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Aborto, FdI presenta un nuovo disegno di legge: soggettività giuridica già nel concepito

Il senatore Roberto Menia, relatore del testo, spiega che l'obiettivo è affermare "Il diritto di vivere, il diritto di nascere a quello che è già un essere vivente"

di MARIANNA GRAZI -
19 gennaio 2023
aborto

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"Ogni essere umano acquista la capacità giuridica dal momento del concepimento". Dopo il disegno di legge presentato dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri a inizio legislatura, che aveva l'obiettivo di riconoscere la capacità giuridica del concepito, a Palazzo Madama spunta ora un nuovo ddl 'pro-life', questa volta targato Fratelli d'Italia. Prima firma è infatti quella del senatore Roberto Menia, sul testo intitolato "modifica dell'articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano". Obiettivo della nuova proposta - che ricalca nei contenuti il testo di ottobre presentato durante la primissima seduta al Senato - è "dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo, cioè che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita", si legge nel ddl. "È una iniziativa personale, non avrà alcun seguito". Così all'Agi il ministro della Famiglia Eugenia Roccella rispondendo ad una domanda sul disegno di legge a prima firma di Roberto Menia, che prevede infatti la 'Modifica dell'articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano'.

Il disegno di legge di Fdi: da embrione a vecchio stesso soggetto

Il senatore di Fratelli d'Italia Roberto Menia

"Si tratta di riconoscere, anche nell'ambito giuridico, che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo", spiega il senatore Menia, sottolineando come la "vita umana prenatale" sia sottoposta "a rischi di varia natura". Secondo il relatore del testo, "urge una completa disciplina dell'intervento manipolatore dell'uomo nell'ambito della genetica". "Per questo  è preliminare la definizione dello statuto giuridico dell'embrione umano - si precisa -, come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni del 16 marzo 1989 sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana". "Anche nel campo dell'aborto - osserva ancora il senatore di Fdi - è indispensabile individuare con chiarezza il significato giuridico dell'essere umano nella fase più giovane della sua esistenza". "Se si riconosce - come ha fatto la sentenza n. 25 del 1975 della Corte costituzionale - che anche il concepito è titolare del diritto alla vita, garantito a livello costituzionale dall'articolo 2 della Costituzione, come si fa a escluderne - già secondo il diritto positivo vigente - la soggettività giuridica?", chiede ancora Menia. L'esponente di FdI ritiene infine "di non dover intervenire nella complessa disciplina dei diritti patrimoniali legati alle successioni e alle donazioni", per i quali "l'eliminazione della condizione della nascita comporterebbe mutamenti complessi nel regime successorio, che meglio dovrebbero essere valutati".

Menia: "Voglio proclamare il diritto di nascere a quello che è già un essere vivente"

Il disegno di legge sui diritti del "concepito" è "al drafting", dicono da Fratelli d'Italia, cioè in una fase preliminare che a palazzo Madama precede tecnicamente la presentazione vera e propria, ma il senatore Roberto Menia ne rivendica la paternità: "Voglio proclamare - dice ad - il diritto di vivere, il diritto di nascere a quello che è già un essere vivente". Il testo è molto breve:
1. L'articolo 1 del codice civile è sostituito dal seguente: 'Art. 1. - (Capacità giuridica). - Ogni essere umano acquista la capacità giuridica dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita'".
Nella relazione che accompagna il testo si legge: "Lo avevo già presentato dieci anni fa alla Camera. Il succo - spiega il parlamentare intercettato al termine della seduta a Palazzo Madama - è il diritto dell'embrione, per me esiste un diritto alla vita, l'ho fatto in piena coscienza. Io ho il diritto, mi auguro, non esiste un pensiero unico su queste cose: la vita noi non possiamo raccontarci ipocritamente che la vita nasce nel momento in cui il bimbo esce dall'organo femminile. La vita nasce ben prima". Menia rivendica di non essere "un pasdaran", ma aggiunge: "C'è gente che ci parla della sensibilità delle piante, ci preoccupiamo delle foche monache, siamo diventati tutti animalisti, il Covid ci ha insegnato che c'è addirittura un superpotere che ci protegge la nostra salute, devono decidere pure quando dobbiamo morire ma sul diritto di nascita si può giocare con la vita... Non si può giocare con la vita" asserisce. Peccato per i paragoni a dir poco assurdi con il legittimo interesse della popolazione mondiale alla salvaguardia dell'ambiente dalle minacce del cambiamento climatico. Come se la nostra esistenza non dipendesse anche da quella della natura.

L'aula del Senato

"Io ho capito benissimo qual è il senso - aggiunge Mania -: questo va contro il principio di autodeterminazione delle donne. No, io sono per il principio del diritto alla vita: perché questa Europa sta morendo? Perché la gente non nasce più, qua si vuole affermate il diritto di qualcuno di decidere che qualcun altro non ha il diritto id nascere. Dopo di che si gioca con gli embrioni, si fanno cose strane, due maschi che si mettono insieme rivendicano il diritto all'omogenitorialità, vanno a comprarsi attraverso l'utero di qualcuno un bambino? Cose che trovo moralmente ributtanti, e quindi voglio proclamare il diritto di vivere, il diritto di nascere a quello che è già un essere vivente", conclude.

Le critiche: il dibattito tra vita e persona nella 194

"Ritorna in Senato un disegno di legge sul riconoscimento giuridico del nascituro intriso dell'approccio pro-life. Quarta proposta, che si aggiunge ad altre tre in tal senso presentate dalla maggioranza in Parlamento, che mostra lo spirito reazionario di questa destra sulla libertà di scelta e l'autodeterminazione della donna". Lo dichiara Carla Taibi, vice-presidente dell'Assemblea di Più Europa. "È un dibattito antico - sottolinea - che ci accompagna da prima e durante la discussione della Legge 194: quello tra vita e persona. Certo tutto è vita, anche il sangue, ma la persona è un'altra cosa. E infatti, nel corso del tempo, ci si è attestati sull'assunto per il quale l'embrione o il feto non possono essere considerati soggetti giuridici perché non hanno ancora le caratteristiche necessarie per essere considerati tali - spiega Taibi -. In generale, per essere considerato un soggetto giuridico, un individuo, deve avere una certa capacità di agire e di essere soggetto a diritti e doveri. L'embrione, durante le prime fasi dello sviluppo, non ha ancora raggiunto queste caratteristiche. Inoltre, l'embrione è ancora parte del corpo della donna e non ha una soggettività giuridica indipendente. Riconoscere diritti giuridici all'embrione o al feto inficerebbe la libertà di scelta delle donne - aggiunge -: potrebbe portare ad una limitazione delle opzioni disponibili per le donne in gravidanza, aumentando il rischio di aborti clandestini e pericolosi. Mentre la questione dell' aborto dovrebbe essere valutata come una questione di salute pubblica e di accesso alle cure mediche, piuttosto che come una questione morale o religiosa. Anni di battaglie delle donne per la loro emancipazione e autodeterminazione rischiano in questo modo di essere spazzate via, a favore di una visione medievale, in cui il loro solo ruolo sia quello di essere mogli e madri. È inaccettabile", conclude Carla Taibi.