“Ogni storia ha la sua dignità. Allora io racconto la mia”: la resa dei conti di Nick Becattini

Uno dei più grandi bluesman italiani ha deciso di tramandare la sua testimonianza e ricordo non più attraverso la musica, impossibilitato dalla Sla, ma attraverso le parole scritte di due libri

di LINDA MEONI
23 agosto 2024
Nick Becattini

Nick Becattini

Un anno e mezzo che la progressione della sua malattia ha impedito alle sue mani – di un talento fuori dal comune – di imbracciare la chitarra e pizzicare le corde. Un anno e mezzo che quell’urgenza di dire qualcosa doveva tradursi in altro e così ha fatto: scrivere.

“Perché ogni storia, nella sua verità, ha la propria dignità. E allora io racconto la mia. Che vale come quella di chiunque altro. Perché ognuna di queste è parte di un progetto più ampio, che riguarda tutti”.

Nick Becattini, pistoiese, ha 62 anni. È uno dei più grandi bluesman italiani. Lo dicono i nomi prestigiosi di chi ha accompagnato (Albert King, Son Seals, Otis Rush, Sunnyland Slim, Sugar Blue, Lucky Peterson, Billy Branch, Lurrie Bell, Buddy Scott), lo dicono le orecchie di chi lo abbia ascoltato. Nel 2018 è arrivata per lui una dolorosa diagnosi, che in sole tre lettere ‘Sla’, Sclerosi Laterale Amiotrofica, racconta di un percorso che già sai sarà in salita. Eppure niente ha impedito una nuova narrazione. Tanto che da allora hanno preso vita due progetti, in forma di libro. Il primo, “Catartico Blues”, in uscita a settembre per la Sef, il secondo “Dialoghi con Giulio” per le Edizioni Paoline. La sua storia Nick però l’ha raccontata prima in musica. Con un album, “Crazy legs”, uscito lo scorso anno.

Nick Beca Blues (Ph. Stefano Di Cecio)
Nick Beca Blues (Ph. Stefano Di Cecio)

Che album è “Crazy legs”?

“Una raccolta di composizioni. Ogni brano è una tappa della mia vita e comprende il percorso che sto affrontando. Due anni fa ho cominciato ad avere problemi alle mani e allora ho pensato di tirar fuori dal cassetto tutto quello che avevo scritto e messo via: blues, fusion, ballad. Ogni traccia ha un significato profondo per me. A partire dalla prima che si intitola ‘Doctor said’ quando il medico mi disse cosa avevo. E io, dopo il primo sgomento, mi sono messo subito a rimettere le cose in ordine. Poi c’è ‘Crazy Legs’, le mie gambe matte, che non possono più ballare sul palco come facevo sempre”.

Come convive con la malattia e con la nuova versione di sé?

“Con serenità e ricerca continua di equilibrio, cosa che la fede mi concede con la preghiera. Ho capito nel profondo il significato della Croce. Ho capito cosa significa affrontare tutti i giorni il sacrificio. Senza piangersi addosso. Sono cresciuto in una famiglia molto credente. La malattia ha reso la mia fede più profonda ed efficace”.

Nick Becattini
Nick Becattini

Fede che si ritrova anche in una sua canzone, dedicata alla Madonna…

“S’intitola ‘Stella del mattino’. È una preghiera ballad che ho scritto per la Fondazione Stella Maris di Calambrone. Il suo presidente Giuliano Maffei mi ha coinvolto in un progetto coraggioso: costruire un ospedale per la neuropsichiatria infantile”.

Quattordici volte è salito sul palco del Pistoia Blues, una delle più importanti rassegne musicali del genere. Anche quest’anno, a sorpresa…

“Avevo scritto una canzone in dono a Giovanni Tafuro, patron del festival, ‘Sweet home Pistoia’, e a tanti storici personaggi del festival stesso. Alla fine il regalo lo hanno fatto a me quella sera, invitandomi sul palco. Una fortissima emozione”.

Nick Beca Blues (Ph. Stefano Di Cecio)
Becattini al Pistoia Blues (Ph. Stefano Di Cecio)

A breve usciranno due suoi libri: di che si tratta?

“‘Catartico Blues’ è un’autobiografia la cui uscita sarà accompagnata dal docufilm ‘I got the blues-In viaggio con Nick Becattini’ di Simona Morelli. Nel libro racconto della musica, ma anche di persone, cose, storie. Il video raccoglie interviste a tanti colleghi musicisti che hanno suonato con me, con spezzoni di concerti e foto. Non una celebrazione, ma una sorta di resa dei conti con me stesso. L’altro libro, ‘Dialoghi con Giulio’, è invece l’incontro tra due malati, uno credente, l’altro no. Una riflessione in particolare sull’accettazione della propria croce, da vivere come dono. Attraverso questo dono giunge infine la consapevolezza di essere piccoli strumenti nelle mani del Signore.

Sono parole rivolte a quanti si trovano ad affrontare le prove più difficili ma anche a coloro che hanno la sensibilità di porsi domande scomode. Sia la serata-evento che faremo a settembre con la proiezione del video, sia la vendita di ‘Dialoghi con Giulio’, contribuiranno a sostenere due associazioni che si occupano di Sla: Aisla nazionale e la Spalti di Pistoia”.