Imane Khelif: chi è la pugile sul ring contro l’azzurra Carini. Le regole per la boxe

L’algerina 22enne era stata eliminata dai mondiali del 2023 dopo i test del Dna. La questione dell’ammissibilità delle atlete transgender e con iperandroginismo continua a tenere banco

di MARIANNA GRAZI -
31 luglio 2024
Imane Khelif (Instagram)

Imane Khelif (Instagram)

C’era da aspettarselo, che tra le tante notizie che arrivano ogni giorno da Parigi 2024, quella non passasse inosservata. Sarà che ci riguarda come nazione avversaria, sarà il tema che definire divisivo è limitante, ma la partecipazione dell’atleta algerina Imane Khelif al torneo di pugilato delle Olimpiadi di Parigi è il caso che più tiene banco in queste ore.

Alla vigilia della sfida contro l'azzurra Angela Carini nella categoria welter, prevista per giovedì 1° agosto alla North Paris Arena di Villepinte, la questione tiene banco soprattutto fuori dal ring.

“Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il Cio, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”, è il pensiero della 25enne napoletana che domani, nel match della categoria 66 kg, dovrà vedersela con Khelif, al centro di tante polemiche – soprattutto politiche – dopo i controlli sul testosterone a cura del Cio e i test dell'Iba (International Boxing Association, non riconosciuta dal Comitato olimpico) sul Dna, che l'anno scorso evidenziarono cromosomi XY nell'organismo della nordafricana. 

Le regole di ammissione alle Olimpiadi 

Il pugilato alle Olimpiadi ricade sotto l’egida della Boxing Unit, che ha fissato i criteri per la partecipazione di atleti e atlete ai Giochi e ha assicurato che tutti coloro che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi “rispettano le norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili in conformità con le regole 1.4 e 3.1 della Paris 2024 Boxing Unit”.

La sezione 3.1 del regolamento stabilisce che il certificato medico debba essere “debitamente timbrato e firmato dall’autorità medica competente nei tre mesi precedenti per tutti i pugili”. Questo vuol dire che i test a cui la 22enne algerina si è sottoposta in vista dei Giochi non presentano livelli anomali di testosterone, che a livello sportivo rappresenterebbe un problema, visto che questo è legato ad attributi fisici come la massa muscolare e la forza. 

Khelif coi tecnici a Parigi 2024 (Instagram)
Khelif coi tecnici a Parigi 2024 (Instagram)

“Queste pugili sono del tutto idonee, sono donne sui loro passaporti, sono donne che hanno gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo e gareggiano da molti anni, penso che abbiamo tutti la responsabilità di moderare la situazione e non trasformarla in una caccia alle streghe”, ha dichiarato il portavoce del Comitato Olimpico Internazionale, Mark Adams in merito alle forti reazioni a seguito dell’ammissione sia dell’algerina che della taiwanese Lin Yu-Ting. 

Anche in questa occasione il Cio ha confermato di essere favorevole a che entrambe le atlete trans gareggino, secondo regole per l’ammissibilità “di genere” meno rigide, in vigore già per i Giochi di Tokyo del 2021. Lo stesso Adams ha ammesso che le linee guida su chi debba/possa gareggiare nella categoria femminile sono “complesse”, soprattutto quando si tratta di persone che hanno affrontato la pubertà maschile, ma ha aggiunto che dovrebbe spettare ad ogni federazione sportiva (ufficiale) prendere una decisione.

“Per quanto riguarda la questione del testosterone e della pubertà maschile, abbiamo rilasciato un documento quadro a tutte le federazioni – ha spiegato –. E tutti vorrebbero avere un’unica risposta: sì o no. Ma è incredibilmente complesso. E in realtà non si tratta solo di sport per sport, ma di disciplina per disciplina. Quindi le persone possono essere avvantaggiate in questa disciplina e non in quest’altra se hanno attraversato la pubertà maschile o meno”.

Adams ha aggiunto che la posizione del CIO prevede che le federazioni cerchino di bilanciare l’equità nello sport femminile con l’inclusività. “Le federazioni devono stabilire le regole per garantire l'equità, ma allo stesso tempo la possibilità di partecipare a chiunque lo desideri”, ha dichiarato. “È un equilibrio difficile – ammette –. Alla fine spetta agli esperti di ogni disciplina. Loro sanno bene dove c'è un vantaggio, e se questo è grande è chiaramente inaccettabile. Ma la decisione deve essere presa a quel livello”.

Chi è Imane Khelif

Il tema delle atlete transgender o con iperandrogenismo è molto scivoloso, quindi, e nonostante se ne parli almeno da un paio di edizioni dei Giochi non si è ancora arrivati a capo della questione.  Imane Khelif, da parte sua, ha schivato le polemiche: “Il mio sogno è di vincere la medaglia d'oro”, ha detto la 25enne algerina. “Se vincessi i miei genitori vedrebbero i grandi passi (fatti) sulla strada sportiva che ho cominciato da bambina. In particolare voglio ispirare le ragazze e i bambini svantaggiati in Algeria quando iniziano a praticare uno sport"

Classe 1999, l’algerina ha iniziato a praticare pugilato sin da piccola e ha sempre gareggiato nelle categorie femminili. Oltretutto non si è mai definita transgender né tantomeno come un uomo, nemmeno riferendosi a fasi precedenti della sua vita. Non ci si può nemmeno appellare alla sola prova della presenza dei cromosomi XY nel Dna come emerso nel 2023 ai Mondiali, perché per determinare il sesso maschile di un individuo entrano in gioco anche i caratteri sessuali primari e secondari, altrimenti potremmo parlare anche semplicemente di iperandoginismo

Di lei – perché Khelif si riferisce a se stessa esclusivamente come donna – conosciamo poco oltre ai risultati sportivi: partecipa per la prima volta ai Campionati mondiali di pugilato femminile AIBA di Nuova Delhi 2018, classificandosi al 17° posto dopo essere stata eliminata al primo turno. In seguito ha rappresentato l'Algeria ai campionati iridati dell’anno successivo in Russia, fermandosi al 33° posto.

Ha vestito i colori del suo Paese nei pesi leggeri alle Olimpiadi estive del 2020 a Tokyo, dove stata sconfitta dall'irlandese Kellie Harrington nei quarti di finale. Poi ha partecipato ai Mondiali femminili IBA del 2022 ed è diventata la prima pugile algerina a raggiungere la finale, dove però ha perso contro l'irlandese Amy Broadhurst.

Nel marzo 2023, come sappiamo, Imane Khelif è stata squalificata poco prima del suo incontro per la medaglia d'oro contro Yang Liu, per non aver superato un test di idoneità di genere. Il presidente dell'International Boxing Association (IBA), Umar Kremlev, ha dichiarato che (lei e la taiwanese Yu-Ting) “stavano cercando di ingannare i loro colleghi e di fingere di essere donne”. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha poi dichiarato che Khelif era stato squalificato a causa degli elevati livelli di testosterone. La 21enne nordafricana aveva replicato che la squalifica era una cospirazione per impedire a una pugile algerina di vincere.