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Home » Sport » Andrii Demchuk, paratleta e simbolo nel suo Paese: “L’Ucraina vincerà questo momento difficile”

Andrii Demchuk, paratleta e simbolo nel suo Paese: “L’Ucraina vincerà questo momento difficile”

Il campione di scherma in carrozzina, salito sul gradino più alto delle Paralimpiadi di Rio, nel 2016 dedicò la vittoria ai difensori ucraini: "Sono soldati, non militari; persone che combattono ogni giorno dando a tutti noi l’opportunità di vivere in libertà"

Giovanna Romano
13 Marzo 2022
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016

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Quando Andrii Demchuk, atleta ucraino di scherma in carrozzina, salì sul gradino più alto delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro dedicò la vittoria ai soldati-difensori ucraini: “Perché queste sono le persone che combattono ogni giorno e danno a tutti noi l’opportunità di fare la nostra vita, e a noi atleti di allenarci con serenità”.
Era il 2016. Sei anni prima dell’attacco russo del 24 febbraio 2022, l’esercito ucraino era già il simbolo di unità di una nazione, l’elemento in cui un popolo si identificava, l’orgoglio di ogni cittadino.
Andrii, una brillante carriera sportiva internazionale (4 volte campione di Europa e altrettante campione del mondo), nato 34 anni fa a Leopoli, sposato e padre di due figli, è un simbolo per l’Ucraina. Amputato a 19 anni per una grave malformazione al piede destro fin dalla nascita, si è laureato al politecnico della sua città e ha ottenuto un dottorato nel 2013. È conosciuto nel suo Paese anche per la sua attività di volontariato per i di bambini gravemente malati ed è facile incontrarlo mentre fa visita ai soldati feriti che hanno perso gli arti nella guerra, per sostenerli moralmente e dare loro consigli specifici su come convivere con un problema del genere.

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile disputate nel 2016

Il 26 gennaio scorso, un mese prima dell’invasione russa, in un’intervista rilasciata ad un giornale online ucraino, aveva già fatto riferimento alla guerra: “Quando parlo con questi ragazzi-guerrieri, sono sempre fermamente convinto che i nostri confini siano protetti in modo affidabile e che l’Ucraina vincerà sicuramente questa guerra. Perché quando siamo protetti dagli eroi, non abbiamo nulla di cui preoccuparci”.
Un amore smisurato per la patria e una rabbia feroce verso gli invasori attraversano le sue parole mentre risponde via social alle nostre domande, proprio poche ore prima che i missili russi arrivino nella sua città e che a Pechino si chiudano le Paralimpiadi dove l’Ucraina, nonostante la pressione e lo sconforto degli atleti, ha chiuso al secondo posto (dopo la Cina) con un medagliere che conta 11 ori, 10 argenti e 8 bronzi.
“La mia famiglia è al sicuro e siamo tranquilli perché abbiamo un esercito che, se serve, difenderà la nostra patria. Viviamo a Leopoli, che al momento è una delle città più sicure (i missili russi hanno bombardato l’International Center for Peacekeeping and Security vicino al confine polacco poche ore dopo questa intervista, ndr), ma il mio appartamento si trova a 200 metri dalla pista dell’aeroporto di Leopoli e quando è iniziata la guerra ho portato mia moglie e due bambini piccoli in città. La sera stessa ho deciso che dovevano essere evacuati in Polonia, dove sono in questo momento, ma molti miei amici e alcuni parenti sono coinvolti nelle ostilità. L’Ucraina nel corso della sua storia ha difeso costantemente le sue terre, noi non abbiamo mai attaccato”.

Lei è in contato con i suoi compagni di squadra e i suoi allenatori?

“Abbiamo una chat Viber in cui ci scriviamo ogni giorno per sapere chi si trova in pericolo e dove esattamente. Siamo molto preoccupati in questo momento, perché uno dei nostri schermitori vive a Mariupol con sua moglie e il bambino e non si sente da una settimana”.

