Lola Lustrini: "Burlesque, che passione! È erotismo mai volgare"

La siciliana Margherita Marika Bonanno è una ballerina e attrice, interprete di "un'arte complessa", che fa anche dell'ironia la chiave del suo successo

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
28 giugno 2023
Lola Lustrini

Lola Lustrini

Nell’America degli anni ’50 fu Bettie Page la regina incontrastata di questo particolare genere di spettacolo, il Burlesque, le cui origini risalgono alla metà dell’Ottocento in piena epoca vittoriana. Uno show che nel tempo ha subito diverse trasformazioni estetiche, ma che nella sostanza ha conservato intatto lo spirito di fondo: quello di un esplicito messaggio di libertà ed emancipazione femminile. Lo stesso nome richiama la 'burla', che in fondo è la sua radice etimologica, ed è per questo che, per quanto seduttiva possa immaginarsi, resta essenzialmente un’esibizione all’insegna dell’ironia, di un ammiccare senza volgarità, di un mostrarsi sempre con buon gusto ed estrema eleganza.
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La pioniera del Burlesque fu Bettie Page. Oggi Lola Lustrini è erede di quel mondo di fascino e ironia

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Non ha esitazioni su questo aspetto Margherita Marika Bonanno in arte Lola Lustrini, donna colta, senza peli sulla lingua, dalla raffinata arguzia e capace di interpretare quel suo ruolo alla stregua di una personale, profonda, introspezione che prelude a un dialogo intelligente con il pubblico. Lei oggi è una delle eredi delle dive del passato e, da siciliana purosangue, riesce a trasfondere nelle sue performance passione, grinta e meticolosa cura del dettaglio. Sulla scena gioca indossando mille volti, mutando espressione e abiti luccicanti di strass, con tutto il rispetto possibile per quello stesso gioco che ha reso celebri grandi artiste prima di lei.

Chi è Margherita Bonanno

Il successo di Lola è assicurato, perché possiede alle spalle una solida formazione di ballerina, ha studiato da attrice di teatro e adora il suo lavoro più di qualsiasi cosa. Amante del mondo antico, della letteratura classica, dell’archeologia e con un non comune senso del bello, Margherita, donna di grande sensibilità ed empatia, si è spesso confrontata con delicate tematiche sociali e per questo ha scritto un libro, "Quando tornano le Rose", in cui racconta la storia vera di una ragazza affetta da sindrome Borderline. Dal percorso intrapreso, dal tipo di scelte, dalla costante tensione all’evoluzione soprattutto sul piano spirituale, si indovinano in lei tutti i segni di una natura inquieta, mai sazia di sensazioni e vulcanica, una donna assetata di conoscenza e aperta a sempre nuove esperienze. Una siciliana autentica: spregiudicata nello svelarsi, riservatissima nel velarsi. Il burlesque l’attendeva e lei lo ha riconosciuto e abbracciato, facendosene straordinaria interprete.
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Margherita Bonanno è attrice di teatro e ballerina

Margherita, cosa significa essere oggi una reginetta del burlesque? "È una espressione che in realtà non mi si addice molto, perché sottolinea un lato aristocratico e una presunzione velata che non mi appartengono. Preferirei piuttosto esser definita, con un tocco di ironia e di leggerezza, semplicemente danzatrice e attrice burlesque. Sin da bambina ho studiato danza, confrontandomi con diversi stili. Poi negli ultimi anni ho approfondito il Teatro-Danza, disciplina che applico con costanza nelle mie performance e che cerco di trasmettere ai miei allievi. Il burlesque fine a se stesso non mi interessa: per me resta una forma d’arte complessa, che affonda le proprie radici nella seconda metà dell‘800, nell'Inghilterra Vittoriana. Era una espressione teatrale parodistica e satirica, mentre l’utilizzo della nudità giunse in un secondo momento, senza mai tralasciare il lato umoristico. Con il tempo questo spettacolo si è diffuso nel resto d’Europa e in America, acquistando valenza differente, fino ad arrivare a oggi, con la corrente del New Burlesque, non sempre raffinato e colto". Si tratta dunque di uno show in cui l’erotismo è espresso con ironia. Quale messaggio intende trasmettere nei suoi spettacoli? "Le mie origini siciliane definiscono bene la mia personalità: sono cresciuta tra i miti greci, tra racconti di divinità che banchettavano nel Pronao del Tempio, e con un forte senso estetico ereditato da mio padre. Eros e bellezza lasciano spazio alla più potente immaginazione: puoi fantasticare sulla sinuosità di un corpo di donna o commuoverti per ciò che la natura ci offre di bello. L’aspetto lussurioso (Himeros) va di pari passo con la dolcezza e la malinconia che una danza di ventagli di piume (Fandance) può trasmettere, con la leggerezza e la comicità che una danza di palloncini (Balloondance) può suscitare. Dunque Erotismo in tutte le sue vesti, ma mai volgare, legato piuttosto al linguaggio delle espressioni del volto. Come ogni forma d’arte, c’è sempre un obiettivo da raggiungere e qualcosa da far ricordare: io, come artista, tendo sempre verso una forma di ricerca interiore in grado di alimentare le mie emozioni, così spero che arrivi allo stesso modo a chi guarda. Mettersi a nudo significa anche questo, e il fatto di compierlo con la giusta vena ironica rende tutto più affascinante".
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Secondo Lola Lustrini nel Burlesque l'erotismo si mescola alla bellezza delle espressioni

