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Home » Sport » Scandalo nella ginnastica ritmica italiana: la pedana trema, tra indagini e voci discordanti

Scandalo nella ginnastica ritmica italiana: la pedana trema, tra indagini e voci discordanti

Dopo le denunce di Corradini, Basta e Galtarossa arriva il commissariamento dell'Accademia di Desio. La capitana Maurelli difende la disciplina: "Non così subdola"

Giovanni Pierozzi
4 Novembre 2022
Alessia Maurelli

Alessia Maurelli (S) e Martina Santandrea (D), bronzo nella ginnastica ritmica, durante il ricevimento al Quirinale con gli atleti delle Olimpiadi e della Paralimpiadi di Tokyo 2020

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Continua lo scandalo che coinvolge il mondo della ginnastica ritmica in Italia. L’Accademia internazionale di Desio, in Lombardia, è stata commissariata infatti secondo delibera del presidente di Federginnastica Gherardo Tecchi. Questo vuol dire che da ora in poi sarà presente un gestore esterno nell’attività amministrativa dell’Accademia. Il commissario sarà il vicepresidente vicario della federazione, Valter Peroni. In base alla delibera, Tecchi ha disposto che presso la struttura, inaugurata nel 2018, una volta alla settimana venga svolta una verifica da parte di un ufficiale di servizio che ascolti le ginnaste per eventuali episodi ‘anomali’. Sono stati stanziati anche 120 mila euro per il progetto di salvaguardia degli atleti. La decisione di del numero uno della Federginnastica è arrivata l’indomani dell’incontro con il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, e con il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Le denunce delle atlete

Tutto nasce dalle dichiarazioni terrificanti di Nina Corradini, 19 anni, e Anna Basta, 22, ormai ex ginnaste plurimedagliate con la nazionale delle Farfalle,  che ha la sua sede a Desio, in Brianza. Le giovanissime atlete si sono sfogate denunciando abusi psicologici ricevuti dall’entourage azzurro della ritmica, oltre che digiuni forzati, pressioni costanti sul peso da mantenere e offese di ogni tipo. L’ultima ad essere uscita allo scoperto è stata un’altra componente delle Farfalle, Giulia Galtarossa, che ha dichiarato: “Dovevo spogliarmi davanti a tutti, ero chiamata maialina”.

Anna Basta, ex ginnasta che denuncia gli abusi psicologici subiti

La replica di Maurelli: “Non è una disciplina così disumana”

Ma è un errore fare di tutta l’erba un fascio. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni di Alessia Maurelli, 26 anni, aviere capo del Centro Sportivo Aeronautica Militare, e una delle ginnaste più titolate in attività: nel suo palmares oltre 100 medaglie conquistate, tra le quali sei titoli mondiali, tre europei e un bronzo Olimpico. Dopo Rio 2016 è diventata il capitano delle Farfalle. in un’intervista all’Ansa la campionessa respinge le recenti accuse piovute sulla ritmica, sottolineando che “non è una disciplina così disumana e subdola. Non lo deve essere. E lo posso affermare con piena consapevolezza. In quanto ginnasta veterana all’interno delle Farfalle, ma soprattutto da donna e sportiva particolarmente attenta a questi temi, non posso rimanere indifferente a tutto ciò”.

Alessia non nega la veridicità delle denunce: “Leggendo le vostre dolorose testimonianze voglio esprimere la mia vicinanza a tutte voi, accomunate dalla mia stessa passione, che avete e state soffrendo. Tutto ciò mi ha fatto riflettere sul mio percorso, e mi reputo molto fortunata di essere cresciuta in un ambiente sano, a Ferrara, in una società nella quale sono stata educata alla disciplina, al rigore e al rispetto del mio corpo. Mi rendo conto però che questa dovrebbe essere la normalità. Questa forma mentale si dovrebbe radicare fin dall’inizio nelle famiglie, dove crescono e si formano le giovani campionesse del futuro – prosegue -. Il rispetto fra allenatore e atleta deve essere sempre presente, senza impedire di raggiungere il proprio sogno, senza distorcere la realtà e senza nascondere lo spirito di sacrificio necessario per raggiungere i vertici, ma in modo corretto e sano“.

