Le candeline sull’ultima torta, 62, spente appena quindici giorni fa; il suo libro autobiografico, “Catartico Blues” (Sef, 2024), fresco di stampa, da poco stretto tra le mani. Con tutta la forza che gli era rimasta e che infine si è esaurita in un martedì di settembre, nello sconforto collettivo di chi aveva conosciuto l’artista ma anche l’uomo. Fine del viaggio per Nicola ‘Nick’ Becattini, bluesman pistoiese di fama internazionale, che il 10 settembre si è arreso alla malattia che gli fu diagnosticata nel 2018, la Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica. Ma “arreso” non è certo quel che si potrebbe dire di una persona che sin dai primi esiti degli accertamenti di sei anni fa ha scelto la via del racconto, della progettualità continua. Mai un attimo di cedimento nelle parole di Nick Becattini, mai l’indizio di una sofferenza insopportabile, confortato da quella incrollabile fede che gli era propria e da quell’amore sconfinato per la musica che lo accompagnava sin da bambino. Assieme a quello per gli affetti, la moglie Luisa, i figli Bambi e Marco, i fratelli Paolo e Giovanni e gli amici, una infinità di amici, come testimoniano le valanghe di ricordi che stanno intasando i social di Nick.
La sua vita personale e musicale
Iniziati gli studi alla fine degli anni Settanta, Becattini affianca alla didattica musicale tradizionale quella appresa sui palchi. Che la stoffa c’era lo si capisce subito, tanto che dall’esperienza con diverse formazioni locali – Tobia Blues Band, Traintime BB – arriva a quelle di richiamo nazionale, con la band Model T Boogie di Giancarlo Crea. E mentre i live continuano a fargli forti le ossa, ecco l’azzardo: trasferirsi nel tempio del blues, Chicago. Qui trascorrerà tre anni intensi, venendo ingaggiato da Son Seals (un guru del blues, per capirsi) e mettendo infine una sequenza di “bandierine” ai maggiori festival del genere negli Usa. Le tournee non mancano, negli States come in Europa, e le collaborazioni di prestigio neppure (Otis Rush, Sugar Blues, Lucky Peterson… ma la lista è lunga).
Poi nel 1993 il ritorno in patria e una serie di nuovi capitoli musicali – il progetto Nick Becattini & Serious Fun, poi semplicemente ‘Nick Becattini’, più avanti Nick Becattini & The Nickettes -, con partecipazioni a festival e programmi tv e radio che si moltiplicano e collaborazioni di alto livello, come quella con la cantante di Chicago Peaches Staten, con Carl Weathersby, Pinetop Perkins e Ty Leblanc, poi con la fiorentina Caterina Vichi.
La storia Nick l’ha scritta anche a casa sua, al Pistoia Blues, uno dei festival più autorevoli del genere, il cui palco Becattini lo ha salito almeno quindici volte. Più una. Quella accaduta proprio nel luglio scorso. "Ero io che volevo fare un regalo al festival e a Giovanni Tafuro con la mia canzone ‘Sweet Home Pistoia’ e invece è finita che la piazza il regalo lo ha fatto a me”, commentava lui all’indomani riferendosi all’enorme calore incontrato quella sera, 12 luglio. Ma le sue condizioni di salute già suggerivano in quell’occasione l’accelerata di una discesa che faceva presagire il peggio, pur volendo respingere con tutte le forze il pensiero.
Neppure due mesi dopo eccoci a raccontare di un epilogo che per quanto atteso non può non essere accolto con grande dolore e sofferenza. Con una consolazione enorme, anche se non bastevole, che chiamiamo ‘testamento’: la sua bellissima musica, i suoi libri (oltre al già citato "Catartico Blues”, “Dialoghi con Giulio”, in attesa di uscita per le Edizioni Paoline) e un docufilm, “I got the Blues-In viaggio con Nick Becattini” di Simona Morelli il cui lancio era già previsto il prossimo 26 settembre sul palco del Santomato Live, rassegna di cui Nick è stato presenza assidua. Ma al cui appuntamento questa volta sarà costretto a mancare.