La Bolivia contro gli
abusi sui minori: dal Parlamento alla Chiesa si pensa a tutelare i più giovani. Nel Paese latinoamericano, da settimane, sono in corso accese polemiche sui
casi di abusi da parte del clero. Con tanto di manifestazioni di piazza (davanti alle chiese e non solo) in ogni angolo del Paese. Così la Camera boliviana e
Conferenza episcopale del Paese latinoamericano hanno deciso di affrontare la spinosa situazione, ognuno nel proprio campo di intervento ma con l’obiettivo comune di tutelare i minori.
Il presidente boliviano Luis Arce ha inviato una lettera a Papa Francesco per informarlo delle accuse sessuali e pederastia nei confronti di diversi sacerdoti (Foto: Wikipedia)
Reati sessuali su minori diventano imprescrivibili
La Commissione costituzionale della Camera boliviana ha approvato un
progetto di legge che stabilisce l'imprescrittibilità dei reati sessuali contro bambini e adolescenti e contempla la creazione di una
Commissione per la verità che dovrà indagare sui casi di pedofilia che hanno coinvolto religiosi nel Paese. Il progetto, che dovrà ora essere votato dal plenum della Camera, riferisce l'agenzia di stampa statale Abi, è denominato “Legge contro l'impunità per i crimini sessuali contro neonati, bambini e adolescenti”.
I vescovi creano due Commissioni nazionali
I vescovi della Bolivia, come hanno annunciato nei giorni scorsi in una conferenza stampa, daranno vita a due
Commissioni nazionali: una per
l'ascolto delle vittime e una
d'inchiesta per determinare le responsabilità e rendere visibile ciò che è accaduto nei
casi di abuso sessuale. Il tutto con un obiettivo: lavorare per la prevenzione e dare alle famiglie la certezza che i bambini
siano al sicuro negli ambienti della Chiesa.
La vicenda di padre Pica
La questione tiene banco sui media e nell’opinione pubblica a seguito della diffusione della vicenda del gesuita
Alfonso Pedrajas, più noto come “padre Pica”, morto nel 2009. Il quotidiano spagnolo “El Pais” ha pubblicato
il diario ritrovato da un nipote del religioso, nel quale egli stesso confessava di aver abusato di almeno
85 bambini e adolescenti, la maggioranza nella scuola Juan XXIII di Cochabamba della quale era direttore. [caption id="attachment_87061" align="alignnone" width="780"]
Violenze su minori: i boliviani chiedono giustizia e verità (Instagram)[/caption] Dopo quella rivelazione, il superiore della Compagnia di Gesù in Bolivia
ha chiesto perdono per il dolore arrecato e assicurato lo svolgimento approfondito di un’inchiesta. Oltre a questo, una decina di giorni fa il procuratore generale boliviano,
Juan Lanchipa, ha reso noto di aver ricevuto
otto denunce di casi di violenza commessi da sacerdoti, in quattro diversi dipartimenti della Bolivia, e che su di essi sono già in corso inchieste della giustizia.
La visita di padre Bertomeu
In questo clima, è giunto a La Paz, capitale della
Bolivia, lo scorso 22 maggio, monsignor
Jordi Bertomeu Farnós, officiale del
Dicastero per la Dottrina della Fede.
Monsignor Jordi Bertomeu Farnós, officiale del Dicastero per la Dottrina della Fede del clero (Instagram)
Il religioso è ritenuto uno tra i maggiori esperti in questioni legate agli scandali del clero, già inviato del Papa nel 2018 insieme a
monsignor Charles Scicluna in missione in Cile per far luce sui casi di violenze da parte del clero. La visita del religioso era stata annunciata dai vescovi boliviani, i quali specificavano in una nota di aver richiesto loro stessi la presenza di un delegato vaticano già “tre anni” fa per analizzare “i progressi compiuti nel campo della
cultura della prevenzione” ed esprimere “profonda vicinanza a quanti sono stati vittime”.
Una delle tante proteste dei cittadini che chiedono verità e giustizia su quanto commesso dal clero (Instagram)
L’arrivo di Bertomeu non era strettamente collegato ai
recenti scandali, hanno fatto sapere i vescovi, smentendo notizie di presunti commissariamenti.
Il mea culpa dei vescovi
Nella conferenza stampa di annuncio delle due Commissioni Nazionali, i vescovi boliviani hanno fatto riferimento alla visita dell’officiale della Dottrina della Fede in un comunicato pubblico letto dal segretario generale della Conferenza episcopale (Ceb), monsignor
Giovani Arana, accompagnato da
María Beysabel Espinoza, responsabile della Pastorale familiare.
Il segretario generale della Conferenza episcopale (Ceb), monsignor Giovani Arana, e María Beysabel Espinoza, responsabile della Pastorale familiare (Foto: Vatican News)
Nel documento, l’episcopato boliviano si rivolge a vittime, famiglie, comunità ecclesiale,
facendo un “mea culpa” per il fatto che questi fedeli, invece di ricevere protezione e assistenza, “hanno trovato una Chiesa sorda alla loro sofferenza”. I presuli hanno rimarcato che l’abuso sessuale va contro
l’essenza stessa della Chiesa e, riconoscendo che gli sforzi compiuti finora sono “insufficienti”, hanno promesso di fare tutto il possibile per accompagnare e cercare di offrire riparo e assistenza alle vittime, con il supporto di professionisti specializzati.
Il presidente boliviano scrive a Papa Francesco
María Nela Prada, ministro della Presidenza della Bolivia (Instagram)
Il presidente boliviano
Luis Arce ha inviato una lettera a
Papa Francesco per informarlo delle accuse di violenze sessuali e pederastia nei confronti di diversi sacerdoti e per
chiedere una revisione congiunta dei precedenti dei sacerdoti stranieri entrati nel Paese. “Questa situazione ha provocato
profondo dolore, ripudio e frustrazione nella popolazione boliviana, sentimenti che condivido come capo di Stato del mio Paese” le parole di Arce nella lettera, che è stata letta ai media dal ministro della Presidenza,
María Nela Prada. Arce ha espresso il suo ripudio e rifiuto di queste azioni e si aspetta qualcosa di più di “comunicati” da parte dell'istituzione in questione. Il presidente ha fatto ben capire che bisogna agire affinché ci sia “giustizia e che questi atti
non vengano commessi di nuovo usando la fede e la Chiesa in cerca di impunità”.