Young Lion. È con questo singolo che la cantante britannica di origine nigeriana Sade ha firmato il suo ritorno sulle scene dopo un’assenza durata 6 anni. La canzone è una lettera di scuse indirizzata al figlio Izaak per non averlo supportato nel suo percorso di affermazione di genere.
Young Lion sarà contenuto nell’album Transa – in uscita il 22 novembre – una compilation pro bono promossa da Red Hot per accrescere la consapevolezza sulla comunità transgender e valorizzare il lavoro di artisti trans e non-binari. “Mi spiace molto per te, devi esserti sentito davvero solo” dice Sade all’interno del pezzo riferendosi al figlio, al quale chiede anche di perdonarla perché “avrei dovuto saperlo”.
È stato lo stesso Izaak, in un’intervista rilasciata a Rolling Stone, a raccontare che cosa significhi per lui questo brano: “Ascoltare una canzone in cui un genitore riconosce i propri errori ed esprime il rimorso per non aver compreso appieno l’identità del proprio figlio può essere incredibilmente convalidante e curativo – sono le sue parole –. Questa canzone può essere un faro di speranza e un promemoria del fatto che i genitori possono imparare, crescere e infine accettare i loro figli per quello che sono veramente. Spero che possa offrire un senso di conforto, la sensazione di essere visti e compresi”.
La compilation “Trans” sarà composta da 46 brani, suddivisi in otto capitoli, per un totale di quasi quattro ore di musica. La cantante Sade, nell’annunciare il suo ritorno sui social, ha detto: “I trans sono sempre esistiti – si legge in uno dei suoi ultimi post – con molti nomi diversi nel tempo e nelle culture, spesso come guaritori spirituali e leader. Mentre i sistemi globali continuano a fallire, l’umanità e tutta la vita sulla terra, il viaggio intrapreso dai trans – e da tutti i popoli che sono stati oppressi – è un progetto di possibilità. Che sia uno scorcio della nostra liberazione collettiva e della luce dentro ognuno di noi”.
A raccontare i valori del progetto sono stati gli stessi produttori: “Abbiamo iniziato – dicono – a riflettere su tutto ciò che gli artisti trans hanno fatto per il mondo. Volevamo creare un progetto Red Hot che li celebrasse. La nostra speranza era di costruire una narrazione che presentasse le persone trans e non binarie come leader nella nostra società, per il profondo lavoro interiore che compiono per affermare chi sono oggi. È qualcosa che tutti dovrebbero fare. Indipendentemente dall’identità di genere, se ci prendessimo il tempo di esplorare il nostro genere e connetterci al nostro lato emotivo, potremmo costruire un futuro basato su valori di comunità, collaborazione, cura e guarigione”.