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Home » Spettacolo » Micaela Ramazzotti e Paolo Virzì, amore al capolinea

Micaela Ramazzotti e Paolo Virzì, amore al capolinea

La storia tra l’attrice e il regista si sarebbe conclusa. Lui avrebbe già lasciato la casa in cui viveva con la famiglia

Barbara Berti
16 Marzo 2023
Il regista Paolo Virzì e l'attrice Micaela Ramazzotti (Ansa)

Il regista Paolo Virzì e l'attrice Micaela Ramazzotti (Ansa)

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Amore finito tra Micaela Ramazzotti e Paolo Virzì. La coppia del cinema italiano è arrivata al capolinea? Pare di sì, stavolta. Perché il regista avrebbe già lasciato il tetto coniugale.

L’attrice romana Micaela Ramazzotti (44 anni) e il regista livornese Paolo Virzì (59 anni) si sono sposati a Livorno il 17 gennaio 2009, il giorno del compleanno di lei. Galeotto fu il set del film “Tutta la vita davanti” (2008), la commedia agrodolce sul precariato raccontata attraverso il mondo dei call center. Lei si era presentata al provino per il film: il colpo di fulmine fu immediato tanto che nel giro di nemmeno due anni, i due diventarono marito e moglie.

Il post del settimanale "Diva e Donna"
Il post del settimanale “Diva e Donna”

Una coppia affiata e felice sia tra le mura domestiche sia in ambito professionale. Infatti, nel 2010 nasce il primo figlio, Jacopo (per Virzì il secondo visto che nel 1989, dalla relazione con l’attrice Paola Tiziana Cruciani, ha avuto Ottavia). Ad aprile 2013 viene alla luce la figlia Anna, il cui parto è stato ripreso nel film “Il nome del figlio” della regista Francesca Archibugi dove nel cast figura anche la Ramazzotti. Uniti in matrimonio e uniti sul set. La Ramazzotti, infatti, è protagonista di due pellicole firmate da Virzì: “La prima cosa bella” (2010) e “La pazza gioia” (2016)”.

Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti il giorno del matrimonio (Instagram)
Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti il giorno del matrimonio (Instagram)

Negli ultimi tempi, però, il legame si incrina. A novembre 2018 la coppia annuncia una crisi dopo dieci anni di matrimonio e la volontà di separarsi. Alcune indiscrezioni attribuivano all’attrice la decisione di chiudere il rapporto. La decisione è durata, però, solo qualche mese e a febbraio 2019 tutto sembrava essere tornato alla normalità. Qualche rivista di gossip aveva dato voce a fonti anonime vicine alla coppia scrivendo che il cineasta si sarebbe presentato sotto la casa dell’amata in lacrime, per ottenere la riconciliazione. All’epoca la coppia aveva cercato di mantenere la massima riservatezza sulla propria vicenda privata per proteggere i due figli.

Adesso, però, sembra che la coppia non sia riuscita a superare definitivamente la crisi. Secondo “Diva e donna”, la storia tra l’attrice e il regista ha fatto registrare una nuova rottura: Virzì avrebbe lasciato la casa in cui viveva con la sua famiglia per trasferirsi poco distante e restare vicino ai figli Anna (9 anni) e Jacopo (13).

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Amore finito tra Micaela Ramazzotti e Paolo Virzì. La coppia del cinema italiano è arrivata al capolinea? Pare di sì, stavolta. Perché il regista avrebbe già lasciato il tetto coniugale. L’attrice romana Micaela Ramazzotti (44 anni) e il regista livornese Paolo Virzì (59 anni) si sono sposati a Livorno il 17 gennaio 2009, il giorno del compleanno di lei. Galeotto fu il set del film “Tutta la vita davanti” (2008), la commedia agrodolce sul precariato raccontata attraverso il mondo dei call center. Lei si era presentata al provino per il film: il colpo di fulmine fu immediato tanto che nel giro di nemmeno due anni, i due diventarono marito e moglie.
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