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Home » Spettacolo » Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea

Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea

Bianca, la ballerina curvy, riesce a superare i suoi limiti mandando un forte messaggio body positive di accettazione

Barbara Berti
31 Ottobre 2022
Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)

Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)

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Disney ha la sua prima eroina “taglie forti” e il popolo del web è euforico. Una giovane ballerina “curvy” di nome Bianca è la protagonista del nuovo corto “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield, che fa parte della seconda serie di “Short Circuit”, il ciclo di cortometraggi sperimentali della compagnia americana.

Si tratta della prima volta che il colosso cinematografico affronta il tema della dismorfia corporea e lo fa raccontando la storia di una giovane ballerina di danza classica “che combatte il proprio riflesso, superando dubbi e paure incanalando la sua forza interiore, la sua grazia e il suo potere”. Nel corto, già disponibile su Disney+, la ragazza ha 13 anni e ha il sogno della danza classica. Ogni giorno si guarda e si percepisce lontana rispetto ai canoni rigorosi imposti dalla scuola in cui studia e dai suoi compagni. La sua forza, però, è il non lasciarsi scoraggiare, riuscendo a superare i dubbi e incanalando le paure in una nuova energia fatta di grazia e potenza. Il suo diventa così un messaggio body positive di accettazione, a cui arriva certamente dopo un grande lavoro su se stessa. Perché Bianca soffre di dismorfia corporea, disturbo che amplifica la visione dei propri presunti difetti tanto da farli diventare un’ossessione.

Una scena di “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield
Una scena di “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield

Insomma con questo corto arriva un bel messaggio di accettazione e un passo avanti verso l’inclusività. Disney da qualche tempo sta puntando su questi temi e il pubblico pare apprezzare. Sono tanti, infatti, i messaggi positivi dopo la visione del corto condivisi sui social. Segno di una storia che sicuramente fa commuovere, anche grazie al coraggio raccontato di Bianca, ma che fa riflettere, per il percorso di accettazione che la protagonista compie. “A 16 anni avevo bisogno di questo cortometraggio Disney, perché non volevo più essere la ragazza grassa della classe” ha detto un utente su Twitter, “mi hai davvero preso nei miei sentimenti” ha scritto un’altra giovane utente su TikTik dove il video è praticamente virale.

La positività del corpo è qualcosa in cui la regista Hillary Bradfield crede fermamente, come spiega in una recente intervista. “Girare il film dal punto di vista di una ballerina, ha spiegato, è stato naturale” ha detto la regista, aggiungendo: “Fa parte del mestiere guardare la tua postura e controllare le cose allo specchio, quindi mi è sembrato davvero un buon modo affrontare il tema mettendo la protagonista in quell’ambiente in cui deve guardare se stessa e non vuole”. La protagonista del corto, Bianca, riesce a superare i suoi sentimenti negativi e a ballare liberamente. “Ma la positività del corpo e l’accettazione di sé possono essere più facili a dirsi che a farsi” ha spiegato ancora Bradfield. “Quando le persone guardano il corto, spero che possano sentirsi più positive verso se stesse e il loro aspetto” ha concluso la regista.

Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)
Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)

