E se dio fosse una vivace ragazzina di colore? Il corto di Isabella Gallo scardina l'immaginario collettivo

La sceneggiatrice in gara al Premio Solinas: "In Italia si è indietro per ciò che riguarda le registe donne, ma nella scrittura si sta arrivando alla parità di genere"

di GIOVANNI BOGANI
24 settembre 2022
Una scena del corto di Isabella Gallo che rappresenta dio con le sembianze di una ragazzina di colore

Una scena del corto di Isabella Gallo che rappresenta dio con le sembianze di una ragazzina di colore

Dio, per lei, è una donna. Una ragazzina, anzi. Una ragazzina di colore, anzi. Una ragazzina di colore a volte petulante. "Per migliaia di anni abbiamo immaginato Dio come un maschio, anziano, bianco, con la barba. Ma chi lo ha detto? Sarebbe più fertile, per la nostra vita, immaginarlo in modi diversi". Siamo a La Maddalena, al Premio Solinas (manifestazione italiana dedicata alla scrittura per il cinema). Nella piccola isola sarda, decine di giovani sceneggiatori e sceneggiatrici discutono di storie. Storie che poi vedremo nei film e nelle serie tv di domani. Dio è una ragazzina di colore, nel cortometraggio che Isabella Gallo, 27 anni, una laurea in Storia del cinema a Torino e un diploma al Centro sperimentale di cinematografia di Milano, ha scritto e diretto. Ma se Dio è una ragazzina, come immagina una donna? Come una matrioska. Una di quelle bambole di legno che, al loro interno, ne contengono una identica e dentro quella un’altra, all’infinito o quasi. Isabella Gallo ha immaginato una donna-matrioska nella serie tv che ha ideato, della quale ha scritto il soggetto e la sceneggiatura della prima puntata. "Olga, trent’anni, si trova in casa inaspettatamente cinque copie di se stessa. Cinque versioni di sé, ognuna leggermente diversa. Sono le versioni di lei create dai cinque uomini cruciali della sua vita. E lei lotterà per sbarazzarsi di queste matrioske che stanno dentro di lei, per diventare finalmente quello che sa di essere". Il premio Solinas, il più prestigioso per gli sceneggiatori in Italia, prevede che tre dei partecipanti ricevano una "borsa di sviluppo" di 2.000 euro per continuare a scrivere. E alla fine, da una delle tante storie sarà realizzata la prima puntata di una serie per Raiplay, con un budget di 120mila euro.
Isabella Gallo

Isabella Gallo, 27 anni, sceneggiatrice

Isabella, come è nata la storia di questo dio-ragazzina? "Stavo scrivendo questo cortometraggio: la storia di un pittore che si vuole suicidare. Un uomo depresso, lamentoso, che si rivolge a Dio. E per contrasto, ho immaginato che Dio l’opposto da lui: quindi una ragazza, una ragazza di colore, vivace e poco accondiscendente. In fondo, è molto arbitrario che da migliaia di anni ci si immagini un Dio barbuto, bianco, e maschio, no?". Nella serie che ha ideato e della quale ha scritto il soggetto, "Nascita di una Matrioska", una donna si trova accanto delle versioni di sé differenti, modellate dagli uomini che ha incontrato… "Esatto. Olga si ritrova a fianco delle altre ‘Olga’, nate dal suo incontro con un fidanzato, con un professore, con un parroco: ci sarà una Olga Madonna, ingenua e pura, una Olga Lolita, provocante e bambinesca, e una Olga Nobel, arrogante e competitiva. L’idea di base è che ognuno vede in noi una persona diversa, e spesso contribuisce a fare di noi una persona diversa". Quali sono i toni del racconto? "Il genere sarà il cosiddetto ‘dramedy’: commedia sarcastica, psicologica, grottesca. Il nocciolo della storia è che, per crescere, dobbiamo riuscire a capire chi siamo, liberarci dalle idee di noi che altri hanno costruito". Lei a 27 anni ha già una laurea, un diploma di specializzazione, ha girato un corto pubblicitario per Campari andato alla Mostra del cinema di Venezia. C’è più spazio oggi per le donne, nel cinema? "Credo di sì. Credo che qualcosa sia cambiato davvero. Ancora quando sono cresciuta, alle scuole dell’obbligo, tutta la letteratura che leggevamo era maschile. Niente Virginia Woolf, o le sorelle Bronte, o Elsa Morante. Magari è stato un caso: ma adesso, quasi per rivalsa, se entro in libreria compro sempre opere di autrici donne". Si sono aperti spazi per sceneggiatrici donne, per la vita raccontata al femminile? "Sì, secondo me sì. In certi casi, gruppi di sceneggiatori mi hanno chiesto di unirmi a loro per fornire un ‘punto di vista femminile’ sulle storie che stavano scrivendo. Ancora in Italia si è più indietro per quello che riguarda le registe donne: ma nella scrittura si sta arrivando, piano piano, alla parità di genere". Se Dio sia davvero donna, non lo potremo sapere. Ma che il cinema lo stia diventando, sempre di più, questa è una certezza.