E con i suoi avversari russi?

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016

“Mi vergogno che queste persone non esprimano la loro posizione. Non un solo cittadino russo ha scritto una parola. È ipocrita. Per me sono alla pari del loro leader Putin. C’erano alcuni rappresentanti della Russia che hanno scritto alcuni commenti, ma sono parole nel coro di coloro che sono d’accordo con l’invasione. Per me ormai sono ex rivali sportivi e (ex) amici”.

Il 23 febbraio gli atleti ucraini sono tornati a casa dopo i Giochi invernali di Pechino e si sono svegliati il giorno dopo da un attacco militare alle loro città. Non c’è stato rispetto per il Paese neppure per la tregua olimpica

“Di che tipo di Carta Olimpica stiamo parlando? Questo è l’esercito di un Paese che non aveva bisogno di ragioni per l’attacco. Hanno appena deciso di ricattare l’Ucraina e il mondo intero!”.

Il comitato olimpico ha escluso gli atleti paralimpici russi e bielorussi dai Giochi di Pechino 2022 perché l’attacco all’Ucraina ha violato la tregua olimpica che terminerà 7 giorni dopo la fine delle Paralimpiadi, il 20 marzo.

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016

“Non mi interessa che l’IPC abbia vietato loro di parlare. I miei fratelli e sorelle stanno fuggendo dai bombardamenti, di che sport stiamo parlando? Quando sono in gioco la vita o la morte e il divertimento, scelgo la vita!”.

Ci sono stati forti reazioni negative a questa decisione: le persone pensano che sia ingiusto punire gli atleti per una decisione politica e che lo sport debba unire, non dividere.

“Invito a Kharkiv, Mariupol, Sumy tutti coloro che non hanno capito. Benvenuti. Lo sport è finanziato dallo Stato. Tutti gli Stati vogliono risultati, tutti hanno bisogno di buoni risultati. Allora, lo sport è politica! Se avete eletto questo presidente senza senso, allora avete tutti una responsabilità condivisa”.

Lei ha una grande esperienza ai Giochi Paralimpici. Come pensa che abbiano vissuto  i suoi connazionali sotto questa forte pressione psicologica e morale?

“Credo che il presidente del Comitato Paralimpico Syshkevych e l’intera squadra stiano facendo del loro meglio per dimostrare che l’Ucraina vincerà in questo momento difficile. Penso che lo sport possa sicuramente avere un ruolo, ma credo e so che la mia terra, la mia Ucraina è difesa dai soldati, e non solo dai militari, ma ogni ucraino lavora e fa di tutto per sconfiggere gli occupanti”.

Può dirci com’è diventato un paratleta?

“Quando sono nato è stato subito chiaro che avevo un grosso problema medico. Un piede era molto più grande dell’altro. I medici del reparto maternità consigliarono ai miei genitori di sottopormi a un intervento chirurgico a questo arto: loro non erano d’accordo e per qualche tempo sono cresciuto come un bambino normale. Frequentavo la scuola, giocavo a calcio, praticavo il basket e l’unico inconveniente era che avevo bisogno di speciali scarpe ortopediche. Ma già all’età di 8 anni ho iniziato a provare disagio. I miei genitori decisero di portarmi a Mosca per un’operazione, dove a quel tempo c’erano i migliori specialisti nello spazio post-sovietico”.