L’azzurra però aggiunge che può riportare “soltanto il mio vissuto personale: si tratta di un’esperienza legata principalmente alla Nazionale. Per poter competere ed eccellere nelle competizioni mondiali è necessario molto lavoro ed è fondamentale la cura dei dettagli. Vale per noi Farfalle ma vale per qualsiasi disciplina”. “Noi non siamo compagne di squadra, siamo quasi sorelle – continua parlando delle altre atlete azzurre -. Condividiamo la vita 24h su 24. C’è un rapporto di complicità ed amicizia profonda che ci lega. In questi giorni abbiamo molto parlato, ci siamo interrogate e confrontate. Personalmente la mia inquietudine è rappresentata dal dispiacere: mi dispiace che nessuna di noi sia stata in grado di capire fino in fondo il malessere di alcune mie ex compagne di squadra. Sono sicura che grazie alle indagini verrà fatta chiarezza, e mi auguro che si possa prendere spunto per migliorare e lavorare su ciò che non ha funzionato. Lo si deve all’amore di uno sport troppo bello per spegnersi”.

Il sostegno dei “colleghi” sportivi

Michela Castoldi, consigliere federale Fgi, difende le ragazze vittime delle umiliazioni

“Abbiamo letto i racconti di alcune ex atlete della ginnastica ritmica, Nina, Anna e Giulia, di cui ammiriamo il coraggio. Come rappresentanti degli atleti nel consiglio federale della Federginnastica, seguiamo con attenzione la vicenda: noi siamo schierati, senza se e senza ma, al fianco delle atlete, sempre”. Queste le parole di Michela Castoldi e Paolo Principi, consiglieri federali della Fgi e atleti di ginnastica aerobica e artistica. Piena solidarietà e supporto quindi da tutto il mondo della ginnastica. Oltre alle denunce delle tre giovanissime, al sostituto procuratore di Brescia, Alessio Bernardi, è arrivato un altro esposto, quello di una madre di due giovani ginnaste, anche loro, sembra, vittime di vessazioni e abusi psicologici. Il fascicolo per adesso è a carico di ignoti.
A Desio, intanto, ci si continua ad allenare, ma la vicenda di certo non finisce qui.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Continua lo scandalo che coinvolge il mondo della ginnastica ritmica in Italia. L'Accademia internazionale di Desio, in Lombardia, è stata commissariata infatti secondo delibera del presidente di Federginnastica Gherardo Tecchi. Questo vuol dire che da ora in poi sarà presente un gestore esterno nell'attività amministrativa dell'Accademia. Il commissario sarà il vicepresidente vicario della federazione, Valter Peroni. In base alla delibera, Tecchi ha disposto che presso la struttura, inaugurata nel 2018, una volta alla settimana venga svolta una verifica da parte di un ufficiale di servizio che ascolti le ginnaste per eventuali episodi 'anomali'. Sono stati stanziati anche 120 mila euro per il progetto di salvaguardia degli atleti. La decisione di del numero uno della Federginnastica è arrivata l'indomani dell'incontro con il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, e con il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

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Tutto nasce dalle dichiarazioni terrificanti di Nina Corradini, 19 anni, e Anna Basta, 22, ormai ex ginnaste plurimedagliate con la nazionale delle Farfalle,  che ha la sua sede a Desio, in Brianza. Le giovanissime atlete si sono sfogate denunciando abusi psicologici ricevuti dall'entourage azzurro della ritmica, oltre che digiuni forzati, pressioni costanti sul peso da mantenere e offese di ogni tipo. L'ultima ad essere uscita allo scoperto è stata un'altra componente delle Farfalle, Giulia Galtarossa, che ha dichiarato: "Dovevo spogliarmi davanti a tutti, ero chiamata maialina".
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La replica di Maurelli: "Non è una disciplina così disumana"

