Francesca Vecchioni a Venezia "indossa" il libro di Michela Murgia

La presidente di Diversity sul red carpet con in mano "Stai zitta" per portare sotti i riflettori il potere della parola: "Siamo noi a cambiare le cose, ad essere da esempio"

di TERESA SCARCELLA
6 settembre 2023
Francesca Vecchioni a Venezia

Francesca Vecchioni a Venezia

“…ma che ti porti a fare un libro sul red carpet… alla gente non gliene frega niente” È, ahinoi, molto probabile che alla stragrande maggioranza della gente non gliene importi niente. Ma c'è chi lavora ogni giorno, anche nel suo piccolo, per far sì che prima o poi importi almeno a qualcun altro. È il caso di Francesca Vecchioni, la presidente di Diversity, fondazione no profit impegnata contro la discriminazione e in prima linea a difesa dei diritti delle Famiglie Arcobaleno.

Francesca Vecchioni sfila con "Stai zitta"

La frase iniziale è sua. Anzi, è ciò che si è sentita dire di fronte alla sua volontà di andare al festival del cinema di Venezia, sul red carpet, "indossando" il libro di Michela Murgia, "Stai zitta". La scrittrice, venuta a mancare meno di un mese fa, ha dedicato questo libro a uno dei più grandi ostacoli che la donna, ancora oggi, deve affrontare: il linguaggio. Non solo come inclusività, che tenga quindi conto di tutt* e rispetti l'altra persona, ma inteso proprio come diritto alla parola, alla libera espressione. Senza che qualcuno, un uomo toccato nel suo orgoglio mascolino che sente il potere scivolargli dalle mani, provi a zittirla. Proprio com'è accaduto alla stessa Murgia in radio, una delle volte in cui ha "osato" contraddire il suo interlocutore maschio. Un libro militante che riporta la parola, il linguaggio, al suo valore oggi poco riconosciuto. Valore che Francesca Vecchioni ha voluto portare sotto i riflettori di Venezia, in un momento in cui tante donne, sempre troppe, sono state zittite con la forza e in alcuni casi anche per sempre.
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La scrittrice, attivista, opinionista e drammaturga era nata a Cabras, in Sardegna, 51 anni fa

Il motivo della sua scelta lo spiega lei stessa, sui social.

"Le parole sono la prima arma, la prima salvezza"

"È passata un’estate di violenza, nelle parole, nelle immagini, nella cronaca. È passata su di noi lasciando ferite aperte, che creano paure. Ma ciò che accade non arriva all’improvviso, non c’è nulla che non fosse già presente. Nulla che non sapessimo già. Siamo dentro discorsi pubblici, esempi politici, strilli di giornali che sono un inno alla violenza, dove è talmente diffuso il concetto di superiorità di alcune persone su altre, che misoginia, razzismo, abilismo, etc.. vengono tollerati, sdoganati come chiacchiere da bar. Nessun esempio di dialogo, nessun esempio di responsabilità e rispetto dell’altra persona. Il Presidente Mattarella parla, solo, nel deserto di una politica, che legittima toni aggressivi, discriminatori, polarizzanti, tesi ad abbattere sempre, e a costruire mai. Dobbiamo smetterla di giustificare tutto pensando sia solo un’emergenza, ciò che succede è sistemico, è il frutto di una cultura che ci pervade e che fa il male della società. Di cosa ci meravigliamo? Sappiamo essere noi d’esempio? Sappiamo distinguerci noi? Sappiamo fermare un pensiero giudicante, a tavola in compagnia, sul lavoro, sappiamo essere femministə, antirazzistə… riusciamo a riconoscerlo, il nostro privilegio? No. È questo che dobbiamo fare, partire dalle parole, ricordarci che siamo noi a cambiare le cose, che siamo noi l’esempio.. non solo per figlie e figli, ma per chiunque abbiamo intorno. La responsabilità di chi fa politica e informazione, di chi usa e cavalca questa violenza, di chi non sa usare il rispetto e tutelare la dignità, è enorme. Così come lo è la nostra incapacità di comprendere quanto le parole siano la prima arma, e la prima salvezza. “…di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva” Michela Murgia

Diversity apre le porte del doppiaggio a tutt*

A proposito di parola, linguaggio e inclusività, la stessa fondazione Diversity porta la sua battaglia per l'inclusione anche nel mondo del cinema, appunto, in particolare nel settore del doppiaggio. Lo fa con un bando di Diversity Scolarship – For Dubbing, in collaborazione con Voice Art Dubbing.
L'obiettivo è "dare voce" a chi non ce l'ha, quindi sostenere aspiranti professionist* del mondo del doppiaggio appartenenti a gruppi sottorappresentati. Abilitare e professionalizzare chi ha fino ad oggi riscontrato difficoltà di accesso a opportunità formative e lavorative di questo tipo.