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016

Ed è iniziato un lungo percorso…

“Ci sono volute tre operazioni di questo tipo, poi mi sono sentito molto male. E dopo la terza operazione i miei genitori sono saliti sul treno con me e siamo andati a Leopoli. I nostri medici mi avevano già curato qui. E quando ho compiuto 19 anni, i miei problemi alle gambe sono diventati così gravi che sono andato al nostro centro oncologico di Leopoli. Ricordo ancora la svolta nella mia vita e nella mia carriera sportiva. Il chirurgo, visitandomi, con calma e molto seriamente mi disse una frase che ha cambiato tutto, all’istante: ‘Andrew, perché tieni una gamba dolorante? Il tuo esempio può ispirare e motivare non solo le persone con disabilità, e non solo in Ucraina. Tagliamola e sostituiamola con una protesi a tutti gli effetti e finalmente vivrai una vita sana. Dimentica tutti i tuoi problemi’. Ricordo ancora la lacrima che scorreva lungo la guancia di mia madre. Gli risposi: ‘Quando si fa l’intervento?’. La mattina seguente l’operazione ebbe successo e quattro mesi dopo ero pronto per la mia prima protesi”.

Qual è stata la prima cosa che ha fatto sulle ‘nuove gambe’?

Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016

“Sono andato a fare una passeggiata con la mia ragazza”.

Il successo più appagante?

“Le vittorie più memorabili per me sono state le Paralimpiadi del 2016 in Brasile. La nostra squadra ha vinto ben 117 medaglie. Di queste, 41 erano d’oro, 37 d’argento e 39 di bronzo. Quando i nostri giornalisti mi hanno chiesto: ‘A chi dedica questa vittoria?’, onestamente, senza pensarci un attimo, ho risposto ai nostri soldati-difensori ucraini. Perché queste sono le persone che combattono ogni giorno e danno a tutti noi l’opportunità di fare le proprie cose, e noi atleti di allenarci in serenità”.

