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Home » Spettacolo » Su Disney+ arriva Baymax! La serie animata con al centro personaggi gay e trans*

Su Disney+ arriva Baymax! La serie animata con al centro personaggi gay e trans*

Otto anni dopo il successo di Big Hero 6, l’adorabile Baymax ha ottenuto una serie tutta sua. Al centro di essa una rappresentazione queer che ha fatto impazzire il web

Edoardo Martini
1 Luglio 2022
Baymax

Baymax

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In esclusiva sulla piattaforma streaming è tornato l’affabile, gonfiabile e inimitabile robot sanitario Baymax straordinario co-protagonista del lungometraggio animato Big Hero 6, nel 2015 premio Oscar, che farà ciò per cui è stato programmato: aiutare gli altri.

Baymax: il primo trailer della serie spin-off di Big Hero 6 è finalmente disponibile

Sei passi verso la normalità: i sei episodi di Baymax

La nuovissima serie di avventure nel campo dell’assistenza medica sarà ambientata nella fantastica città di San Fransokyo. “Ho pensato che sarebbe stato divertente fare una serie Disney+ con Baymax che interagisce con persone normali“, ha detto il creatore della serie Don Hall, che ha diretto il film premio Oscar del 2014 Big Hero 6.

In ognuno dei sei episodi, Baymax vuole solo aiutare qualcuno e, molto spesso, si tratta di persone che non vogliono essere aiutate. Parte per risolvere un problema fisico che ha identificato e, nel processo, arriva a toccare un aspetto più profondo, più emotivo fino ad essere quasi rivoluzionario in questo ruolo”.

Ad esempio nel 3° episodio Baymax aiuta una ragazza di 12 anni, Sofia, che ha le prime mestruazioni. Entra in un negozio per comprare degli assorbenti e chiede aiuto ai clienti. Uno di questi è un uomo trans, con una t-shirt dai colori della bandiera transgender ed è nel supermercato proprio per comprare degli assorbenti.

Nell’episodio 4, invece, il protagonista trasmette coraggio ad un uomo nel farsi avanti con un ragazzo che da tempo gli piace. Nella giorni scorsi la serie Disney+ è stata in tendenza tutto il giorno negli USA, con i repubblicani sul piede di guerra per un’inclusione e una rappresentazione queer che loro trovano ‘inadatta’ ad un pubblico adolescenziale. Se non fosse che di inadatto, al giorno d’oggi, ci sia solo l’omotransfobia.

Le polemiche sono state però rispedite al mittente dai fan che hanno mostrato tutto il loro supporto alla serie, per il modo in cui hanno rappresentato nella serie due temi così delicati.

Un fermo immagine della serie di Baymax

La svolta verso il futuro: i personaggi queer affolleranno film e serie tv

Negli ultimi mesi Disney ha fatto grandissimi passi in avanti sul fronte dell’inclusione LGBTQ+, promettendo una sempre più massiccia presenza di personaggi dichiaratamente queer nei propri film e serie tv.

Per il Pride Month, ad esempio, Disney+ ha ideato una sezione ad hoc, mentre in Lightyear, titolo Pixar, abbiamo visto la prima coppia dichiaratamente queer della storia animata. In Strange World, 61esimo classico animato Disney in uscita a novembre, dovremmo invece avere il primo storico personaggio dichiaratamente gay. La Disney ha inoltre dichiarato guerra alla criticatissima legge “Don’t say gay” della Florida, sfidando apertamente il governatore repubblicano Ron DeSantis.

 

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Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
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