Certe volte è indispensabile fermarsi un attimo, prendersi “una pausa dalla vita pubblica” anche quando sei un vero e proprio idolo applaudito e acclamato ad ogni uscita, per ripartire più forte di prima. Ne sa qualcosa il campione olimpico dei 100 metri Marcell Jacobs, che dopo quell’indimenticabile gara a Tokyo 2021 (e al secondo oro con la staffetta 4x100m) ha deciso di ‘cambiare aria’ e di trasferirsi in Florida per allenarsi in vista del prossimo appuntamento olimpico di Parigi 2024.
“Non sono un eroe ma un esempio di dedizione”
Se arrivare primi è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Ed è per questo che è necessario lavorare non solo sul fisico, sulla prestazione atletica, ma anche sulla gestione psicologica di quel carico mentale che essere un campione – di quelli con la C maiuscola – comporta. Soprattutto quando agli occhi del mondo diventi un modello assoluto, un esempio da seguire.
“Sapere che un po' di quello che hanno fatto gli azzurri più giovani è stato innescato dai miei risultati è speciale – spiega Jacobs in una lunga intervista a La Stampa –. Io non sono andato di record in record, mi sono dovuto sudare ogni progressione. Il messaggio è passato e ha una potenza incredibile. Nessuno di noi ha un potere unico, solo tanta dedizione e sogni a occhi aperti. Credere in me, a prescindere da che dicono gli altri, è il mio punto di forza”. Nessun segreto speciale, quindi, che porti alla vittoria? Non si sente un supereroe? “Ad averceli i superpoteri”, ironizza il velocista.
La gratitudine italiana e le accuse sui social
Il sogno di Marcell Jacobs, quei due ori olimpici, confermati poi dai titoli internazionali nei 60 metri e di nuovo nei 100 ai campionati Europei di Monaco 2022, ha rappresentato per il nostro Paese una sorta di risveglio dopo un lungo periodo di buio per l’atletica azzurra. Tanto che la compagna di nazionale e di pista Zaynab Dosso ha dichiarato, con evidente riconoscenza: “Prima eravamo in caverna, Jacobs ha acceso la luce”. Complimenti che “mettono i brividi – risponde l’italoamericano –. Mi hanno visto soffrire e ora sanno che se ti dedichi al sogno lo puoi raggiungere”.
Ma è tutta l’Italia ad essergli riconoscente: “Allo Sprint Festival di Roma –dichiara a La Stampa il 29enne – sono stato travolto dall'affetto, soprattutto dei ragazzini. Quando sto tra la gente, la gratitudine la sento eccome e nessuno è mai venuto a dirmi in faccia ‘non vali niente, fai schifo’”.
Se in presenza tutti lo acclamano, poi “ci sono i social” che, dice: “Sono fondamentali per far circolare le notizie, aumentano la popolarità, solo che liberano le frustrazioni. Ci ho dovuto lavorare sopra, tante accuse mi hanno fatto male. Difficile spiegarlo, non avrei dovuto calcolarle eppure sono stato travolto. Ora ho capito che la reazione non è ignorare, piuttosto capire il meccanismo e disinnescarlo”.
Il trasferimento negli Stati Uniti
In questi due anni e mezzo da quel leggendario 1° agosto 2021 sul velocista si è detto e scritto tanto, complice anche la sua quasi totale assenza dalla scena pubblica che ora racconta essere stata una scelta personale ben precisa. Perché il Marcell in Giappone “Era spensierato e concentrato su un’unica cosa: vincere”. Poi però, come una sorta di rovescio della medaglia, il periodo successivo ai successi è stato anche il più duro da affrontare. Jacobs dichiara infatti: “Avevo smarrito la felicità che mi dava la pista. Non riuscivo a divertirmi, non ero tranquillo e quando si è così tesi e pensierosi il corpo ne subisce le conseguenze. Per questo ho deciso di cambiare”. Il trasferimento in Florida è stato dettato dalla necessità dunque, riportandolo alle sue origini (è nato a El Paso da madre italiana e padre texano, ndr) oltreoceano. Perché la voglia di vincere ancora, quella, non è mai cambiata.
“A livello tecnico, negli Stati Uniti si cura tantissimo il riscaldamento e il recupero. Tanto grounding, ovvero lavoro sull'erba per ammorbidire il muscolo e la catena della schiena da cui sono partiti tanti dei miei problemi. Più importante: ho ritrovato il mio sogno – ammette –. Nella stagione precedente andavo al campo senza scopo”.
In questo periodo c’è stato anche il passaggio a un nuovo allenatore: “Prima degli Usa, con Camossi, ho fatto un lavoro eccellente perché mi ha portato al successo. Reider (il nuovo coach, ndr) ha un metodo completamente differente. Sa esattamente quello che vuole, ha un motivo chiaro per ogni richiesta. È severo, non lo definirei sergente, forse perché gli ho passato un filo di italianità e gli piacciono le mie battute”.
Portabandiera? “Vinco a Parigi e mi propongo per Los Angeles!”
Ride, Marcell Jacobs, ora che ha ritrovato il gusto di correre e la serenità di farlo consapevole delle proprie potenzialità e del sostegno che gli arriva dal pubblico. I suoi occhi guardano lontano, ben oltre quei 100 metri di pista. L’obiettivo, lo sa bene e lo sanno i suoi sostenitori, ha un nome ben preciso: Giochi Olimpici Parigi 2024.
E proprio su questo tema, nell’intervista a La Stampa la domanda è d’obbligo: avrebbe voluto la responsabilità del Portabandiera? “Mi avrebbe fatto super piacere, c'era una bella concorrenza e Gimbo (Tamberi) è capitano dell'atletica, ha vinto tutto, è un motivatore e di sicuro saprà interpretare il ruolo. Dovrò rivincere anche a Parigi per propormi a Los Angeles 2028”.
La sfida è lanciata, prepariamo i pop corn perché ne vedremo delle belle!