Il nome di questo atleta ucraino, Andrii Demchuk, è noto in tutto il mondo. Le sue parole sono di ispirazione per migliaia di persone, un invito a superare le difficoltà della vita. Dopo i suoi discorsi tante persone con disabilità sono diventate attive nello sport, hanno deciso di rimettersi in gioco studiando e conquistando l’opportunità di guadagnare uno stipendio decente per poter sostenere finanziariamente le loro famiglie, nonostante i limiti fisici: un uomo senza un arto, ad esempio, è riuscito a scalare la montagna più alta dei Carpazi ucraini – Hoverla – da solo. Inoltre, il nostro paratleta oltre a una brillante carriera sportiva è riuscito a laurearsi in due università (Lviv Polytechnic University e Lviv State Institute of Physical Culture), ottenendo un dottorato di ricerca.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Quando Andrii Demchuk, atleta ucraino di scherma in carrozzina, salì sul gradino più alto delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro dedicò la vittoria ai soldati-difensori ucraini: “Perché queste sono le persone che combattono ogni giorno e danno a tutti noi l’opportunità di fare la nostra vita, e a noi atleti di allenarci con serenità”. Era il 2016. Sei anni prima dell'attacco russo del 24 febbraio 2022, l’esercito ucraino era già il simbolo di unità di una nazione, l’elemento in cui un popolo si identificava, l’orgoglio di ogni cittadino. Andrii, una brillante carriera sportiva internazionale (4 volte campione di Europa e altrettante campione del mondo), nato 34 anni fa a Leopoli, sposato e padre di due figli, è un simbolo per l’Ucraina. Amputato a 19 anni per una grave malformazione al piede destro fin dalla nascita, si è laureato al politecnico della sua città e ha ottenuto un dottorato nel 2013. È conosciuto nel suo Paese anche per la sua attività di volontariato per i di bambini gravemente malati ed è facile incontrarlo mentre fa visita ai soldati feriti che hanno perso gli arti nella guerra, per sostenerli moralmente e dare loro consigli specifici su come convivere con un problema del genere.
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile disputate nel 2016
Il 26 gennaio scorso, un mese prima dell’invasione russa, in un’intervista rilasciata ad un giornale online ucraino, aveva già fatto riferimento alla guerra: “Quando parlo con questi ragazzi-guerrieri, sono sempre fermamente convinto che i nostri confini siano protetti in modo affidabile e che l’Ucraina vincerà sicuramente questa guerra. Perché quando siamo protetti dagli eroi, non abbiamo nulla di cui preoccuparci”. Un amore smisurato per la patria e una rabbia feroce verso gli invasori attraversano le sue parole mentre risponde via social alle nostre domande, proprio poche ore prima che i missili russi arrivino nella sua città e che a Pechino si chiudano le Paralimpiadi dove l’Ucraina, nonostante la pressione e lo sconforto degli atleti, ha chiuso al secondo posto (dopo la Cina) con un medagliere che conta 11 ori, 10 argenti e 8 bronzi. “La mia famiglia è al sicuro e siamo tranquilli perché abbiamo un esercito che, se serve, difenderà la nostra patria. Viviamo a Leopoli, che al momento è una delle città più sicure (i missili russi hanno bombardato l’International Center for Peacekeeping and Security vicino al confine polacco poche ore dopo questa intervista, ndr), ma il mio appartamento si trova a 200 metri dalla pista dell’aeroporto di Leopoli e quando è iniziata la guerra ho portato mia moglie e due bambini piccoli in città. La sera stessa ho deciso che dovevano essere evacuati in Polonia, dove sono in questo momento, ma molti miei amici e alcuni parenti sono coinvolti nelle ostilità. L’Ucraina nel corso della sua storia ha difeso costantemente le sue terre, noi non abbiamo mai attaccato”. Lei è in contato con i suoi compagni di squadra e i suoi allenatori? “Abbiamo una chat Viber in cui ci scriviamo ogni giorno per sapere chi si trova in pericolo e dove esattamente. Siamo molto preoccupati in questo momento, perché uno dei nostri schermitori vive a Mariupol con sua moglie e il bambino e non si sente da una settimana”. E con i suoi avversari russi?
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
“Mi vergogno che queste persone non esprimano la loro posizione. Non un solo cittadino russo ha scritto una parola. È ipocrita. Per me sono alla pari del loro leader Putin. C’erano alcuni rappresentanti della Russia che hanno scritto alcuni commenti, ma sono parole nel coro di coloro che sono d’accordo con l’invasione. Per me ormai sono ex rivali sportivi e (ex) amici”. Il 23 febbraio gli atleti ucraini sono tornati a casa dopo i Giochi invernali di Pechino e si sono svegliati il giorno dopo da un attacco militare alle loro città. Non c’è stato rispetto per il Paese neppure per la tregua olimpica “Di che tipo di Carta Olimpica stiamo parlando? Questo è l’esercito di un Paese che non aveva bisogno di ragioni per l’attacco. Hanno appena deciso di ricattare l’Ucraina e il mondo intero!”. Il comitato olimpico ha escluso gli atleti paralimpici russi e bielorussi dai Giochi di Pechino 2022 perché l’attacco all’Ucraina ha violato la tregua olimpica che terminerà 7 giorni dopo la fine delle Paralimpiadi, il 20 marzo.
