È una delle atlete italiane dichiaratamente Lgbt+ ai Giochi olimpici di Tokyo 2020. Alice Bellandi, judoka bresciana di 22 anni, non fa un vero coming out parlando di Chiara, la sua fidanzata. Da tempo infatti è nota la sua relazione con la compagna, "Lavora in un chiosco non lontano dal centro tecnico federale dove mi alleno. È stata la prima ragazza che ho portato a casa, a Brescia", a cui dedica bellissime frasi d’amore sui social.
In un'intervista dalla sua stanza nel villaggio olimpico a Tokyo, Alice racconta gli ultimi anni, svelando anche qualche segreto, a partire dall'inferno dei disturbi alimentari da cui, grazie alla sua tenacia e al supporto dei suoi allenatori, è riuscita ad uscire. E poi la laurea in Scienze motorie che sta per conseguire, il suo judo frenetico di cui va fiera e la prima esperienza olimpica in questo strano contesto, segnato dalla pandemia: "Non ho paragoni con altre Olimpiadi, a Rio non c'ero e chissà fra tre anni, il momento è questo, è qui ed è ora". E di sicuro, nonostante l’eliminazione di oggi nell’incontro di ripescaggio, le lacrime dell'azzurra dimostrano che la sua carriera tra le grandi è appena iniziata, e che la sua passione per quello sport è veramente molto forte.
Nel suo cuore, infatti, il judo occupa una buona metà. L’altra però è riservata a Chiara. Alice ha scoperto scoperto la sua omosessualità quando era molto giovane: "Un'amicizia davvero forte a 15 anni con una ragazza è diventata un amore. I miei genitori l'hanno capito da soli, non mi hanno detto nulla se non 'L'amore è amore'. Il mondo sta cambiando, in meglio”, dichiara felice.
"La società sta diventando più libera su questo aspetto e lo sport sta perdendo anche la sua aura machista per diventare davvero un posto inclusivo, per tutti", commenta l'atleta.
In effetti quelli di Tokyo saranno i Giochi Olimpici con il più alto numero di atleti lgbt+ (ne abbiamo parlato qui): 168 quelli che saranno presenti e che hanno fatto coming out nel corso degli anni. A Rio erano una cinquantina e in tutta la storia olimpica il totale complessivo non raggiungeva 300. E nella capitale giapponese va in scena un altro primato: sono in gara anche due persone transessuali e non era mai accaduto in precedenza.
C’è chi poi, come Alice e il neo campione olimpico della piattaforma 10 m nella gara di coppia, Tom Daley, della loro sessualità vanno talmente fieri da volerlo ‘urlare’ al mondo intero (qui il racconto del campione britannico). Secondo Bellandi l’amore lesbico è più accettato dalla società, ed è più facile da dichiarare pubblicamente: "Ancora di più nello sport, dove, come dicevo, l'uomo deve sempre essere muscoloso, forte, fare paura". Ma la ‘miglior accoglienza’ riservata alle ragazze omosessuali non deve ingannare. La discriminazione e l’odio verso la comunità Lgbt+ sono profondamente radicati nel nostro Paese, come dimostrano i recenti casi di aggressione verso i suoi appartenenti.
Per questo la judoka, che ha tutte le ‘armi’ per difendersi, si dice totalmente a favore del Ddl Zan contro l’omotransfobia, perché non si può rispondere alla violenza con la violenza, bensì con metodi legali. "Un provvedimento sacrosanto. Istituire il reato di discriminazione omofoba sarebbe un deterrente contro l'arretratezza che ancora si annida in alcuni angoli del nostro Paese".