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Ciclismo, Austin Killips è la prima donna trans a vincere un tour Uci

Il successo della 27enne di Chicago ha scatenato feroci polemiche. Tra i commenti più duri: “E’ come essere dopati”, “stanno uccidendo lo sport"

di BARBARA BERTI -
4 maggio 2023
L'atleta transgender Austin Killips (Instagram)

L'atleta transgender Austin Killips (Instagram)

Nel mondo del ciclismo Austin Killips è la prima donna trans a vincere un tour Uci: scoppia la polemica. Austin Killips, nato maschio a Chicago 27 anni fa ma nel frattempo divenuto femmina, è diventata la prima atleta transgender a vincere una gara del calendario ufficiale Uci. È accaduto al “Tour of the Gila” in New Mexico, prova di classe 2.2. L'atleta si è aggiudicata il titolo arrivando prima nella quinta e ultima tappa, vestendo anche la maglia di “Regina delle montagne” come miglior scalatore.
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L'atleta transgender di 27 anni sul gradino più alto del podio (Instagram)

Un successo che ha riportato alla mente quelli, nel nuoto, di Lia Thomas, altra statunitense. Ed ha riacceso le polemiche sulle atlete transgender che gareggiano in eventi femminili. L'ex ciclista Inga Thompson, tre volte alle Olimpiadi con il team Usa e vincitrice di tre argenti in altrettanti Mondiali su strada, è stata la più critica, sostenendo che l'Uci - la Federazione mondiale - sta “uccidendo il ciclismo femminile”. L'atleta 27enne di Chicago, che ha iniziato a correre nel 2019 e gareggia anche nel ciclocross, ha scritto su Instagram: “Dopo una settimana di sciocchezze su Internet, sono particolarmente grata a tutti coloro che nello sport continuano ad affermare che Twitter non è la vita reale". E ha aggiunto: "Amo le mie colleghe ed avversarie. Sono grata per ogni opportunità che ho di imparare e crescere come persona e atleta insieme”.
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La festa sul podio “Tour of the Gila” in New Mexico (Instagram)

La prima transgender a vincere (e forse l'ultima)

La 27enne è la prima donna transgender in assoluto a trionfare tra le donne e forse l'unica perché rischia di essere l'ultima Il suo successo ha riacceso feroci polemiche sulla presenza di atleti maschi in pubertà e femmine in età adulta, con molti che ne stanno chiedendo l'esclusione dalle competizioni femminili. Dopo la vittoria, infatti, nel mondo delle due ruote si è arrivati addirittura a parlare di “morte dello sport femminile”. Questa campana del dibattito ritiene, infatti, che una persona nata con un fisico maschile non possa poi andare a competere con le donne. Tale campana sembra addirittura insinuare che questa potrebbe essere una scappatoia per raggiungere risultati discreti.
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Dopo il successo dell'atleta transgender si è arrivati a parlare di "morte dello sport"

La questione è chiaramente molto delicata e intacca l’animo di ognuno di noi e va a toccare campi che non fanno propriamente parte del mondo dello sport, ma è evidente che pone una riflessione che non potrà essere rimandata a lungo. “E' l'equivalente ciclistico di Lia Thomas”, ha ribattuto l'ex ciclista Thompson, intervistata dal “Telegraph Sport”. Lo scorso anno la nuotatrice Thomas ha vinto un titolo collegiale femminile degli Stati Uniti (che poi le è stato tolto), dopo essersi classificata 554a a livello nazionale nella equivalente categoria maschile. “Abbiamo più di 50 donne transgender in questo sport. E quello che sta succedendo, nell'indifferenza, è che le donne se ne vanno. Abbandonano senza nemmeno provare più a protestare” ha sottolineato Thompson. Dura pure la reazione dell'argento olimpico canadese Alison Sydor, per la quale la partecipazione della 27enne americana alla gara “non è diversa dal doping”.
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La 27enne di Chicago a un passo dal traguardo (Instagram)

La posizione della Federazione

L'Uci, con una nota, ha difeso le proprie regole, sottolineando che “si basano sulle più recenti conoscenze scientifiche e sono state applicate in modo coerente”. La Federazione ha aggiunto che “continua a seguire l'evoluzione delle scoperte scientifiche” e che “potrebbe cambiare i propri regolamenti in futuro con l'evolversi di queste”. Alle atlete transgender era richiesto di abbassare i loro livelli di testosterone a 2,5 nanomoli per litro per un periodo di 24 mesi prima di competere in eventi femminili. Nel 2022 la Federazione è stata portata sotto i riflettori per la vicenda della britannica Emily Bridges, una delle concorrenti transgender di più alto profilo del ciclismo. Così la Federazione ha inasprito le regole sull'ammissibilità. E, infatti, ha portato il livello a 5 nanomoli per litro per 12 mesi. Ma, a quanto pare, non basta.