Louis Nero, l'uomo che disegnò Dio. E riporta Spacey al cinema

L'ultimo film del produttore narra la storia vera di un ritrattista cieco interpretato da Franco Nero, anche regista. "Quella di Kevin è stata una scelta coraggiosa, per molti impopolare. Ma lui è un grande attore"

di GUIDO GUIDI GUERRERA
24 maggio 2023
’L’uomo che disegnò Dio’: nel film di Franco Nero, il produttore Louis Nero riporta Kevin Spacey al cinema nonostante i processi per aggressione sessuale

’L’uomo che disegnò Dio’: nel film di Franco Nero, il produttore Louis Nero riporta Kevin Spacey al cinema nonostante i processi per aggressione sessuale

Nero, regista, sceneggiatore e produttore. Nel ’98 ha fondato la Altrofilm, società di distribuzione indipendente grazie alla quale ha prodotto numerosi film, l’ultimo dei quali si intitola L’uomo che disegnò Dio con protagonista Franco Nero. L’opera cinematografica, presentata in anteprima al Filmfestival di Torino nel dicembre scorso, è stata accolta con favore dalla critica e dal pubblico specialmente per i temi trattati .

La storia racconta di un  ritrattista non vedente con lo straordinario potere di realizzare ritratti di persone semplicemente ascoltandone la voce. La sua quotidianità viene stravolta completamente quando irrompono due personaggi femminili nella sua vita . In più dovrà fare i conti con una inattesa popolarità a causa di un video sulle sue qualità postato sui social, una attività mediatica che culminerà con l’ invito a partecipare a uno show televisivo teso solo a sfruttare la sua immagine.

Nero, l'uomo che disegnò Dio

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Franco Nero è alla sua seconda regia dopo ’Forever Blues’ del 2005

Con Franco Nero, amico storico e compagno di viaggio di Louis, si annoverano nel cast nomi di spicco come Kevin Spacey, Faye Dunaway, Diana Dell’Erba e perfino, con un cameo, Massimo Ranieri. Da regista e produttore dotato di rara sensibilità artistica, espressa in ogni sua opera cinematografica, Louis Nero non ha esitato a far suo un progetto cinematografico di spessore come L’uomo che disegnò Dio in cui si sviluppano temi molto delicati e dall’impatto sociale forte e ben aderente alle esigenze della contemporaneità. Abile indagatore dell’animo umano, Louis ha sempre cercato di fornire chiavi originali e mai scontate attraverso tutti i suoi lavori, con uno sguardo sempre rivolto all’altrove e all’ambito del mistero, laddove forse si possono trovare le migliori risposte ai tanti interrogativi che da sempre assillano l’essere umano in progresso. L’uomo che disegnò Dio oltre a presentarsi con un titolo di grande effetto, e di per sé molto affascinante, ancora una volta offre prospettive diverse e ‘altre’ , perché oltre ogni apparenza mostra come ad avere la vista migliore spesso non è colui il quale è abituato a guardare distratto con gli organi del senso, ma chi ha imparato a vedere con gli occhi dell’anima. Louis, perché si chiama in causa Dio? Esiste una morale spirituale nel racconto cinematografico? “Questo film è particolare e si ispira a una storia vera, quella di un insegnante dell’Accademia di Belle Arti nella Torino degli anni’70 , famoso per fare ritratti con la plastilina. A causa di un melanoma diventa cieco, ma riesce ugualmente a proseguire nella sua arte semplicemente ascoltando la voce delle persone che intendeva ritrarre. Aveva smesso di vedere, eppure ‘ci vedeva’ meglio. Quanto al protagonista del film, si tratta di un uomo chiuso in se stesso, una sorta di misantropo burbero e tutto sommato egoista, incapace di ascoltare gli altri e quindi sordo alla voce di Dio. Finalmente grazie a due figure femminili, una donna e una bambina di colore, riuscirà ad aprirsi al mondo entrando anche in stretto contatto con Dio tanto da arrivare a farne il ritratto.” Il protagonista è dunque un non vedente. Qual è il messaggio che intende dare il film? “Innanzi tutto che la cecità non deve essere considerata come un handicap limitativo o come una circostanza necessariamente negativa. Usando le parole di Emanuele, interpretato magistralmente da Franco Nero, ci sono persone non vedenti che vedono molto meglio dei vedenti, dal momento che la vista non è affatto l’organo principale per esplorare il mondo, ma è piuttosto la ricchezza dei sentimenti ad avere il primo posto.”
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Il regista e produttore Louis Nero

