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Aborto, l’Arizona rispolvera il bando quasi totale del 1864. Trump: “Spinti troppo in là”

Dopo la decisione della corte suprema statale, che ritiene “applicabile” la legge di 160 anni fa che vieta la procedura in quasi tutti i casi tranne per salvare la vita alla madre, tra le voci di protesta è apparsa anche quella dell’ex presidente e candidato repubblicano

11 aprile 2024
L'Arizona vuole ripristinare il bando del 1864 che vieta l'aborto dal concepimento

L'Arizona vuole ripristinare il bando del 1864 che vieta l'aborto dal concepimento

L’assurdo divieto resta. In Arizona i leader repubblicani della Camera e del Senato hanno bloccato per il momento le proposte dem per annullare il bando quasi totale all’aborto risalente al 1864 che la corte suprema statale ha confermato ieri.

Lo scrive il New York Times. Alla Camera era stato addirittura un deputato del Grand Old Party a chiedere di abolirlo, presentando una mozione per votare un disegno di legge democratico rimasto in fase di stallo per mesi.

Anche Trump contro la decisione sull’aborto in Arizona 

Per dare l’idea dell’aberrante insensatezza della decisione della corte di ripristinare la legge di un secolo e mezzo fa basti pensare che persino il candidato repubblicano alla Casa Bianca ed ex presidente Donald Trump ha preso le distanze da quanto stabilito dai giudici dell'Arizona, sostenendo che si è spinta troppo in là vietando l’aborto tout court a meno che una donna non sia in pericolo di vita. “Penso che la situazione sarà corretta, è tutta una questione di diritti dello Stato – ha dichiarato il tycoon durante un evento elettorale ad Atlanta –. Sono certo che il governatore se ne occuperà”, ha sottolineato il 77enne che, nei giorni scorsi, consapevole della pericolosità politica del tema, aveva dichiarato che, in caso di una sua rielezione, non ci sarà un divieto a livello nazionale ma saranno gli Stati a decidere come legiferare in materia di interruzione di gravidanza.

Donald Trump ad Atlanta
Donald Trump ad Atlanta

Il voltafaccia sul tema

Una posizione che a molti appare come una mera strategia politica per recuperare terreno elettorale e che si è attirata critiche bipartisan. “Si sta arrampicando sugli specchi. È preoccupato che, poiché è lui il responsabile del rovesciamento della Roe, gli elettori lo puniranno alle elezioni. Bene, ho una notizia per Donald: lo faranno di sicuro”, ha affermato Joe Biden. Anche gli stessi repubblicani e i gruppi anti-aborto hanno criticato Trump, dal quale si attendevano un divieto a livello nazionale dopo almeno la quindicesima settimana di gravidanza. “È arrivato uno schiaffo in faccia ai milioni di americani pro-life che votarono per lui nel 2016 e nel 2020”, ha detto l'ex vicepresidente Mike Pence.

Il divieto quasi totale di aborto in Oklahoma 

Il bando del 1864

Ma cosa ha stabilito la corte suprema dell’Arizona per scatenare un così grande putiferio? La giuria ha ritenuto “applicabile” la legge del 1864 che vieta l’aborto in quasi tutti i casi, fatta eccezione per la necessità di salvare la vita della gestante. Con quattro voti a favore e due contrari, i giudici hanno stabilito che il divieto quasi totale è applicabile vista la mancanza di interventi legislativi federali o statali dopo la decisione della Corte Suprema americana di capovolgere la Roe v. Wade che fissava il diritto federale all’aborto dal 1973.

Il procuratore generale dell’Arizona, il democratico Kris Mayes, ha definito la decisione della corte “incosciente” e un “affronto alla libertà”, anche perché la legge di 160 anni fa risale a un periodo in cui “l'Arizona non era uno Stato, c'era la guerra di secessione e le donne non potevano votare”. Pur ritenendo la disposizione applicabile, la corte suprema la tiene però momentaneamente sospesa in attesa di raccogliere ulteriori pareri dagli altri tribunali.

Le proteste della Casa Bianca 

Il presidente Joe Biden
Il presidente Joe Biden

Intanto però è bastato l’annuncio a ri innescare la polemica contro le ‘trigger law’ (letteralmente leggi grilletto) che hanno lo scopo di rendere molto complicato, se non impossibile, il ricorso all’aborto per gran parte delle donne americane. La vicepresidente Kamala Harris domani sarà proprio in Arizona, a Tucson, ha fatto sapere la Casa Bianca, per portare avanti la sua lotta sulla libertà di scelta sui diritti riproduttivi. L'annuncio del suo imminente viaggio è arrivato appena un'ora dopo l'annuncio della decisione della giuria, che prevede per chiunque esegua la procedura di interruzione di gravidanza o aiuti una donna ad accedere a tali cure, pene da due o cinque anni di prigione

“Milioni di persone dell’Arizona vivranno presto un divieto d’aborto ancora più estremo e pericoloso, che non protegge le donne neanche quando la loro salute è a rischio o nei tragici casi di stupro e incesto”. Anche Joe Biden ha commentato la decisione della Corte Suprema dell'Arizona di reintrodurre una legge anti-abortista che vieta di mettere fine alla gravidanza fin dal concepimento. “Questa decisione – ha sottolineato – è il risultato dell'agenda estremista dei rappresentanti Repubblicani, determinati a strappare via la libertà delle donne”.

“Continueremo a combattere per proteggere i diritti alla riproduzione e chiederemo al Congresso di approvare una legge che ristabilisca le protezioni stabilite dalla Roe v. Wade per le donne di tutti gli Stati”, ha concluso ribadendo l’impegno suo e di Harris in sostegno delle cittadine statunitensi.