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Home » Spettacolo » Heather Parisi, rivelazioni choc a “Belve”. Poi subisce la ‘vendetta’ di Presta

Heather Parisi, rivelazioni choc a “Belve”. Poi subisce la ‘vendetta’ di Presta

La ballerina ha raccontato di aver subito "violenza fisica, sessuale e psicologica". Al termine dell'intervista è arrivato l'ufficiale giudiziario

Barbara Berti
14 Marzo 2023
Heather Parisi a "Belve"

Heather Parisi a "Belve"

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“Ho subito violenza fisica, sessuale e psicologica”. È la confessione choc di Heather Parisi (63 anni), ospite della trasmissione “Belve” di Francesca Fagnani, nella puntata in onda il 14 marzo in prima serata su Raidue.

La popolare showgirl e ballerina, simbolo della televisione italiana dalla fine degli anni Settanta fino alla prima metà degli anni Novanta, si racconta senza filtri a partire dall’infanzia, segnata dalla separazione dei genitori e che lei ha trascorso con la sorellastra. Mio padre se ne è andato via di casa quando avevo due anni, mia madre non c’era mai, io facevo la mamma a mia sorella Tiffany. Cucinavo, lavavo la casa, facevo la lavatrice e facevo la baby-sitter. Era tanto da chiedere a una bambina di otto anni, per questo sono stata salvata quando a dodici anni ho avuto una borsa di studio e sono andata a vivere da sola”.

 

Altro momento difficile, il periodo delle violenze. “Parlo di violenza fisica, sessuale, ma la cosa più brutta, per me, era la violenza psicologica. È molto complicato perché la gente vede ma non dice niente, ti dicono che sei una bugiarda” dichiara Parisi. La conduttrice chiede se stia parlando del suo compagno di allora: “Nessun compagno, era una persona che mi stava a fianco” precisa la ballerina. E sul perché non abbia denunciato quell’uomo, Parisi risponde: “Non cerco la vendetta. Perché non detto il suo nome? Per proteggere me”.

Sulla famosa rivalità con Lorella Cuccarini. La showgirl smentisce: “Non c’è stata mai una rivalità, perché io non ho mai visto nessuno come rivale; io ho sempre deciso quale trasmissione fare, quale disco fare, e quale ospitata fare. E poi se ci pensi bene siamo due cose completamente diverse. Lei è la prima della classe, sa tutto a memoria, io invece faccio sempre quello che mi viene in mente al momento. Io se faccio una prova in studio in onda faccio tutta un’altra cosa”. Alla domanda della Fagnani, “lei è più artista?”, la showgirl replica: “No, sto solo dicendo che non abbiamo nulla in comune”.

Heather Parisi e Francesca Fagnani (Instagram)
Heather Parisi e Francesca Fagnani (Instagram)

Altro tema dell’intervista, il trasferimenti in Asia che secondo alcuni sarebbe legato a problemi finanziari. “No, mio marito (l’imprenditore Umberto Maria Anzolin, ndr) non ha mai avuto problemi con la legge. Sì, ha chiuso una fabbrica, è spiacevole ma non è un reato. Non siamo scappati perché veniamo in Italia quando desideriamo, andiamo e torniamo, io sono sempre qui” dice Parisi che dal 2011 vive a Hong Kong.

Ma la puntata di “Belve” riserva anche un fuorionda molto particolare: l’arrivo dell’ufficiale giudiziario e l’esborso di una “somma ingente“. A mandarlo negli studi televisivi alla ricerca proprio di Parisi è stato Lucio Presta, marito di Paola Perego dal 2011. Ed è lo stesso agente dei vip a rivelare pubblicamente il retroscena via Twitter dove ha taggato la stessa ballerina, giusto per farle sapere che il contenzioso è diventato di dominio pubblico. Subito dopo l’intervista con la Fagnani, la ballerina è stata raggiunta da un ufficiale giudiziario accompagnato dai carabinieri per dare attuazione a una sentenza che aveva visto Parisi condannata a risarcire Presta in una causa per diffamazione.

Il messaggio di Lucio Presta diffuso via Twitter
Il messaggio di Lucio Presta diffuso via Twitter

I fatti risalgono al 2017, quando la showgirl aveva deciso di fare causa alla società di Presta, la “Arcobaleno Tre”, dopo la partecipazione di al programma “Nemicamatissima” con Cuccarini. Parte dell’accordo prevedeva la messa in onda sui canali Rai, nelle settimane successive, del film “Blind Maze – Ragazzi con la pelle sottile” diretto proprio da Parisi. Ma il film non andò in onda e la ballerina si sfogò via social, attaccando Lucio Presta e il figlio Niccolò. L’agente portò la showgirl in tribunale per diffamazione e la condanna in primo grado non tardò ad arrivare. Adesso l’epilogo della vicenda o come l’ha chiamato Presta “il regolamento dei conti” con la ballerina costretta a pagare quanto dovuto, tramite il pignoramento a persona fisica presso gli studi televisivi a fine registrazione.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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