In un mondo come il nostro, in cui il sesso è piuttosto inflazionato, che posto riesce a occupare il burlesque? "Questa domanda mi intimorisce! Sono anni che noi performer lottiamo per difenderci da questo connubio, purtroppo ancora diffuso. Chi fa burlesque in modo professionale, artistico, è assolutamente lontano dall’idea carnale del sesso, è quasi come se ponessimo il lato sessuale allo stesso livello di quello spirituale. Se spogliandoti vuoi far eccitare, hai sbagliato mestiere. La nostra nudità, come ho già detto, ha la forza cosmica della bellezza in sé, in più eleganza e teatralità la collocano su un piano quasi immateriale, essenzialmente artistico. Purtroppo la società odierna spesso non riesce a discernere la differenza tra volgarità e raffinatezza: inoltre, certi messaggi provenienti dai social e dal web in genere possono rendere tutto ancora più complesso. In realtà il burlesque fatto bene contribuisce a rafforzare l’autostima, a sentirsi bene con se stessi senza ricorrere a movenze sconvenienti, nel totale rispetto della propria intimità. Spero che questa chiave di lettura aiuti a comprendere il nostro ruolo sul piano sociale". Qual è il suo modello di riferimento? "Sono cresciuta in una famiglia di canterini. Gli zii di mia madre cantavano le canzoni di Achille Togliani, di Clara Jaione, mentre i ricordi più belli con mio padre sono le domeniche sul divano a ridere con Totò, o in viaggi in macchina ascoltando Renzo Arbore. Ho un ricordo della mia infanzia pieno di emozioni forti, le stesse che porto sul palcoscenico, dunque non posso fare a meno di ispirarmi al teatro di quegli anni: all’avanspettacolo e ai doppi sensi umoristici, alla sensualità raffinata delle dive dell’epoca, al carisma di vedette della rivista e all’allegria contagiosa delle soubrette nostrane. La nostra Italia è stata una fucina formidabile di artisti indimenticabili, perciò mi piace omaggiarli. Molti riferimenti sono anche al cabaret americano, fino ad arrivare allo stile di Bob Fosse, che ho studiato in America alla fine degli anni ‘90. Un incontro fondamentale, nel mio percorso artistico, è stato quello con l’attore Gennaro Cannavacciuolo: negli ultimi anni, prima della sua prematura scomparsa, è stato un punto di riferimento prezioso, un consigliere e un amico. Mi ritengo una privilegiata. Il lavoro svolto in questi dieci anni mi ha sempre più convinta a proseguire su questo filone, tanto da avere creato RAB, acronimo di Residenza Artistica Burlesque: un progetto ambizioso, autoprodotto, che riunisce artisti di varie discipline (burlesque, comici, circensi, danzatori, attori, etc) e che inaugurerò a breve come Nuovo Teatro di Rivista. La leggerezza è la parola d’ordine!".
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Margherita Bonanno, siciliana autentica, arriva da una famiglia di artisti eclettici

Il suo modo di esprimersi in pubblico equivale dunque a una sorta di ricerca di se stessa, quasi una forma di autoanalisi? "È proprio così, è un'autoanalisi vera e propria: è un percorso doloroso, che sradica vecchie credenze e si libera da imposizioni ormai inutili. Mi sono avvicinata al Burlesque in un periodo molto brutto della mia vita, in cui non credevo più a niente e a nessuno, nemmeno in me stessa. Volevo perciò trovare il coraggio di mettermi a nudo, di essere apprezzata per la mia natura, ma sopra ogni altra cosa, avevo necessità di vivere con leggerezza, di smorzare quella sensazione di negatività che mi ha accompagnata sin dalla mia prima giovinezza. Allora ho coltivato il desiderio ambizioso di salire uno scalino in più verso l’autoconsapevolezza. Grazie allo studio approfondito di Franco Battiato, dei testi delle sue canzoni, ho iniziato a elaborare un'idea di teatro danza ispirato a lui, un progetto in cerca adesso di un valido produttore". In che modo vengono viste dal pubblico femminile le sue performance? "Mi viene in mente la parola ‘fimmina’! In Sicilia, definiamo fimmine le donne potenti, che sanno il fatto loro, determinate, autentiche guerriere in prima linea per la difesa dei propri diritti, sempre più libere e consapevoli. Ed è proprio questo ciò che vedono nelle mie performance: al di là del fisico che, mi preme sottolineare, nel burlesque non rispecchia i canoni estetici tipici di una determinata società. Questo è uno dei motivi per cui molte donne si avvicinano al burlesque: lavorare sulla propria autostima, ridefinire i tratti deboli del loro carattere, scoprire nuovi atteggiamenti costruttivi, e innanzi tutto essere libere". Le hanno mai chiesto consigli per intraprendere la sua stessa carriera ? "Ho iniziato ad insegnare nel 2013, spinta dal desiderio di aiutare chi, come me, cercasse un rivalsa per la propria persona. Tra i numerosi allievi alcuni hanno mostrato il desiderio di diventare Burlesquer di professione. Il mio consiglio è semplicemente uno, e credo valga per tutte le professioni in campo artistico: studiare. Lo studio di discipline differenti (danza, canto, recitazione in prima linea), la curiosità per l’arte in generale: infatti si può trovare spunto in una scena di un film così come tra i riflessi di luce di un dipinto rinascimentale. Se ci spogliamo un motivo c’è, è profondo, e il pubblico lo coglie"
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Alle donne che studiano burlesque con lei, Lola Lustrini insegna a lavorare innanzitutto sulla propria autostima