È vero che Franco Nero è in contatto reale con una persona con tratti per certi versi simili a quelli raccontati nel film? “Sì, a Londra. Un vicino di casa che fino ad oggi è riuscito a nascondere abilmente la sua condizione, aiutato dalla moglie. Davvero sono in pochissimi a sapere che lui è cieco perché con grande forza di volontà e determinazione ha fatto di tutto pur di non offrire di sé l’immagine della vittima di una fato avverso. Quindi da questo punto di vista ci troviamo di fronte a un uomo molto coraggioso, che non si sente affatto diverso ma che anzi cerca di fare tutto, esattamente come qualsiasi altra persona. E ci riesce alla perfezione. Credo che sia un esempio davvero straordinario.” Il racconto cinematografico tocca anche il tema dell’accoglienza… “Certo. Emanuele non vuole proprio saperne di accogliere estranei in casa, ma le circostanze della vita lo mettono di fronte a una scelta obbligata di cui non è affatto contento. Invece saranno queste due donne di colore le artefici della sua nuova esistenza, di un risveglio emozionale e spirituale in grado di aprirgli il cuore e di vedere con altri occhi. Superando il suo stato abulico, il protagonista comincia ad amare nuovamente il mondo che lo circonda e si ritrova a gestire sentimenti dimenticati capaci di determinare in lui una sorta di resurrezione. La vittoria dell’amore.”

E ha riportato Kevin SpaceY ak cinema

Il ruolo riservato a Kevin Spacey è quello di un investigatore impegnato ad indagare su un caso particolare. Com’è nata la decisione di affidargli questa parte? “La decisione è stata ovvia: si tratta di una star a livello mondiale. Riconosco che la scelta è stata molto coraggiosa, forse agli occhi di qualcuno addirittura impopolare, e per questo ci siamo assunti, molto volentieri voglio sottolineare, una certa responsabilità. Per di più l’attore veste i panni di un detective alle prese con un caso di maltrattamenti su minori. Spacey, lo ribadisco, è un grandissimo attore che come sempre è entrato benissimo nella parte: personalmente sono certo che, una volta superati i suoi problemi personali, tornerà ad essere acclamato come merita.”
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Franco Nero regista e interprete nel film ’L’uomo che disegnò Dio’

Che genere di difficoltà ha incontrato Franco Nero in questo suo ruolo di non vedente? “È stata una parte molto impegnativa che ha messo in gioco tutta la sua esperienza di grande attore. In realtà ha studiato moltissimo e si è documentato davvero tanto sul mondo dei non vedenti. Credo che abbia chiesto consiglio anche a personaggi famosi con quel tipo di problema, ricevendo utili suggerimenti. Ha imparato a muoversi e perfino a pensare come loro, cosa molto rara nel cinema di casa nostra.” Grazie ai social Emanuele diventa popolare. Che influenza possono avere questi contemporanei mezzi di comunicazione per le persone affette da handicap? “Ogni mezzo può essere distruttivo o costruttivo, dipende dall’uso che se ne fa. Nel contesto del racconto il protagonista critica ferocemente i social, perché è questo il ritratto di quell’uomo impenetrabile rispetto a qualunque stimolo esterno. Li considera demolitori dell’individuo e della socialità reale. In realtà sarà proprio grazie a questi strumenti che verrà conosciuto in maniera ‘virale’, come si dice adesso, e apprezzato per i suoi straordinari meriti. All’inizio vivrà tutto in modo aggressivo e conflittuale , non essendo in grado di gestire la sua fama improvvisamente esplosa, ma ben presto grazie a un fecondo lavoro interiore riuscirà finalmente ad accettare quanto sta accadendo e a far pace con il proprio destino.”