Michael J. Fox racconta il parkinson: "Non arriverò a 80 anni"

L'attore, celebre per l'interpretazione di Marty Mcfly in Ritorno al futuro, svela il modo in cui la malattia lo sta condizionando

di MARCO PILI -
30 aprile 2023
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In un'intervista a Cbs Sunday Morning, uno dei principali notiziari americani, Michael J. Fox ha rivelato che la sua convivenza con il parkinson sta peggiorando. La star di Hollywood, famosa per la trilogia fantasy di Ritorno al futuro e per le sue interpretazioni in Spin City o Casa Keaton, convive con la malattia da quando ha 29 anni. Nel 1991 gli è stata diagnosticata una grave forma di parkinson giovanile, resa nota al pubblico solo nel 1998, che ne ha comportato il prematuro ritiro dal grande schermo a soli nove anni dalla scoperta, nel 2000.
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Michael J. Fox con sua moglie, in occasione del 30° anniversario di Ritorno al futuro (Ansa)

Una diagnosi invalidante, che nelle parole stesse dell'attore lo sta mettendo sempre più a dura prova: "Sta bussando alla porta. Sarò franco, sta diventando sempre più difficile, ogni giorno è più difficile, purtroppo è così". Un piccolo teaser dell'intervista completa, che andrà in onda domenica 30 aprile, è stato diffuso dall'emittente. Nei pochi secondi di video, Fox mostra tremore, difficoltà nel parlare e instabilità posturale. Condizioni di salute che lasciano comprendere come la malattia stia aggredendo sempre di più la stella del cinema statunitense, che non nasconde nessuna delle conseguenze con le quali deve quotidianamente combattere.

"Le cadute possono diventare letali con il Parkinson, così come la disfagia (il cibo che va di traverso, ndr) o la polmonite. Tutte queste sottili cose che ti portano alla... ", ha raccontato il vincitore di ben quattro Golden Globe e un Oscar a Jane Pauley, giornalista di Cbs. "Non si muore di Parkinson, si muore con il Parkinson. Non arriverò a 80 anni", ha poi aggiunto. Una frase che fa gelare il sangue dei fan, e che rivela quanto l'attore sia a consapevole della gravità delle sue condizioni di salute.

La "Michael J. Fox Foundation"

Inoltre, il produttore cinematografico ha raccontato che, durante i 30 anni di convivenza con la patologia degenerativa, si è sottoposto ad un intervento alla spina dorsale per la rimozione di un tumore benigno che gli creava problemi nel camminare, a causa del quale ha subito la frattura di due braccia, di una mano e molteplici lesioni al volto.
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Durante l'ultima maratona di New York, il Team Fox ha raccolto oltre 775.000$ da donare in beneficienza (Instagram)

Ed è proprio grazie alla triste consapevolezza acquisita negli anni che, fin dal suo ritiro dalle scene occorso nel 2000, ha avuto la possibilità di dedicarsi totalmente alla "Michael J. Fox Foundation", associazione che contribuisce alla ricerca sul parkinson. "Per me, la speranza è ottimismo consapevole". È questa la frase che apre il sito web della Onlus, e che ne guida la ricerca all'insegna della scienza e della razionalità. Le scoperte ottenute grazie al gruppo di lavoro istituito dal 61enne hanno permesso scoperte molto importanti sulle caratteristiche della malattia, che in futuro potrebbero condurre all'individuazione di una cura.

"Still: A Michael J. Fox Movie", un documentario sulla malattia

Fin dal 1998, anno in cui la malattia è stata annunciata al pubblico, l'attore è sempre stato molto disponibile a parlare delle sue condizioni di salute. Su Apple Tv+ uscirà, venerdì 12 maggio, "Still: A Michael J. Fox Movie". Un documentario che racconta il percorso di convivenza con una patologia degenerativa che Fox è costretto ad accettare da ormai 30 anni.
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Michael J. Fox con sua moglie, Tracy Pollan (Instagram)

"Anche se sembra innaturale, ancora oggi, se riesco a trovare una piccola cosa per la quale essere grato, posso essere ottimista", ha rivelato la star del cinema a Entertainment Weekly. "E posso essere grato se ci penso, perché non avrei avuto il resto della mia vita se non fosse stato per le tante belle cose che mi sono successe in questi anni, Tracy (la moglie, ndr) prima di tutte". Un inno alla positività, anche in condizioni decisamente non positive, che lancia un grido di speranza per chi dovrà combattere in futuro contro questa orribile malattia.