
aborto
Ogni anno, gli aborti nel mondo sono circa 73 milioni. Di questi, il 45% (quindi quasi la metà) sono effettuati in modo non sicuro. Per quanto riguarda l’Italia, secondo le stime dell’Istat in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, le interruzioni di gravidanza contate solo nel 2020 sono state 66.413, mentre gli aborti clandestini ammonterebbero tra i 10.000 e i 13.000 casi all’anno.
In alcune strutture sanitarie sono perfino presenti solo medici obiettori. In Italia infatti, dopo le nuove linee emanate nel 2020 dall’allora Ministro Roberto Speranza, l’aborto farmacologico basato sulla somministrazione della RU486, la pillola abortiva, è possibile nei consultori soltanto in due regioni: il Lazio e l’Emilia Romagna. Eppure, la legge 194 che garantisce alla donna il diritto di ricorrere alla IVG (interruzione volontaria di gravidanza) in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza) nei primi 90 giorni di gestazione risale al 1978, ovvero ben 45 anni fa.
L'aborto è un diritto ostacolato
Prima ancora di parlare di metodi sicuri di interruzione di gravidanza, è necessario però fare un passo indietro, visto che per una donna nel nostro Paese abortire sembra essere ancora oggi cosa più che complessa. Secondo i dati del nuovo rapporto Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali della rete internazionale Medici del Mondo, in Italia il 36,2% del personale non medico è obiettore di coscienza, oltre al 44,6 per cento degli anestesisti e il 64,6 per cento dei ginecologi.
Una delle tante manifestazioni per il diritto all'aborto
Dopo 45 anni la legge 194 è ancora messa in discussione
Siamo davanti a qualcosa che, nell’arco di quasi mezzo secolo, dovrebbe esser già questione consolidata e inconfutabile: eppure, così non è. Nel 2011, il Women's Global Network for Reproductive Rights (WGNRR, Rete mondiale delle donne per i diritti riproduttivi) stabilì il 28 settembre come Giornata Internazionale dell’aborto sicuro e, l’anno seguente, l'International Campaign for Women's Right to Safe adottò la giornata come una delle sue attività focali, così che nei due anni successivi furono organizzate circa 100 azioni in circa 65 Paesi di tutto il mondo. Dodici anni dopo, il 28 settembre 2023, in Italia è stato presentato nella sala stampa della Camera dei deputati un documento volto a chiedere che l’Italia recepisca le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità in materia di aborto, affinché vengano tutelati i diritti e la salute delle donne e delle persone incinte.
L'aborto farmacologico basato sulla somministrazione della RU486, la pillola abortiva, è possibile nei consultori soltanto in due regioni: il Lazio e l’Emilia Romagna