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
“Non mi interessa che l’IPC abbia vietato loro di parlare. I miei fratelli e sorelle stanno fuggendo dai bombardamenti, di che sport stiamo parlando? Quando sono in gioco la vita o la morte e il divertimento, scelgo la vita!”. Ci sono stati forti reazioni negative a questa decisione: le persone pensano che sia ingiusto punire gli atleti per una decisione politica e che lo sport debba unire, non dividere. “Invito a Kharkiv, Mariupol, Sumy tutti coloro che non hanno capito. Benvenuti. Lo sport è finanziato dallo Stato. Tutti gli Stati vogliono risultati, tutti hanno bisogno di buoni risultati. Allora, lo sport è politica! Se avete eletto questo presidente senza senso, allora avete tutti una responsabilità condivisa”. Lei ha una grande esperienza ai Giochi Paralimpici. Come pensa che abbiano vissuto  i suoi connazionali sotto questa forte pressione psicologica e morale? “Credo che il presidente del Comitato Paralimpico Syshkevych e l’intera squadra stiano facendo del loro meglio per dimostrare che l’Ucraina vincerà in questo momento difficile. Penso che lo sport possa sicuramente avere un ruolo, ma credo e so che la mia terra, la mia Ucraina è difesa dai soldati, e non solo dai militari, ma ogni ucraino lavora e fa di tutto per sconfiggere gli occupanti”. Può dirci com'è diventato un paratleta? “Quando sono nato è stato subito chiaro che avevo un grosso problema medico. Un piede era molto più grande dell’altro. I medici del reparto maternità consigliarono ai miei genitori di sottopormi a un intervento chirurgico a questo arto: loro non erano d’accordo e per qualche tempo sono cresciuto come un bambino normale. Frequentavo la scuola, giocavo a calcio, praticavo il basket e l’unico inconveniente era che avevo bisogno di speciali scarpe ortopediche. Ma già all’età di 8 anni ho iniziato a provare disagio. I miei genitori decisero di portarmi a Mosca per un’operazione, dove a quel tempo c’erano i migliori specialisti nello spazio post-sovietico".
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016
Ed è iniziato un lungo percorso... "Ci sono volute tre operazioni di questo tipo, poi mi sono sentito molto male. E dopo la terza operazione i miei genitori sono saliti sul treno con me e siamo andati a Leopoli. I nostri medici mi avevano già curato qui. E quando ho compiuto 19 anni, i miei problemi alle gambe sono diventati così gravi che sono andato al nostro centro oncologico di Leopoli. Ricordo ancora la svolta nella mia vita e nella mia carriera sportiva. Il chirurgo, visitandomi, con calma e molto seriamente mi disse una frase che ha cambiato tutto, all’istante: 'Andrew, perché tieni una gamba dolorante? Il tuo esempio può ispirare e motivare non solo le persone con disabilità, e non solo in Ucraina. Tagliamola e sostituiamola con una protesi a tutti gli effetti e finalmente vivrai una vita sana. Dimentica tutti i tuoi problemi'. Ricordo ancora la lacrima che scorreva lungo la guancia di mia madre. Gli risposi: 'Quando si fa l’intervento?’. La mattina seguente l’operazione ebbe successo e quattro mesi dopo ero pronto per la mia prima protesi". Qual è stata la prima cosa che ha fatto sulle 'nuove gambe'?
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
Andrii Demchuck, campione ucraino di scherma in carrozzina, medaglia d’oro alla XV edizione dei Giochi paralimpici estivi di Rio del 2016
“Sono andato a fare una passeggiata con la mia ragazza". Il successo più appagante? “Le vittorie più memorabili per me sono state le Paralimpiadi del 2016 in Brasile. La nostra squadra ha vinto ben 117 medaglie. Di queste, 41 erano d’oro, 37 d’argento e 39 di bronzo. Quando i nostri giornalisti mi hanno chiesto: 'A chi dedica questa vittoria?’, onestamente, senza pensarci un attimo, ho risposto ai nostri soldati-difensori ucraini. Perché queste sono le persone che combattono ogni giorno e danno a tutti noi l’opportunità di fare le proprie cose, e noi atleti di allenarci in serenità". Il nome di questo atleta ucraino, Andrii Demchuk, è noto in tutto il mondo. Le sue parole sono di ispirazione per migliaia di persone, un invito a superare le difficoltà della vita. Dopo i suoi discorsi tante persone con disabilità sono diventate attive nello sport, hanno deciso di rimettersi in gioco studiando e conquistando l’opportunità di guadagnare uno stipendio decente per poter sostenere finanziariamente le loro famiglie, nonostante i limiti fisici: un uomo senza un arto, ad esempio, è riuscito a scalare la montagna più alta dei Carpazi ucraini – Hoverla – da solo. Inoltre, il nostro paratleta oltre a una brillante carriera sportiva è riuscito a laurearsi in due università (Lviv Polytechnic University e Lviv State Institute of Physical Culture), ottenendo un dottorato di ricerca.
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