La giustizia ha parlato: "La colpa di Emanuela Maccarani? Aver avuto un eccesso di affetto per la ginnasta Anna Basta". Questi sono i fatti per come un tribunale li ha fissati agli atti. Peccato che dietro ci sia un abisso, fatto di violenze psicologiche, di abusi, di disagio. Il contesto, per chi non lo sapesse, è quello dello scandalo scoppiato nel mondo della ginnastica ritmica circa un anno fa dopo le prime denunce di abusi psicologici delle ex Farfalle Anna Basta e Nina Corradini e la valanga che ha coinvolto in particolare l'Accademia di Desio.
Arriva, quindi, la prima sentenza sul caso, quella del tribunale sportivo, che mette la parola fine a undici mesi di accuse e difesa, di critiche e di tentativi di giustificazione. Quattro udienze, una a Milano e tre a Roma, hanno dato come esito finale il verdetto pronunciato ieri, 29 settembre, che "ammonisce" l'allenatrice della nazionale di ritmica, Emanuela Maccarani, ed assolve la sua assistente Olga Tishina. La prima partita è chiusa, in attesa che la procura di Monza faccia il proprio lavoro con la giustizia ordinaria. Ma la sentenza di ieri lascia con l'amaro in bocca non solo i giornalisti presenti ieri in aula, a cui le parole del procuratore federale Michele Rossetti hanno strappato qualche sorriso incredulo.
Il tribunale sportivo: "Non c'è prova di un comportamento vessatorio"
Il collegio del tribunale federale, presieduto da Marco Leoni, ha ora 10 giorni di tempo per la pubblicazione delle motivazioni, ma il dispositivo è già destinato a far discutere. In particolare per l'arringa di Rossetti, il quale ha dichiarato: "Non c'è prova di un comportamento vessatorio nei confronti delle ginnaste" e anzi se una colpa si può imputare a Emanuela Maccarani è quella di "eccesso di affetto nei confronti". "Si è trattato di generosità nei confronti della Basta per renderla performante per farla partecipare alle Olimpiadi", comportamento che ha però determinato "un disagio che non mettiamo in dubbio", ha concluso. È così che il procuratore federale ha spiegato le richieste di ammonizione per l'allenatrice che, secondo gli articoli contestati, avrebbe potuto rischiare anche una multa, o addirittura una squalifica o la radiazione. Nulla di tutto questo: la giuria ha invece confermato le richieste di Michele Rossetti, accompagnato durante il processo anche da Livia Rossi, procuratore nazionale presso la Procura Generale dello Sport, "prestata", fanno sapere dalla Federginnastica, "per dare ancor maggiore trasparenza al procedimento". "Il punto del procedimento è trovare la linea di demarcazione tra quello che è il giusto rimprovero dell'allenatore e quando invece questo viene superato, diventando umiliazione", aveva detto Rossi in apertura d'udienza, trovando risposta nelle parole del procuratore federale secondo il quale non sussistono prove "di comportamenti vessatori finalizzati all'ottenimento delle medaglie".Scandalo ginnastica: Tishina assolta e Maccarani solo ammonita
Da qui la richiesta di ammonizione per la Maccarani e di assoluzione per Olga Tishina, che "non ha compiuto il fatto". La difesa dell'allenatrice delle Farfalle chiedeva però l'assoluzione totale anche per lei: secondo l'avvocato Avilio Presutti a Desio il clima era "familiare" e anzi, a Maccarani "spetterebbe una medaglia per non aver abbandonato Anna Basta", visti i problemi dell'ex ginnasta nel mantenere il peso forma durante il suo periodo all'Accademia. Il discorso di Presutti ha anticipato una camera di consiglio durata circa due ore, che ha portato alla sentenza di primo grado a livello di giustizia sportiva. Non è da escludere che l'allenatrice faccia ricorso alla Corte federale d'appello per vedersi tolta anche l'ammonizione, ma è ancora presto per dirlo. Nel frattempo, però, dopo l'udienza coi giornalisti ha ripercorso gli 11 mesi che definisce "dolorosi e difficili", ribandendo di "avere la coscienza a posto", nonostante una ferita che "rimarrà per tutta la vita".Rabbia e incredulità per la sentenza
E le ferite delle ex Farfalle che hanno smascherato gli abusi? Che si sono esposte, che hanno trovato il coraggio di rompere il silenzio su un mondo evidentemente malato (anche per il solo fatto che questo processo è stato avviato è innegabile che il settore della ginnastica abbia dei gravi problemi al suo interno) mettendoci la faccia anche davanti a chi replica rinfacciando loro un ritardo nelle denunce? Innanzitutto, partendo proprio da questo, è ora di dire basta ai giudizi non richiesti di chi si arroga il diritto di definire i tempi giusti per denunciare una molestia, un abuso, una violenza. E poi è difficile definire giustizia quella che considera "eccessivo affetto" l'atteggiamento di una persona che, invece di ispirarti e guidarti nella tua passione, ti dice che sei troppo grassa, di vergognarti, che ti impone di non bere e non mangiare o ti fa sottoporre costantemente all'impietoso 'rito della bilancia'. E non stiamo esagerando, sono le parole dette, ribadite, scritte nero su bianco da Corradini e Basta, due ragazze poco più che ventenni, e da altri e altre ginnaste che, sul loro esempio, hanno deciso di dire basta a un sistema distruttivo e malato, che le ha portate a gravi disturbi psicologici e alimentari, fino a far nascere in alcune persino pensieri suicidi."Prendo atto della decisione del Tribunale sportivo, che purtroppo non mi sorprende" perché "mostra in maniera inequivocabile la distanza tra le atlete e l'organo che dovrebbe garantire la loro tutela" commenta evidentemente arrabbiata l'ex ginnasta romana, mentre l'amica ed ex compagna tra le Farfalle affida il suo pensiero amareggiato ai social. "Come si può giustificare un abuso dietro 'l’eccessivo affetto'? È come se in un rapporto violento di coppia si potesse ancora giustificare il partner aggressivo per l’eccessivo amore - scrive la 22enne bolognese -. Continuerò ad essere presente ed a espormi per dare speranza a tutti quei ragazzi e ragazze che coltivano dei sogni, perché cambiare si può. Si deve".Visualizza questo post su Instagram