Ma è un errore fare di tutta l'erba un fascio. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni di Alessia Maurelli, 26 anni, aviere capo del Centro Sportivo Aeronautica Militare, e una delle ginnaste più titolate in attività: nel suo palmares oltre 100 medaglie conquistate, tra le quali sei titoli mondiali, tre europei e un bronzo Olimpico. Dopo Rio 2016 è diventata il capitano delle Farfalle. in un'intervista all'Ansa la campionessa respinge le recenti accuse piovute sulla ritmica, sottolineando che "non è una disciplina così disumana e subdola. Non lo deve essere. E lo posso affermare con piena consapevolezza. In quanto ginnasta veterana all'interno delle Farfalle, ma soprattutto da donna e sportiva particolarmente attenta a questi temi, non posso rimanere indifferente a tutto ciò". Alessia non nega la veridicità delle denunce: "Leggendo le vostre dolorose testimonianze voglio esprimere la mia vicinanza a tutte voi, accomunate dalla mia stessa passione, che avete e state soffrendo. Tutto ciò mi ha fatto riflettere sul mio percorso, e mi reputo molto fortunata di essere cresciuta in un ambiente sano, a Ferrara, in una società nella quale sono stata educata alla disciplina, al rigore e al rispetto del mio corpo. Mi rendo conto però che questa dovrebbe essere la normalità. Questa forma mentale si dovrebbe radicare fin dall'inizio nelle famiglie, dove crescono e si formano le giovani campionesse del futuro - prosegue -. Il rispetto fra allenatore e atleta deve essere sempre presente, senza impedire di raggiungere il proprio sogno, senza distorcere la realtà e senza nascondere lo spirito di sacrificio necessario per raggiungere i vertici, ma in modo corretto e sano". L'azzurra però aggiunge che può riportare "soltanto il mio vissuto personale: si tratta di un'esperienza legata principalmente alla Nazionale. Per poter competere ed eccellere nelle competizioni mondiali è necessario molto lavoro ed è fondamentale la cura dei dettagli. Vale per noi Farfalle ma vale per qualsiasi disciplina". "Noi non siamo compagne di squadra, siamo quasi sorelle - continua parlando delle altre atlete azzurre -. Condividiamo la vita 24h su 24. C'è un rapporto di complicità ed amicizia profonda che ci lega. In questi giorni abbiamo molto parlato, ci siamo interrogate e confrontate. Personalmente la mia inquietudine è rappresentata dal dispiacere: mi dispiace che nessuna di noi sia stata in grado di capire fino in fondo il malessere di alcune mie ex compagne di squadra. Sono sicura che grazie alle indagini verrà fatta chiarezza, e mi auguro che si possa prendere spunto per migliorare e lavorare su ciò che non ha funzionato. Lo si deve all'amore di uno sport troppo bello per spegnersi".

Il sostegno dei "colleghi" sportivi

Michela Castoldi, consigliere federale Fgi, difende le ragazze vittime delle umiliazioni
"Abbiamo letto i racconti di alcune ex atlete della ginnastica ritmica, Nina, Anna e Giulia, di cui ammiriamo il coraggio. Come rappresentanti degli atleti nel consiglio federale della Federginnastica, seguiamo con attenzione la vicenda: noi siamo schierati, senza se e senza ma, al fianco delle atlete, sempre". Queste le parole di Michela Castoldi e Paolo Principi, consiglieri federali della Fgi e atleti di ginnastica aerobica e artistica. Piena solidarietà e supporto quindi da tutto il mondo della ginnastica. Oltre alle denunce delle tre giovanissime, al sostituto procuratore di Brescia, Alessio Bernardi, è arrivato un altro esposto, quello di una madre di due giovani ginnaste, anche loro, sembra, vittime di vessazioni e abusi psicologici. Il fascicolo per adesso è a carico di ignoti. A Desio, intanto, ci si continua ad allenare, ma la vicenda di certo non finisce qui.
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