, molto più giovane, che sembra seguire le vostre orme…
“Sì. È mia figlia Aurora, dodici anni. Ama il teatro, ama il cinema, e ha già creato e diretto una rivista, ‘Boys and Girls Magazine’, in cui tratta di arte, cinema, musica, teatro. Ho un genietto in casa: Aurora è già alle semifinali regionali dei giochi matematici indetti dalla università Bocconi, e ha una padronanza della lingua inglese straordinaria per la sua età. Magari sarà la futura condirettrice. O magari farà la scienziata: ha già detto che il suo obiettivo è studiare alla Normale di Pisa”.

La mostra

Aida Masci e la sua storia al centro dellamostra al festival del cinema “Città di Spello”

E nell’ambito del festival del cinema “Città di Spello” c’è anche una mostra dedicata alle donne nel cinema. Si chiama “Guanti bianchi. Donne al cinematografo dagli anni ‘20” e racconta, attraverso alcune fotografie e documenti d’epoca, la storia di Aida Masci. Aida è una bella donna dai capelli neri, che negli anni Venti lavora come addetta alla stampa delle pellicole. I suoi cinque figli lavoreranno tutti nel cinema. In particolare il nipote, Massimo Quaglia, è il montatore del film di Giuseppe Tornatore “Ennio”. E per questo delicato, complesso e fondamentale lavoro ha ricevuto quest’anno il David di Donatello.
Ma torniamo ad Aida Masci, la signora con i capelli neri. Sua figlia, Licia, sarà una dirigente della Titanus e poi dell’Istituto Luce, dove diviene capo del reparto montaggio e doppiaggio. Lavorerà in un numero enorme di film, collaborando fra gli altri con Vittorio De Sica e con Totò. Sarà di ispirazione e di insegnamento per il lavoro di moltissimi altri montatori e montatrici. Nelle foto della mostra, la vediamo impegnata al tavolo di montaggio. Mentre una mostra adiacente mostra dei costumi realizzati a partire dai bozzetti originali creati per film celeberrimi. Gli abiti di Marilyn o di Audrey Hepburn sono stati realizzati dagli studenti dell’IIS Cavour Marconi Pascal di Perugia.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un festival con tre direttrici donne. È, probabilmente, l’unico caso in Italia. A Spello, antico borgo umbro impreziosito dai dipinti del Pinturicchio, è in corso un festival dedicato ai mestieri del cinema. Con anteprime, incontri con registi e attori, proiezioni per le scuole. A dirigerlo tre donne: Donatella Cocchini, Laura Luchetti e Francesca Romana Lovelack. "Ma è nato tutto per caso", dice Lucchini, che il festival lo ha ideato e creato 12 anni fa. "Poi mi sono resa conto che le donne lavorano tanto, senza lamentarsi. E che un festival fatto tutto da donne funziona benissimo". Donatella cura la direzione artistica, Laura Luchetti si occupa in particolare dei film italiani, Francesca Romana Lovelock dell’organizzazione.
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Avete anche un grande impegno per le scuole, con le scuole. "È fondamentale: anche oggi abbiamo presentato 'Dante' di Pupi Avati riempiendo per due volte il teatro sede delle proiezioni. Gli attori del film hanno incontrato i ragazzi delle scuole, hanno risposto alle loro domande. E anche durante l’anno lavoriamo con tutte le scuole del territorio: realizziamo dei cortometraggi con gli studenti, cerchiamo di portare l’educazione all’immagine in tutti gli istituti scolastici". In questi giorni a Spello vediamo molti film internazionali in anteprima. Ma l’attività prosegue durante il resto dell’anno? "Prosegue ininterrottamente con le scuole. E poi c’è lo spettacolo dal vivo: la nostra associazione porterà Andrea Bosca al teatro di Bevagna e Anna Foglietta all’Auditorium di Foligno, solo per fare due esempi". Tre donne direttrici. Ma c’è anche un’altra donna, molto più giovane, che sembra seguire le vostre orme… "Sì. È mia figlia Aurora, dodici anni. Ama il teatro, ama il cinema, e ha già creato e diretto una rivista, 'Boys and Girls Magazine', in cui tratta di arte, cinema, musica, teatro. Ho un genietto in casa: Aurora è già alle semifinali regionali dei giochi matematici indetti dalla università Bocconi, e ha una padronanza della lingua inglese straordinaria per la sua età. Magari sarà la futura condirettrice. O magari farà la scienziata: ha già detto che il suo obiettivo è studiare alla Normale di Pisa".

La mostra

Aida Masci e la sua storia al centro dellamostra al festival del cinema "Città di Spello"
E nell’ambito del festival del cinema "Città di Spello" c’è anche una mostra dedicata alle donne nel cinema. Si chiama "Guanti bianchi. Donne al cinematografo dagli anni ‘20" e racconta, attraverso alcune fotografie e documenti d’epoca, la storia di Aida Masci. Aida è una bella donna dai capelli neri, che negli anni Venti lavora come addetta alla stampa delle pellicole. I suoi cinque figli lavoreranno tutti nel cinema. In particolare il nipote, Massimo Quaglia, è il montatore del film di Giuseppe Tornatore "Ennio". E per questo delicato, complesso e fondamentale lavoro ha ricevuto quest’anno il David di Donatello. Ma torniamo ad Aida Masci, la signora con i capelli neri. Sua figlia, Licia, sarà una dirigente della Titanus e poi dell’Istituto Luce, dove diviene capo del reparto montaggio e doppiaggio. Lavorerà in un numero enorme di film, collaborando fra gli altri con Vittorio De Sica e con Totò. Sarà di ispirazione e di insegnamento per il lavoro di moltissimi altri montatori e montatrici. Nelle foto della mostra, la vediamo impegnata al tavolo di montaggio. Mentre una mostra adiacente mostra dei costumi realizzati a partire dai bozzetti originali creati per film celeberrimi. Gli abiti di Marilyn o di Audrey Hepburn sono stati realizzati dagli studenti dell’IIS Cavour Marconi Pascal di Perugia.
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