Ha avuto mai avances poco gradite a causa del suo lavoro? "No. Non è mai successo, e dico mai. Sono molto attenta al modo di comunicare le linee del corpo, all’armonia dei movimenti: certamente, tipica deformazione professionale da danzatrice! Noi comunichiamo con i nostri corpi, è un linguaggio universale che è nato con l’uomo. Cosa vuole dimostrare, si chiederà il pubblico… Io cerco di raccontare storie, di manifestare emozioni pulite. Non mi appartiene la volgarità, non mi piace la provocazione. Cerco sempre di preservare la mia intimità". E proposte indecenti? "Le ho avute ma non per il burlesque… guarda un po’! È accaduto nell’ambiente lavorativo post universitario. Questo la dice lunga sui pregiudizi legati al mondo del burlesque. Non basta un corpo con abiti succinti a scatenare le perversioni di esseri meschini. I molestatori ci saranno sempre, sono persone deboli che tentano di essere qualcuno. Mi fanno pena. È importante evitarli, e se è il caso denunciarli". Da scrittrice si è occupata del disturbo bipolare. Cosa l’ha spinta a trattare questo argomento? "Durante il periodo universitario conobbi una ragazza, con la quale ho condiviso l’appartamento per qualche mese, alla quale fu diagnosticato il disturbo bipolare. In seguito mi sono ritrovata per caso in un gruppo Facebook dedicato a quanti soffrono di questa sindrome. Ciò che ho letto mi ha scosso profondamente, quelle pagine erano un diario di malesseri e di effetti collaterali di farmaci, era la richiesta silenziosa da parte di gente che non aveva più voglia di vivere. Ho ripensato così alla mia ex compagna di studi e ho sentito il bisogno di dare loro tutto il mio aiuto. In Quando tornano le rose, pubblicato da Round Robin Editrice, cerco di mostrare il lato umano e sensibile di coloro che vengono definiti pazzi. L’etichetta della pazzia li ghettizza, li fa sentire ancor meno appartenenti alla società. Ho voluto lasciare degli interrogativi ai lettori: può ancora esistere davvero una differenza netta tra la pazzia e la normalità nella società odierna? E poi parlo d’amore, nell’accezione più ampia del termine, quello che potrebbe salvarci così come ucciderci, nel momento in cui ha spalancato le porte alla più crudele solitudine".
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Bonanno, in arte Lola Lustrini, è anche scrittrice: suo il volume "Quando tornano le rose"

In questo suo libro racconta anche di se stessa? "Certo. Non sono io in senso stretto, ma le emozioni raccontate appartengono al mio essere. La visione dell’amore e dell’amicizia, le difficoltà a trovare un proprio posto nella società attuale, l’educazione e i traumi familiari che condizionano la nostra esistenza, la sensibilità estrema. Scrivo per liberarmi da angosce, per essere qualcun altro, per avere il coraggio di dire, per elevarmi spiritualmente". Qual è il suo sogno più grande? "Non so rispondere, sono concetti astratti difficili da spiegare. Il punto fermo, in tutta la mia esistenza, è sempre stato l’amore sconfinato per l’arte, e questo sin da bambina. Noi esseri umani abbiamo limiti caratteriali e vincoli d’anima, come li definisco io, che non ci consentono di vivere appieno. Le discipline orientali, e oggi anche alcune branche come le Neuroscienze e la Fisica Quantistica, cercano di spiegare nel dettaglio il funzionamento del cervello e soprattutto quanto siamo ancora incapaci di usare la nostra mente al fine di apportare benefici nella nostra vita. Il nostro sforzo dovrebbe essere quello di comprendere che funzione abbiamo qui, adesso. Forse l’arte ha per me questa precisa funzione: è colei che mi rende coraggiosa e libera. Pensare di riuscire a trasmettere anche solo una piccola parte di un tale privilegio, mi rende felice. Si, questo sarebbe un sogno grande.”