Uno sponsor particolare e molto "piccante" quello che la società ASD GS Ens Varese ha annunciato nei giorni scorsi. La squadra di pallacanestro per atleti sordi ha infatti stretto un accordo con Mady Gio, influencer attiva su Twitch, Onlyfans e Instagram, dove conta un milione e mezzo di follower.
Ma cosa ha spinto la 28enne Madalina Ioana Filip, origini rumene, cresciuta in Lombardia da quando aveva 12 anni, a legarsi al team di varesino? Saranno stati i risultati sportivi, visto che il club nel 2017 ha vinto uno storico scudetto e ha partecipato per la prima volta all'Eurocup (l'Eurolega per sordi), in Polonia, o ci sono altre ragioni? In realtà i motivi sono ben altri. E chi ce ne poteva parlare meglio se non il presidente e il vicepresidente della squadra che, insieme ad alcuni giocatori, hanno raccontato a Luce! le ragioni di questo bellissimo gesto di solidarietà, spiegandoci anche come funzionano i loro allenamenti, le loro partite e per finire i loro campionati.
Le voci dei protagonisti
Partiamo dai piani alti della società, ovvero da Cristian Gnodi, presidente di GS Ens Varese dal 2017 ed ex capitano della squadra, e da Mauro Dori, vicepresidente e docente di lingua dei segni.
Com'è nata la collaborazione con Mady Gio?
"Nel paese dove Mady Gio abitava da piccola c'erano dei bambini sordi e lei era molto curiosa di imparare la lingua per comunicare con loro, ma essendo molto giovane e molto timida non le è mai riuscito. Poi è arrivata in Italia e nel frattempo ha visto per caso alcuni dei post di Mauro dove insegna chiedendogli se potesse farle delle lezioni e lui ha accettato. Col tempo ha visto anche i post sul GS Ens Varese e sull'Eurocup. A quel punto le abbiamo illustrato tutto il nostro progetto e lei si è ricordata della sua infanzia. Così ha voluto subito supportarci, visto che facciamo molta fatica a raccogliere sponsor”.
Quanto è importante, anche per la visibilità della squadra, aver avvicinato un’influencer così famosa al mondo del basket?
“Questa è una domanda alla quale non sappiamo ancora rispondere perché è appena arrivata la sua sponsorizzazione. Poi a livello economico non sappiamo se porta altri sponsor. A livello di visibilità invece potrebbe portare nuovi giocatori che sono all'oscuro di questa competizione. Potrebbe aprire le porte al pubblico di persone udenti che possono iniziare a seguirci e sostenerci anche semplicemente attraverso il tifo. Possiamo però anche aggiungere che quando abbiamo raccontato di noi a Mady, lei ha subito risposto presente senza nemmeno pensarci. E abbiamo notato che ha sparso la voce tra i suoi colleghi influencer visto che quest'ultimi hanno iniziato a seguirci sui social”.
Com'è nata la società?
“È nata nel 1970 e inizialmente era conosciuta a livello nazionale per le bocce e per il calcio, mentre a livello internazionale per lo sci di fondo. Poi sono nate tantissime altre discipline, fino ad arrivare alla fine degli anni '90 che hanno visto un calo di iscritti rischiando di far fallire la società. Successivamente abbiamo trovato nuovi atleti sordi che erano all'oscuro di questa organizzazione, tornando così a rifiorire e da 9 anni abbiamo dato il via a questo progetto straordinario che è il basket. Questa società è una seconda famiglia e una delle più vincenti a livello nazionale. Ci manteniamo versando di tasca nostra le quote, qualche sponsor ci aiuta per un anno, massimo due, ma si fa sempre fatica”.
Un impegno non indifferente...
“Sì ma nonostante questo vogliamo mettere in evidenza una cosa: questa associazione ha salvato tanti ma tanti ragazzi dall'emarginazione. Con lo sport hanno trovato l'autostima per affrontare la vita reale. E non siamo un ghetto, ma stando tra simili rafforziamo l'identità per integrarci e includerci nella società di oggi”.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
“L'obiettivo principale è di far crescere i giovani e lanciarli in pianta stabile in nazionale. Loro vengono da tutta Italia e stanno con noi perché è come una seconda famiglia e questo è l'aspetto principale. Poi è ora di vincere, visto che è dal 2018 che arriviamo sempre secondi. In conclusione, vogliamo lanciare un appello: cerchiamo giocatori con 55 decibel dell'udito per entrare in questo bellissimo mondo perché potreste essere voi i prossimi atleti a rappresentare la nazionale italiana agli Europei, ai Mondiali e alle Olimpiadi”.
Scendono in campo i giocatori
Adesso è il turno dei giocatori, in particolare di Dario Pignataro, a lungo capitano della Nazionale, di Nicolas Sellari, nuovo capitano del Varese, di Andrea Piras, classe 1998 proveniente dalla Sardegna, e di Alessio Avellino, che ha scoperto la squadra grazie a un vecchio post sui social.
Come si svolgono i vostri allenamenti e le vostre partite?
“Gli allenamenti decidiamo noi come affrontarli, se con o senza apparecchi. Ovviamente quando si tratta di giocare con la squadra di udenti preferiamo utilizzarli, mentre quando ci si allena tra di noi preferiamo senza perché in partita, per regolamento, siamo obbligati a giocare così. Facendo in questo modo, in allenamento riusciamo ad abituarci meglio per la partita”.
Esiste un campionato dedicato solo a chi ha disabilità uditiva?
“Abbiamo un nostro campionato che fa parte della FSSI ovvero la ‘nostra’ federazione. Nell'ultimo eravamo 3 squadre: Varese, Roma e Pesaro. All'inizio dovevano essere quattro ma poi una ha rinunciato, quindi di solito oscilliamo tra le 3 e le 4 squadre. Quando ci si trova tutti insieme per allenarci si cerca di fare più amichevoli possibili con le squadre udenti per far sì che il nostro movimento cresca sempre di più e acquisti maggior interesse. Ma abbiamo anche i Mondiali, gli Europei e le Olimpiadi. Per partecipare a quest’ultime manifestazioni sportive però c'è bisogno di un minimo di decibel dell'atleta, ovvero 55. Quando un atleta supera questo requisito, può partecipare a tutte le competizioni”.
Quali sono le frasi e gli atteggiamenti che vi piacerebbe fossero evitati, non solo in campo ma anche nella vita quotidiana?
“Di essere trattati alla pari a livello agonistico nonostante la sordità. Nessun pietismo. Come giocatori siamo uguali a tutti gli altri. Le frasi da evitare sono: sordomuto, sordoparlante e audioleso. La nostra maggiore preoccupazione sono i giovani piccoli sordi di oggi. Bisogna includerli, trattarli alla pari, avere una mentalità aperta e chiedere di cosa hanno bisogno per poter essere inclusi appieno. Con il passare del tempo, per fortuna, le persone hanno notato che non è un difetto o una malattia ma è semplicemente una caratteristica di quella persona. Alla fine, noi siamo semplicemente sordi, ragioniamo come qualsiasi altra persona, non siamo diversi. Non siamo vincolati in niente. Siamo tutti uguali!”.