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Django, il western diventa contemporaneo, fluido e femminista. Ma torna Franco Nero

Su Sky la nuova serie che rilegge in chiave attuale l’omonimo film di Corbucci. "Il protagonista è un uomo tormentato che vive l'amore in diverse forme"

di BARBARA BERTI -
17 febbraio 2023
Il 17 febbraio debutta la nuova serie "Django" (Foto Sky)

Il 17 febbraio debutta la nuova serie "Django" (Foto Sky)

Western contemporaneo, fluido, femminista e psicologico. Ecco “Django”, la serie originale Sky e Canal+ che rilegge in chiave attuale l’omonimo film di Sergio Corbucci del 1966 con Franco Nero - poi celebrato da Quentin Tarantino nel 2012 con “Django Unchained” -, disponibile dal 17 febbraio (ore 21,15) in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming su Now. Dieci episodi con protagonista Matthias Schoenaerts nei panni dell’iconico personaggio reso immortale da Franco Nero (la scena dell’ex soldato in disgrazia che girovaga in una terra desolata e fangosa con una bara vuota, in cerca di vendetta e portando giustizia, è diventata un cult). Al suo fianco Nicholas Pinnock che presta il volto a John Ellis, Lisa Vicari interpreta Sarah, la figlia di Django, e Noomi Rapace è la spietata Elizabeth Thurmann. Nel cast ci sono poi Jyuddah Jaymes, Benny O. Arthur, Eric Kole, Tom Austen, Manuel Agnelli (al debutto da attore), Vinicio Marchioni, Thomas Trabacchi e la partecipazione straordinaria di Franco Nero, nei panni del reverendo Jan.
“Django”, la serie originale Sky e Canal+ che rilegge in chiave attuale l’omonimo film di Sergio Corbucci del 1966 (Instagram)

“Django”, la serie originale Sky e Canal+ che rilegge in chiave attuale l’omonimo film di Sergio Corbucci del 1966 (Instagram)

“È una bella follia in cui ci siamo lanciati tutti insieme, con gran parte dello stesso gruppo di ‘Gomorra: La serie’” spiega Francesca Comencini, direttrice artistica di Django e regista dei primi quattro episodi (i seguenti sono diretti da David Evans e Enrico Maria Artale). “Ci siamo voluti misurare con un genere leggendario seguendo le tracce nell'audacia e nella libertà, di raccontare attraverso il western, il qui e ora che abbiamo intorno a noi, con i conflitti, le contraddizioni, le speranze e le paure del nostro tempo” dice ancora Comencini. Si toccano così temi, pur nel rispetto della cornice storica, come le battaglie delle donne per scardinare un sistema millenario e l'inclusione. Nella storia, ambientata nel 1872, sette anni dopo la Guerra di secessione, si torna costantemente anche al passato del colono/pistolero infallibile/criminale/reduce di guerra in una vicenda di famiglie, vendette, ossessioni, ricerca di salvezza.
Matthias Schoenaerts nei panni dell’iconico personaggio reso immortale da Franco Nero (Foto Sky)

Matthias Schoenaerts nei panni dell’iconico personaggio reso immortale da Franco Nero (Foto Sky)

Julian Wright detto Django è un uomo tormentato e complesso, padre e vedovo pieno di rimorsi, tra scelte sbagliate e una virilità fluida portata in luce dai sentimenti provati per il cognato Elijah (Tom Austen), con cui si scambia anche un bacio. “È un personaggio che ci ha permesso di resettare i codici del virile, restituendo un nuovo punto di vista sulla mascolinità” dice ancora Comencini. “È un uomo che ha perso tutte le certezze, cerca una seconda possibilità. Un lupo solitario pieno di misteri e ferite. Ha un cuore caldo, quasi incandescente, in una cornice molto fredda. La sua è una forma di inquietudine che lo porta a cercare sempre qualcosa di più e gli fa vivere l’amore in diverse forme. È un uomo di passioni. Pronto a tutto per ricucire il legame con la figlia” spiega Comencini. A dare il via al racconto è l'arrivo a New Babylon, città ideale che accoglie tutti, al di là dell'identità, dell'etnia e del passato, fondata dall'ex soldato afroamericano John Ellis (Pinnock) e la ragazza da lui salvata da bambina, di cui si è innamorato, Sarah (Vicari), che è in realtà la figlia di Django scampata al massacro della sua famiglia. Una donna forte che fa da contraltare all'altra presenza femminile dominante: la potente e spietata Signora di Elmdale, Elizabeth Thurman (Rapace), sorellastra di John Ellis, con cui ha un inquieto rapporto di odio e amore, ossessionata dalla sua fede e decisa a distruggere il “covo di peccatori” di New Babylon.
Una scena di “Django”, la serie originale Sky e Canal+ (Foto Sky)

Una scena di “Django”, la serie originale Sky e Canal+ (Foto Sky)

“Credo che il western torni sempre perché consente di parlare, in una cornice fiabesca, nera, delle nostre paure e ci consente di esorcizzarle, come hanno fatto anche i nostri grandi registi del genere” sottolinea ancora Comencini. Tra le fonti per la storia c'è stato il diario della predicatrice, ex prostituta, Sarah Crosby, “e tanti diari coevi scritti dai vaqueros, i cowboy che facevano con il bestiame transumanze lunghe mesi, piene di situazioni borderline nelle quali riemergeva la natura umana a prescindere dal sesso” spiega Maddalena Ravagli, cocreatrice e cosceneggiatrice della serie con Leonardo Fasoli. Il Django originale, di cui resta nella serie il mood visivo “è un capolavoro, un western di rottura. Già quel Django era un antieroe, un uomo ferito, storto, un cowboy che più che raccontare una conquista, racconta una crisi” dice Fasoli.