Domenica sera, le stelle del cinema internazionale si sono riunite alla Royal Hall di Londra per la 77ª edizione dei premi Bafta. In attesa della cerimonia degli Oscar, il prossimo 11 marzo, i riconoscimenti britannici sono stati assegnati a tanti dei film candidati agli Academy, come “Oppenheimer” di Christopher Nolan (che si aggiudica sette statuette su 13 candidature) e “Povere Creature!” di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone premiata come Miglio Attrice. E ancora, “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer ha vinto tra l'altro come miglior film inglese e miglior film in lingua non inglese e “Il ragazzo e l'airone” di Hayao Miyazaki per l'animazione.
Ma le celebrità presenti in sala, quelle premiate e quelle rimaste a bocca asciutta, sono balzate tutte in piedi quando l'icona del cinema Michael J. Fox ha fatto un'apparizione a sorpresa ai Bafta 2024. Il protagonista di “Ritorno al futuro” è stato accolto da applausi scroscianti quando è stato presentato dal conduttore dell'evento, la star di “Doctor Who” David Tennant, che lo ha descritto come una “vera leggenda del cinema”. Mentre veniva accompagnato in carrozzina sul palco la telecamera ha girato tra il pubblico presente alla Royal Festival Hall, mentre alcune celebrità, tra cui Robert Downey Jr., Margot Robbie e Ryan Gosling, si alzavano in piedi per applaudire l'attore 62enne che, ha detto Tennant, è stato " il divo del cinema degli anni '80".
A Fox, diventato famoso per il ruolo di Alex P. Keaton nella sitcom “Legami di famiglia”, è stato diagnosticato il morbo di Parkinson nel 1991, all'età di 29 anni. Come purtroppo è noto si tratta di una malattia degenerativa incurabile, che colpisce il sistema nervoso e le capacità motorie, compromettendo progressivamente la deambulazione e l’uso della parola.
L'interprete di Marty McFly nella nota trilogia di Bob Gale e Robert Zemeckis, vincitore di cinque Emmy Award, di quattro Golden Globe, di un Grammy e due Screen Actors Guild Awards, è salito sul palco su una sedia a rotelle ma ha fatto gli ultimi passi verso il leggio senza aiuto. Sessantatrè anni a giugno, Michael J. Fox era a Londra per consegnare il premio per il miglior film, che alla fine è andato a “Oppenheimer”. Gli altri quattro contendenti erano: “Anatomia di una caduta”, “Killers of the Flower Moon”, “The Holdovers” e “Povere Creature!”.
Prima di rivelare il vincitore, ha detto: “Tutti e cinque hanno qualcosa in comune: sono il meglio di ciò di cui siamo capaci. Non importa chi sei o da dove vieni, i film possono unirci”.
“C'è un motivo per cui si dice che i film sono magici, perché possono cambiare la tua giornata, possono cambiare le tue prospettive, a volte possono persino cambiare la tua vita”, ha aggiunto prima di chiamare il cast vincitore a ritirare il riconoscimento.
Gli spettatori, sui social, hanno reagito entusiasti e altrettanto commossi all'emozionante apparizione dell’attore, tanto che molti hanno detto di essere “in lacrime” dopo aver sentito l'attore 62enne pronunciare il suo discorso.
Nel 2000, a nove anni dalla diagnosi, quest’ultimo ha dato vita alla Michael J. Fox Foundation for Parkinson's Research. Il conduttore dei Bafta Tennant ha quindi annunciato che la fondazione ha raccolto più di 2 miliardi di dollari fino ad oggi. La sua esistenza insieme con la sua famiglia, e il modo in cui il Parkinson influisce sulla loro realtà quotidiana, sono il soggetto del documentario di Apple TV+ “Still: A Michael J. Fox Movie”, in cui la narrazione della vita reale di Fox viene alternata con spezzoni di film come “Ritorno al futuro” e altri momenti salienti della sua carriera nel cinema. Nella pellicola racconta anche che lo shock per la diagnosi lo ha portato a bere pesantemente e a usare altri meccanismi di difesa, l'enorme impatto sulla sua famiglia e le sue sensazioni per il futuro. Anche questo documentario era in concorso ai Bafta, nella categoria in cui però a trionfare è stato “20 giorni a Maryupol”.