La Disney ha compiuto diversi passi in avanti negli ultimi anni per migliorare la diversità dei suoi personaggi nei film d’animazione. All’inizio di quest’anno, la serie animata “Baymax!”, spin-off di “Big Hero 6”, presentava un personaggio transgender. Nel 2020, la Pixar della Disney ha rilasciato il suo primo film d’animazione “Soul” in cui l’unico protagonista è un personaggio nero, Joe Gardner, un professore e pianista jazz. Più recentemente, nel film “Red” l’eroina si trasforma in un enorme panda rosso in base al suo stato d’animo mutevole (e si parla anche di mestruazioni), mentre è atteso (in Italia l’uscita è prevista a maggio 2023) il live action de “La Sirenetta” interpretata da un’attrice nera, Halle Bailey, in cui finalmente anche le ragazzine di tutte le sfumature di pelle potranno riconoscersi.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Disney ha la sua prima eroina “taglie forti” e il popolo del web è euforico. Una giovane ballerina “curvy” di nome Bianca è la protagonista del nuovo corto “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield, che fa parte della seconda serie di “Short Circuit”, il ciclo di cortometraggi sperimentali della compagnia americana. Si tratta della prima volta che il colosso cinematografico affronta il tema della dismorfia corporea e lo fa raccontando la storia di una giovane ballerina di danza classica “che combatte il proprio riflesso, superando dubbi e paure incanalando la sua forza interiore, la sua grazia e il suo potere”. Nel corto, già disponibile su Disney+, la ragazza ha 13 anni e ha il sogno della danza classica. Ogni giorno si guarda e si percepisce lontana rispetto ai canoni rigorosi imposti dalla scuola in cui studia e dai suoi compagni. La sua forza, però, è il non lasciarsi scoraggiare, riuscendo a superare i dubbi e incanalando le paure in una nuova energia fatta di grazia e potenza. Il suo diventa così un messaggio body positive di accettazione, a cui arriva certamente dopo un grande lavoro su se stessa. Perché Bianca soffre di dismorfia corporea, disturbo che amplifica la visione dei propri presunti difetti tanto da farli diventare un’ossessione.
Una scena di “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield
Una scena di “Reflect”, prodotto dalla Disney, diretto da Hillary Bradfield
Insomma con questo corto arriva un bel messaggio di accettazione e un passo avanti verso l’inclusività. Disney da qualche tempo sta puntando su questi temi e il pubblico pare apprezzare. Sono tanti, infatti, i messaggi positivi dopo la visione del corto condivisi sui social. Segno di una storia che sicuramente fa commuovere, anche grazie al coraggio raccontato di Bianca, ma che fa riflettere, per il percorso di accettazione che la protagonista compie. “A 16 anni avevo bisogno di questo cortometraggio Disney, perché non volevo più essere la ragazza grassa della classe” ha detto un utente su Twitter, “mi hai davvero preso nei miei sentimenti” ha scritto un’altra giovane utente su TikTik dove il video è praticamente virale. La positività del corpo è qualcosa in cui la regista Hillary Bradfield crede fermamente, come spiega in una recente intervista. “Girare il film dal punto di vista di una ballerina, ha spiegato, è stato naturale” ha detto la regista, aggiungendo: “Fa parte del mestiere guardare la tua postura e controllare le cose allo specchio, quindi mi è sembrato davvero un buon modo affrontare il tema mettendo la protagonista in quell'ambiente in cui deve guardare se stessa e non vuole”. La protagonista del corto, Bianca, riesce a superare i suoi sentimenti negativi e a ballare liberamente. “Ma la positività del corpo e l’accettazione di sé possono essere più facili a dirsi che a farsi” ha spiegato ancora Bradfield. “Quando le persone guardano il corto, spero che possano sentirsi più positive verso se stesse e il loro aspetto” ha concluso la regista.
Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)
Reflect, il nuovo cortometraggio Disney che affronta il tema della dismorfia corporea (Instagram)
La Disney ha compiuto diversi passi in avanti negli ultimi anni per migliorare la diversità dei suoi personaggi nei film d'animazione. All'inizio di quest’anno, la serie animata “Baymax!”, spin-off di “Big Hero 6”, presentava un personaggio transgender. Nel 2020, la Pixar della Disney ha rilasciato il suo primo film d’animazione “Soul” in cui l’unico protagonista è un personaggio nero, Joe Gardner, un professore e pianista jazz. Più recentemente, nel film “Red” l’eroina si trasforma in un enorme panda rosso in base al suo stato d’animo mutevole (e si parla anche di mestruazioni), mentre è atteso (in Italia l’uscita è prevista a maggio 2023) il live action de “La Sirenetta” interpretata da un’attrice nera, Halle Bailey, in cui finalmente anche le ragazzine di tutte le sfumature di pelle potranno riconoscersi.
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